Arte contemporanea: una mostra esplora la coscienza

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Una mostra mette la coscienza attraverso un caleidoscopio

Pubblicato oggi alle 13:52

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Può l’arte far luce sulle vaste questioni su cui gli studiosi stanno lottando? È questa la divertente ipotesi avanzata da “Coscienza, ci sei?”, mostra collettiva organizzata presso Spazio sulla parete sotto la guida dello scultore Vincent DuBois, l’avvocato Nicolas Capt e la mecenate e gallerista Caroline Freymond. Volutamente antiquato, il titolo dell’opera capovolge le affermazioni di tendenza a cui spesso l’arte contemporanea è affezionata.

La religione e la scienza ci hanno provato, la filosofia e la morale hanno tentato la fortuna: ma definire i concetti di anima, spirito o coscienza, se effettivamente evocano la stessa cosa, ha sempre resistito al pensiero umano. Oggi la scienza ha lanciato un attacco solo al concetto di coscienza, mentre, allo stesso tempo, l’intelligenza artificiale (AI) si sta infiltrando in tutti i processi informatici – con o senza coscienza sintetica, nessuno lo sa.

Albertine ha creato una serie di gouaches poetici attorno al tema dell'inconscio.

Pro o contro la morte

Per realizzare la loro impresa un po’ bizzarra, il trio ha invitato un gruppo di artisti visivi, soprattutto ginevrini, a ricamare sul tema. Firme note, come John Armleder O Albertino, si confrontano con nuovi talenti, come Julien Aubert. La presentazione è accompagnata da un’opera in cui dialogano diverse voci che non si lasciano spaventare dalle polemiche: lo psichiatra Bertrand Piccard, Olivia Ronen, l’avvocato del terrorista Salah Abdeslam, e lo scrittore di viaggi Sylvain Tesson.

Intitolata “Saint-Antoine”, l’installazione di John Armleder affronta il tema dell’obiezione di coscienza.

Questa è la seconda parte del “Incontri spettacolari» architettato dal 2021 dai tre complici. “Ci piace affrontare temi tanto seri quanto impossibili con un po’ di umorismo e di anticonformismo”, spiega Vincent Du Bois, al quale dobbiamo anche le due edizioni diFinale aperto al cimitero dei Re intorno all’immortalità. Il primo capitolo invitava artisti, autori e visitatori a divagare sul tema “pro o contro la morte”, e infine a decidere tramite votazione”.

Combinando generi e discipline, questi dialoghi includono una mostra, una pubblicazione e lo svolgimento di una serata privata stravagante e performativa durante l’inaugurazione. “L’idea è quella di affrontare domande senza possibili risposte chiare, non pretendiamo di risolvere nulla, ma invitiamo prospettive molto diverse a porsi”, continua lo scultore. Mi piace confondere le famiglie artistiche e intellettuali”.

Julien Aubert, “Sito psicologico”, resina e pittura acrilica, 2023.

Una serie di tempere colorate diAlbertino occupa il primo livello della galleria fondata dai collezionisti Caroline ed Eric Freymond. L’illustratrice ginevrina evoca l’inconscio con pennellate oniriche, facendo galleggiare personaggi solitari sotto cieli soffici attaccati per la testa a una bolla evocatrice di sogni.

Gianni Motti, “Mental Event”, bronzo, 2020.

Tre opere di Julien Aubert affrontarli: lavorando in bianco e nero con ritmo matematico sul disegno della corteccia – che, come la coscienza, costituisce un legame tra il mondo intimo e quello sociale – il pittore ha realizzato anche una piccola scultura con fiori di crisalide, sollecitando lo sguardo del visitatore intuizione come un test di Rorschach.

Prima di scendere le scale, un bronzo Gianni Motti raffigura il braccio del suo creatore che regge una pigna, motivo utilizzato dalla civiltà mesopotamica per rappresentare la ghiandola pineale, ritenuta detentrice dei poteri esoterici della saggezza. Al piano di sotto, John Armleder ha sospeso a un filo metallico un mucchio di oggetti che si potrebbero incontrare in una prigione (ombrello, scopa, spazzolone, bucce d’arancia) in un cenno all’obiettore di coscienza condannato che era in gioventù anni.

Eric van Hove

Mentre Jonathan Delachaux mostra un video in cui un personaggio virtuale si vede guidato da un’intelligenza meno artificiale di quanto crediamo, Caroline Freymond ha ricamato sul tessuto formule matematiche e insolite parole a punto croce – “catGPT”, per esempio – provocando un’affascinante collisione tra artigianato e alta tecnologia .

Universalità del gesto

Nell’ultima sala, tre pezzi in marmo di Vincent Du Bois si affiancano a un’installazione diEric Van Hove. Il secondo, ibridando un motore a pompa di fabbricazione italiana con vari legni e metalli finemente lavorati in Marocco, collega il complesso know-how dei lavoratori del nord e del sud del Mediterraneo, cancellando le polarità culturali per enfatizzare l’universalità del gesto umano.

“Obsolescenza programmata”: Vincent Du Bois ha disegnato una mano di marmo, lo strumento dell'artigiano per eccellenza, come paralizzata dall'era digitale.

Quanto al primo, ha posto uno di fronte all’altro un cervello a forma di cubo e una mano tesa verso il cielo, chiamato “Obsolescenza Pianificata”: “Li ho collegati perché la paleontologia osserva che si sono sviluppati insieme, indica l’artista. L’evoluzione ha impiegato milioni di anni per sviluppare la mano, uno strumento ipercomplesso utilizzato per effettuare clic. Il futuro produrrà cervelli più razionali che potranno essere comodamente riposti sullo scaffale?

Sulla parete è inoltre esposto un codice QR inciso nella roccia bianca, strappato dal digitale per ancorarsi nella materia. Divenuto inutile perché illeggibile, il disegno, reso a rischio dello scalpello dello scultore, non ha più altro che la sua strana bellezza di bassorilievo geroglifico.

Fino al 13 luglio all’Espace Muraille, 5, place des Casemates. Mar-ven 10-12 e 13-18, sab 13-18

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