Gaza resta sotto le bombe israeliane. Il territorio palestinese è sotto assedio e gli aiuti umanitari quasi non arrivano più. La conseguenza principale è ancora una volta la malnutrizione, che è diventata la vita quotidiana degli abitanti di Gaza.
Rami Al Meghari nella Striscia di Gaza, con il nostro corrispondente a Gerusalemme, Sami Boukhelifa
In Medio Oriente è ancora sul tavolo un piano di cessate il fuoco per cercare di porre fine alla guerra Gaza e ottenere il rilascio degli ostaggi israeliani. Hamas, che non lo accetta, resta in silenzio, ma non lo respinge nemmeno. Da parte sua, il primo ministro israeliano resta ambiguo. Sembra approvare il piano con i suoi alleati occidentali, ma rifiuta di approvarlo ufficialmente nel suo paese, per paura di accelerare la caduta del suo governo. I suoi ministri di estrema destra chiedono che i combattimenti continuino. Nel frattempo, la situazione umanitaria continua a peggiorare a Gaza. Senza poter accedere ad aiuti sufficienti, i suoi abitanti sono nuovamente esposti malnutrizione.
A Gaza gli aiuti sono arrivati principalmente attraverso l’Egitto, attraverso il terminal di Rafah. All’inizio di maggio questo valico è passato sotto il controllo israeliano. È chiuso. Lo Stato ebraico permette ad alcuni rari camion di attraversare il suo territorio per consegnare aiuti internazionali. Ma il loro numero è insufficiente.
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