Tra Giro e Svizzera è “non ti amo neanche io”

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Da due stagioni il Giro punta sulle strade svizzere, per la gioia degli appassionati di ciclismo e dei professionisti del turismo. Ma tra i rifiuti delle autorità, le condizioni dantesche e le ribellioni dei corridori, l’arrivo del Giro d’Italia in Svizzera è minato da problemi.

La Svizzera ha una lunga storia con il Giro d’Italia. La vicinanza obbliga, il leggendario evento di tre settimane si è spesso stabilito nelle montagne svizzere. Proprio quando arrivò in Ticino, nel 1920, sul Monte Ceneri, non lontano da Locarno, il Giro lasciò i suoi tracciati per la prima volta.

Se gli svizzeri potessero subito stupirsi alla vista della maglia rosa, da due edizioni c’è un certo caos mentre il gruppo del Giro si avvicina al confine. Parleremmo quasi di fiasco se questo termine non fosse già usato per definire le discese Zermatt-Cervinia, queste manifestazioni transfrontaliere di sci alpino che né gli svizzeri né gli italiani hanno nel cuore.

L’anno scorso il Giro d’Italia si è diretto a Crans-Montana. Nonostante gli attacchi incessanti di Thibaut Pinot sulla salita finale, nessuno ha dimenticato le immagini confuse all’inizio della tappa.

Sapevamo da diversi giorni che il passo del Gran San Bernardo – Cima Coppi di questo Giro d’Italia 2023 – non sarebbe stato valicato. Gli italiani riuscirono ad aprire il versante meridionale, che era più soleggiato.

Più complessa invece la situazione sul versante Nord. Il Vallese ha dovuto tenere chiuso il passo per motivi di sicurezza.

Si è quindi deciso di prendere il tunnel, finché i corridori non avessero deciso diversamente. Avevano appena concluso una prima parte del Giro estenuante, segnata dal maltempo. La giornata si preannunciava ancora una volta difficile e logicamente temevano il freddo, la neve e le cadute in discesa. Gli atleti pretendevano una corsa in salita, ovvero una tappa pianeggiante intervallata dalla salita verso Crans-Montana.

RCS, la società organizzatrice del Giro d’Italia, ha cercato di accontentarli, ma si è rifiutata di rimuovere la Croce del Cuore, che collega Verbier a La Tzoumaz. Tuttavia gli organizzatori erano pronti a farlo il giorno prima. La minaccia di uno sciopero incombeva.

Nella cacofonia generale, questa grande tappa di montagna, attesa da secoli, si è ridotta a 74 chilometri. Un accorciamento che è valso al Giro forti critiche, soprattutto perché il clima alla fine si è rivelato mite. Le immagini dell’imbroglio mattutino, poi della sfilata degli autobus, non hanno offerto alla corsa la pubblicità che aveva sognato.

Il gruppo l’anno scorso al Col de la Croix de Cœur, dove i principali leader non attaccarono.Immagine: TRAPEZIO

Quest’anno il Giro d’Italia sarebbe dovuto tornare in Svizzera. La 15a tappa che collegava Manerba del Garda a Livigno prevedeva di percorrere il Passo del Bernina poi il Passo di Livigno, oltre 30 chilometri in territorio svizzero. A marzo, però, il Cantone dei Grigioni ha deciso diversamente. Le autorità locali hanno ritenuto che le condizioni organizzative per garantire la sicurezza del plotone costituissero un “onere sproporzionato”.

Se il Berninapass fosse accessibile in tutte le stagioni, non si sarebbe più trattato di aprire prima della data consueta il passo che collegava la Svizzera a Livigno.

Gli organizzatori del Giro d’Italia si sono quindi rassegnati a trovare un piano B, a due mesi dalla grande partenza. Si aggiunsero il terribile Mortirolo e il passo del Foscagno, ma nonostante ciò la tappa perse di difficoltà.

La Svizzera credeva ancora che avrebbe ospitato il Giro nel 2024, inaspettatamente, martedì durante la tappa 16 tra Livigno e Santa Cristina Valgardena. Con la leggendaria Stelvio crollata sotto la neve, il Cantone dei Grigioni ha accolto la richiesta degli organizzatori, che consisteva nell’aprire il Passo Umbrail durante la corsa. La Val Müstair si stava preparando da alcuni giorni per assistere ad un evento di fama mondiale, ma ancora una volta i corridori hanno detto no. Di fronte alle condizioni climatiche e alla neve, nessuno voleva scalare il valico stradale più alto della Svizzera, che culmina a 2.503 metri sul livello del mare.

Nuova cacofonia al via questo martedì – che durerà molti minuti – prima che la tappa venga in gran parte accorciata. I corridori, lanciati finalmente come dilettanti da un distributore di benzina, hanno percorso oltre 118 chilometri, solo su suolo italiano.

Dopo un faticoso trasferimento, senza che i pullman partissero prima di loro, i corridori del Giro si sono preparati per la partenza della 16a tappa da una stazione di servizio.Immagine: chiave di volta

Tenendo conto della stagione in cui è organizzato il Giro d’Italia, dei rischi meteo, delle decisioni prese dalle autorità e del comportamento dei corridori, ormai meno propensi a mettere il naso fuori quando le condizioni sono dure, portare il Giro in Svizzera è come giocare alla roulette russa. Gli organizzatori dell’evento – regolarmente travolti da polemiche e problemi di ogni genere – sarebbero ispirati a non attraversare più le Alpi, da Sud a Nord, attraverso i valichi autostradali. Sia che si limitino al Ticino, raggiungibile via laghi, oppure che attraversino la barriera geografica tramite un transfer, per trascorrere un’intera giornata dall’altra parte del massiccio. Lì il Giro e la Svizzera farebbero l’amore perfetto.

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