“Indossare un cappello cambia l’aspetto degli altri”

“Indossare un cappello cambia l’aspetto degli altri”
“Indossare un cappello cambia l’aspetto degli altri”
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Cè probabilmente l’unico designer che può vantarsi di aver visto i suoi pezzi sfilare più volte durante la settimana della moda, da Dior, Schiaparelli, Maison Margiela, Thom Browne, Louis Vuitton, ma anche, in precedenza, da Claude Montana, Azzedine Alaïa, Thierry Mugler o addirittura Jean Paul Gaultier.

Inglese innamoratosi di Parigi, Stephen Jones immagina headwear sia per il brand londinese che porta il suo nome, che per i direttori artistici delle più grandi maison del lusso, ma anche per personalità, da Diana, principessa del Galles, a Lady Gaga per la Olimpiadi, via Beyoncé per il Met Ball.

In un’epoca in cui difficilmente si esce coperti, se non con un cappellino da baseball o un basco, quello della serie Emily a Parigi resuscitato, il modista preferisce esplorare il campo delle possibilità, variando forme, osando colori, giocando con i tessuti per fare del cappello un manifesto della moda.

Nel catalogo della mostra al Palais Galliera, John Galliano afferma: “Ciò che è riconoscibile è la delicatezza del materiale, l’attenzione ai dettagli, l’idoneità della forma al viso e la linea. Nessuna silhouette è completa senza una delle sue creazioni. C’è anche questo mistero, questa certezza. […] Ciò che è notevole è che le sue creazioni completano e valorizzano la linea; e Stephen è incredibilmente bravo in questo. » Il cappellaio dà il Punto alcune chiavi per iniziare (di nuovo).

Il punto: Perché indossare un cappello oggi?

Stephen Jones: I trasporti pubblici, la creazione dell’automobile ma anche l’arrivo del riscaldamento così come l’invenzione dello shampoo hanno cambiato profondamente gli usi del cappello. È diventata una scelta, un gesto, come indossare il rossetto. Porta fantasia, cambia l’esperienza della vita ma anche il modo in cui gli altri la vedono. Il semplice atto di indossare un copricapo dice qualcosa e può cambiare il messaggio che invii sull’abbigliamento. Se alcune persone pensano che ci vuole fiducia per osare indossare un cappello, trovo che questo gliela fornisca.

Come ogni accessorio, può essere incredibilmente lussuoso o molto accessibile…

I modelli in mostra sono oggetti d’arte, ma il cappello è anche un semplice basco nero o un berretto da baseball. Al Museo del Cinema e della Televisione di Berlino ho avuto la possibilità di vedere la collezione di berretti di Marlene Dietrich, un centinaio di pezzi che vanno dal modello Balenciaga ricamato a pezzi acquistati al mercato. La varietà delle forme si è drasticamente ridotta perché i grandi magazzini purtroppo non hanno più uno spazio capace di esporre duecento modelli diversi e preferiscono dedicarlo alle borse, meno complicate da conservare e vendute a un prezzo più alto;

La cultura del cappello ti sembra più forte in Inghilterra?

È buffo che l’influenza della defunta regina Elisabetta II lo suggerisca, ma quando ero giovane, il centro della modisteria mi sembrava essere a Parigi! Nel laboratorio del museo Chapeau a Chazelles-sur-Lyon [dans le département de la Loire, NDLR]ho visto l’elenco delle modiste in Francia. Rivela un cambiamento profondo: se per molto tempo sono stati concentrati nelle grandi capitali, ora gli artigiani si stabiliscono nelle città più piccole per realizzare sia i cappelli da cerimonia ma anche il cappellino di lana lavorato a maglia per uscire il lunedì mattina!

Chi esce “coperto” in questi giorni?

Grazie alla mia boutique londinese osservo l’evoluzione della clientela: meno americani che passano da Parigi per l’alta moda e poi si fermano a Londra per i cappelli, ma sempre più asiatici che nutrono il gusto, un po’ perduto in Europa, di vestirsi a festa .

E se nelle cerimonie più importanti, come le corse di cavalli del Royal Ascot Racing in Inghilterra e il Prix de Diane Longines in Francia, il protocollo viene sempre rispettato, anche la nuova generazione, influenzata da personaggi della musica e dello sport, ama coprirsi la testa con un berretto da baseball o da pescatore, come dimostra il successo pazzesco del modello reversibile Dior Oblique in cotone blu navy, diventato intramontabile. Non esiste un “cappello in testa”, tutti possono indossarlo, basta scegliere la forma giusta. È proprio a questo scopo che l’ultimo pezzo della mostra permette di provare virtualmente i copricapi, per trovare quello giusto!

Il cappello in mostra
Attraverso più di 400 pezzi, il Palais Galliera ripercorre la vita di Stephen Jones, la sua infanzia a Liverpool, i suoi studi al Central Saint Martins College of Art and Design di Londra e le sue collaborazioni con case appartenenti a grandi gruppi (Dior, Louis Vuitton… ) o con designer indipendenti (Comme des Garcons, Claude Montana). Ci si imbatte alla rinfusa nella “piuma cosa” immaginata per la performance di Lady Gaga alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici del 2024, nei cappellini da rugby di suo padre, in uno storico berretto frigio ma anche in uno stravagante modello indossato da Boy George alla festa di celebrazione delle nozze del principe Carlo e Diana.
“Stephen Jones, cappelli d’artista”, mostra al Palais Galliera, 10, avenue Pierre-IÈ-dalla-Serbia, Parigi 16efino al 16 marzo 2025.

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