Amalgamation, una mostra davvero originale

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Entrando nella sala principale di Boréart, difficilmente si può non notare questa installazione colorata che ricorda la cameretta di un bambino. Bisogna però avvicinarsi per rendersi conto che nella culla c’è una bambola ricoperta di rosso vivo. Titolo dell’opera: La politica del figlio unico.

“(In Cina) ci sono stati aborti forzati per liberarsi delle ragazze. Mi sono ispirato alla testimonianza di un uomo che, in un documentario, ha raccontato di aver trovato un feto morto in un sacchetto di plastica gettato sotto un ponte. Questo è ciò che volevo riprodurre”, ha spiegato Florence Michaud, lei stessa adottata dal paese di Mao.

“L’idea era di giocare sull’ironia e sulla crudeltà, con una sorta di baby shower macabro.”

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Florence Michaud ha trascorso buona parte dell’inaugurazione spiegando il processo dietro un’installazione a dir poco sorprendente. (Catherine Trudeau/La Voix de l’Est)

Per questa parte del progetto DEC, l’insegnante Jérôme Trudelle ha chiesto ai suoi studenti di produrre un’opera che traducesse il più fedelmente possibile la loro identità artistica. Florence Michaud non è l’unica ad essersi ispirata alla propria storia.

Aucéanne Labbé ha impiegato sei ore per installare una scultura la cui testa è sostituita da fili di lana fissati al soffitto.

“Ho molti attacchi di panico, quindi la mia intenzione era di rappresentare il carico mentale creato dal lavoro, dallo studio, dalla famiglia e da tutto ciò che accade nella vita. Hai così tanta pressione da perdere il figlio, ti senti come se la tua testa stesse per esplodere. Finisce per influenzare l’ambiente, ed è per questo che il mio lavoro occupa molto spazio”, ha riassunto con grande generosità.

A pochi passi si trovavano le foto di grande formato di Maëlle Lacroix, presentate in un ambiente vintage. Alcuni riconosceranno presto alcuni ex dipendenti di La voce dell’Est

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Il professore Jérôme Trudelle (in alto a sinistra) e la tecnica Micheline Hauver (a destra) si sono mostrati soddisfatti del lavoro svolto dai loro protetti. Nella fila in alto: Laurent Duhamel, Éliane Côté-Lemire, Chad Duranleau, Florence Michaud, Magaly Deslandes, Marie-Laurence Lamoureux, Lucas Dion e Aucéanne Labbé. In basso: Gérémie Pomerleau, Aurélie Coursol, Sara Lefebvre e Maëlle Lacroix. (Catherine Trudeau/La Voix de l’Est)

Scendendo dal palco, i visitatori devono aggirare il mucchio di dipinti distrutti e “abbandonati” di Magaly Deslandes. Inevitabile anche l’incontro con i quattro collage di Laurent Duhamel.

Per concludere in bellezza questa panoramica, parliamo del “rossetto su tela” creato da Marie-Laurence Lamoureux. Quest’ultima ha riprodotto una foto del suo corpo, in stile boudoir, prima di apporre decine e decine di baci. Il tutto per rappresentare il tema dell’amor proprio.

“Sono convinta che amare noi stessi può aiutarci a decollare e a fare qualcosa di buono nella vita”, ha detto Marie-Laurence.

Amalgama, quindi è un po’ di tutto questo allo stesso tempo. La mostra proseguirà fino al 9 giugno presso Boréart.

Questo è infatti un periodo prospero per l’intero programma di Arti, Lettere e Comunicazione del Cégep de Granby. La mostra Punk newyorkese: tra desideri e disordinetratto da un recente soggiorno nella Grande Mela, sarà presentato lunedì sera nella sala C300.

Gli studenti del profilo cinema riceveranno martedì 21 maggio l’attore David La Haye, che ha accettato di recitare in uno dei loro film. Oltre all’intervista sul palco, sono previste diverse proiezioni nell’ambito dell’evento Spotlight on Cinema, che però non è aperto al pubblico.

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