In Guadalupa, il caso della fabbrica di mascherine davanti ai tribunali

In Guadalupa, il caso della fabbrica di mascherine davanti ai tribunali
In Guadalupa, il caso della fabbrica di mascherine davanti ai tribunali
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È stata inaugurata in pompa magna nel settembre 2020. Una fabbrica con macchinari nuovissimi, che doveva produrre mascherine chirurgiche e anche FFP2. Nel mezzo della pandemia di Covid-19, era una questione di risposta “ad una questione sanitaria che ci consenta di non dipendere dall’esterno per la protezione della nostra popolazione”ha accolto il presidente regionale, Ary Chalus, durante l’inaugurazione. All’epoca le mascherine chirurgiche, consigliate per proteggersi dal virus, mancavano un po’ ovunque, soprattutto nei territori lontani dai circuiti di distribuzione, soprattutto perché la paralisi globale aveva gravemente rallentato il commercio internazionale.

Nel settembre 2020, tutti nell’arcipelago erano soddisfatti di questa soluzione locale: Respire+, una fabbrica di maschere con una capacità produttiva di diversi milioni di unità all’anno, che crea posti di lavoro, per un mercato locale e caraibico. La Guadalupa si è quindi unita per incoraggiare questa unità produttiva, dotata di 450.000 euro di denaro pubblico dalla regione: funzionari eletti, il presidente della Camera dei Mestieri, il rettore dell’Accademia e persino il capo locale della Medef, Bruno Blandin. “Sono felice di dimostrare ai nostri amici dei Caraibi che sappiamo come fare le cose in modo rapido ed efficiente”ha esultato davanti a un pubblico di giornalisti e funzionari, incoraggiando in un video (e poi cancellato) “le aziende della Guadalupa effettuano un ordine con Respire+”.

Alcune aziende, in particolare la filiale dell’Air o i supermercati del gruppo GBH, hanno poi compiuto un atto di patriottismo economico, ma presto tutti sono tornati alla produzione cinese. E, in pochi mesi, la fabbrica della Guadalupa, con le sue attività poco organizzate e per di più offuscate dall’apertura di inchieste giudiziarie, ha chiuso i battenti.

Nel marzo 2021, un’indagine preliminare aperta dalla Procura di Pointe-à-Pitre, sui capi di imputazione di “prelievo illecito di interessi”, “appropriazione indebita di fondi pubblici”, “frode aggravata” e “corruzione”, ha preso di mira in particolare un imputato della carica di presidente regionale, Ary Chalus, recentemente convertito in vicedirettore del comitato locale del turismo, Rodrigue Solitude. Giovedì 17 ottobre comparirà davanti al tribunale di Pointe-à-Pitre, sospettato di “interesse illecito da parte di una persona incaricata di una missione di servizio pubblico”.

Era “per aiutare”, dice Rodrigue Solitude

I presunti fatti? Ottenere, grazie all’intervento diretto della Regione, il sussidio di 450.000 euro e diverse decine di migliaia di euro di esenzione dal dazio di mare (imposta specifica per l’estero) per una società nella quale il signor Solitude avrebbe agito come amministratore senza essere un azionista ufficiale.

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