Carta della lingua francese | I comuni bilingui non hanno ottenuto la proroga

Carta della lingua francese | I comuni bilingui non hanno ottenuto la proroga
Carta della lingua francese | I comuni bilingui non hanno ottenuto la proroga
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I Comuni bilingue hanno fallito nel tentativo di sospendere alcuni articoli della Carta della Lingua Francese (CLF), modificati con l’adozione del disegno di legge 96.


Pubblicato ieri alle 16:57

Pierre Saint-Arnaud

La stampa canadese

Con una decisione emessa martedì, il giudice Silvana Conte, della Corte Superiore, rifiuta di concedere a questi comuni la proroga richiesta per una manciata di articoli che li riguardano più direttamente in attesa che i tribunali si pronuncino nel merito delle modifiche apportate alla Carta con questo disegno di legge.

Il giudice non si è preso il tempo di decidere, il caso era stato dichiarato il 30 settembre.

Articoli della Carta coperti

La richiesta dei 23 comuni bilingue ha preso di mira più specificamente gli articoli relativi alla redazione dei contratti “esclusivamente” in francese e ai poteri di ispezione e sequestro dell’Office québécois de la langue française (OQLF) che ritengono abusivi. Hanno inoltre chiesto che siano sospesi gli articoli che danno al Ministro della Lingua francese il potere di sospendere i suoi sussidi e quelli relativi all’obbligo di sanzionare i dipendenti che contravvengono alla Carta.

Il giudice Conte ricorda preliminarmente che «la sospensione è un rimedio essenzialmente discrezionale che deve essere concesso solo in casi eccezionali». Questo ricorso legale è soggetto agli stessi tre criteri della richiesta di provvedimento cautelare, nel senso che i ricorrenti dovevano dimostrare l’esistenza di: una questione seria da giudicare; danno irreparabile in caso di rigetto della richiesta; che l’equilibrio di convenienza è a favore della ricorrente poiché ella subirà il danno maggiore qualora la richiesta di sospensione venisse rifiutata.

Domande serie

Il primo criterio è generalmente soddisfatto per quanto riguarda la lingua dei contratti e il potere di ispezione e sequestro dell’OQLF poiché, come spiega il magistrato, “la Corte non decide nel merito della questione. È sufficiente che la questione non sia né frivola né vessatoria”.

Diverso è il discorso per la capacità del ministro di trattenere i sussidi perché, scrive, “le allegazioni contenute nella richiesta non consentono alla Corte di concludere che si tratti di una grave questione costituzionale o di una reale difficoltà d’interpretazione. La base giuridica per le pretese legate alla vaghezza costituzionale è del tutto assente. »

Nessun danno grave

Tuttavia, è sulla questione del “danno grave o irreparabile” che la richiesta fallisce su tutta la linea. Nel caso di contratti redatti solo in francese, il giudice non ravvisa “nessun danno grave o irreparabile derivante dal rifiuto di concedere la sospensione richiesta”.

“In primo luogo, la maggior parte dei contratti conclusi dai ricorrenti sono scritti in francese e, ad eccezione della città di Blanc-Sablon e della città di Bonne-Espérance, dispongono delle risorse finanziarie e umane per conformarsi alle prescrizioni della TUF. Inoltre, per quanto riguarda i contratti scritti solo in inglese, i ricorrenti speculano sulle difficoltà di questi terzi nel fornire contratti in francese, senza fornire prove”, scrive.

Inoltre, aggiunge, l’obbligo di redigere i contratti in francese presenta “svantaggi”, ma non “un danno grave o irreparabile che giustifichi la sospensione dell’articolo 21 del TUF”.

Quanto alle ispezioni dell’OQLF, il giudice Conte ritiene che “i ricorrenti non hanno dimostrato una reale probabilità di danno grave o irreparabile. […] È una questione di paura o di speculazione sul rischio di abusi”. Ricorda incidentalmente che “poiché i ricorrenti conservano i loro ricorsi contro l’OQLF in caso di esercizio abusivo dei poteri investigativi, il danno non è irreparabile”.

Danni “puramente teorici”.

Quanto all’eventuale revoca delle sovvenzioni, il giudice riconosce che poi ci sarebbe un danno, ma lo definisce “puramente teorico” e sottolinea che “tale danno deriverebbe da una violazione della TUF e non dal rifiuto di rilasciare un provvedimento ordine di sospensione della pena.

Quanto all’obbligo di stabilire misure disciplinari e stabilire sanzioni per garantire il rispetto della TUF, “la prova di un danno grave o irreparabile è inesistente”, decide.

Questa assenza di danno grave o irreparabile rende quindi superata la necessità di guardare all’ultimo criterio, vale a dire il bilancio dei disagi, sostiene Silvana Conte: “poiché i ricorrenti non hanno dimostrato un danno grave o irreparabile, il bilancio di convenienza milita chiaramente contro l’emissione di un ordine di sospensione della pena.”

I comuni, rappresentati dal famoso costituzionalista Julius Grey, speravano di mantenere lo status quo su queste questioni finché i tribunali non si fossero pronunciati nel merito delle modifiche apportate alla Carta della lingua francese da quello che, prima della sua adozione, era il disegno di legge 96.

“Una creatura del legislatore provinciale”

L’avvocato del governo, Mr.e Charles Gravel ha dato una risposta forte, ricordando da un lato che “i comuni sono una creatura del legislatore provinciale che ha giurisdizione totale e senza riserve” in materia di lingua. Un comune, ha aggiunto, “detiene solo il potere conferitogli dal legislatore provinciale”.

Sosteneva inoltre che la richiesta dei Comuni era puramente teorica poiché non avevano presentato alcun testimone che avesse subito il presunto danno.

I comuni in cui la metà o più della popolazione è di lingua inglese hanno diritto allo status di municipio bilingue, uno status che consente loro di utilizzare l’inglese in varie situazioni, a condizione che garantiscano di poter servire la propria popolazione anche in francese. Anche se una decina dei 23 comuni della coalizione dei comuni bilingue si trovano nella regione di Montreal, la maggior parte di essi si trova nelle regioni, in particolare a Outaouais, Gaspésie, North Shore o Estrie, ad esempio.

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