Editoriale del Globe: Incendio alla Camera mentre il Canada fuma

Editoriale del Globe: Incendio alla Camera mentre il Canada fuma
Editoriale del Globe: Incendio alla Camera mentre il Canada fuma
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Ci sono molte questioni urgenti che il primo ministro Justin Trudeau e il leader ufficiale dell’opposizione Pierre Poilievre avrebbero potuto discutere martedì.

Le tristi prospettive per la crescita economica del Canada. La continua crisi immobiliare. La mancanza di opportunità per i giovani indigeni. Lo stato sperperato della difesa nazionale. O, se preferite, il crescente entusiasmo dei conservatori per l’utilizzo della clausola in deroga.

Invece, i due leader hanno scelto di scambiarsi insulti da confraternita. La Camera dei Comuni è precipitata nel caos, accelerata dall’inettitudine del presidente Greg Fergus.

Erano in mostra le peggiori tendenze di entrambi i leader. Trudeau ha assecondato la sua abitudine di lanciare accuse di razzismo quando si trovava in una situazione politica difficile, accusando Poilievre di “cercare attivamente il sostegno di gruppi con opinioni nazionaliste bianche”. È un chiaro tentativo di intaccare la popolarità del leader conservatore dipingendolo come un pericoloso estremista.

Nel frattempo, il signor Poilievre ha scatenato la sua vena sgradevole, iniziando a chiamare il signor Trudeau “il ragazzo che ha trascorso la prima metà della sua vita adulta come un razzista praticante”. Ciò è valso un ammonimento da parte del signor Fergus.

Poi Trudeau ha condannato la “leadership vergognosa e senza spina dorsale” di Poilievre. Fergus ha detto al Primo Ministro di ritirare l’osservazione, ma prima si è preso il tempo di espellere dalla Camera un deputato conservatore per averlo criticato.

E poi Poilievre ha definito il leader liberale un “pazzo”, un insulto da cartone animato che tuttavia trasgredisce ovviamente i confini del linguaggio parlamentare. Il leader conservatore ha tracciato la parola, ma non l’intera dichiarazione. E grazie a questa sottile distinzione, ha ottenuto la cacciata dalla Camera, con il restante caucus conservatore che se ne è andato poco dopo.

Ci sono diversi fallimenti sovrapposti sul lavoro. La più evidente è quella del Presidente, che martedì ha perso il controllo della Camera. Il Presidente, come la moglie di Cesare, deve essere considerato irreprensibile: un deputato eletto dal partito al governo che tuttavia deve essere apartitico. Il difficile mandato di Fergus fino ad oggi sottolinea la mancanza di saggezza nell’eleggere una nota voce partigiana a un simile ruolo.

Era del tutto prevedibile che i conservatori avrebbero utilizzato la loro espulsione come social media e foraggio per raccogliere fondi. Un Presidente dotato di migliore giudizio avrebbe evitato di essere così palesemente spiazzato.

Ma i fallimenti più grandi sono quelli di Trudeau e Poilievre, che vedono entrambi le preoccupazioni e gli interessi della nazione come qualcosa di meno importante della necessità di soddisfare le basi del loro partito.

No, non dovrebbe essere scioccante che i politici si impegnino in politica. Ed è altrettanto irrilevante che i ministri schivino, si abbassino e si intreccino durante il Periodo delle interrogazioni. Ma il signor Trudeau ha fatto di più martedì (e mercoledì, del resto). I liberali sono in svantaggio nei sondaggi, perdendo ulteriore terreno anche dopo le spese folli del bilancio di aprile. La loro unica speranza è squalificare il signor Poilievre collegandolo – direbbero esponendolo – ai fanatici.

Come sempre, il signor Poilievre è disposto a combattere il fuoco con un lanciafiamme, e non importa cosa brucia di conseguenza. Non è sufficiente criticare la politica di Trudeau che permette un processo di depenalizzazione delle droghe pesanti nella Columbia Britannica. No, il Primo Ministro deve essere accusato anche di aver permesso che quei farmaci uccidessero i colombiani britannici. Secondo il leader conservatore Trudeau non solo ha torto: è un pazzo, un estremista e un radicale.

Sia il signor Trudeau che il signor Poilievre descrivono l’altro non solo come un avversario, ma come un nemico.

Il Canada merita di meglio, da entrambi gli uomini. Il Paese si trova ad affrontare sfide enormi. La crescita economica è in ritardo e i canadesi più giovani si trovano ad affrontare la prospettiva di una vita meno prospera di quella dei loro genitori. La difesa nazionale è stata lasciata decadere. Le crepe nel sistema sanitario si allargano ogni giorno.

Invece di un dibattito energico su questi temi, il paese si ritrova con buffonate, insulti e una Camera dei Comuni tossica. In che modo una coppia millenaria che lotta per acquistare una casa viene aiutata dalle accuse selvagge del signor Trudeau? Come viene assistito qualcuno in una fila di ore in ospedale quando il signor Poilievre inveisce?

La risposta è ovvia. E lo stesso vale per il pericolo. La Camera dei Comuni, e coloro che vi siedono, rischiano di diventare irrilevanti rispetto ai problemi che affliggono i canadesi.

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