EDITORIALE. Mayotte, destinazione politica

EDITORIALE. Mayotte, destinazione politica
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A meno che non abbiano legami lì, quasi nessuno va in vacanza a Mayotte. Il volo che vi porta lì, passando per l’isola della Riunione, ne è testimonianza. Fino a Saint-Denis (Riunione), l’aereo è pieno di escursionisti già in divisa, mentre il collegamento con Mayotte è effettuato soprattutto dalle forze dell’ordine o dalla protezione civile. Un assaggio del clima locale regalato ai rari viaggiatori vicini.

Ma nelle ultime settimane, il 101° dipartimento francese è diventato una destinazione politica popolare. L’immigrazione delle Comore e, più recentemente, l’afflusso di migranti dall’Africa orientale hanno fatto arrabbiare i residenti. L’occupazione dello stadio Cavani, trasformato in un accampamento improvvisato, ha fatto traboccare la tazza già piena dei Mahorais che non sanno più cosa fare della miseria.

Un risentimento a cui si mescola anche la nausea dei lanci di pietre e di altri attacchi per furto. Anche in questo caso, dicono i Mahorai, la miseria e l’ozio dei giovani abbandonati a se stessi non sono estranei a questi fenomeni di delinquenza. Così, per protestare contro i posti di blocco che a volte mirano ad attaccare gli automobilisti, gruppi di residenti hanno a loro volta allestito dei posti di blocco. Per cinque settimane, dal 22 gennaio al 29 febbraio, hanno bloccato le strade principali, paralizzando l’attività sull’isola.

È in questo contesto che il ministro degli Interni e dei Territori d’Oltremare, Gérald Darmanin, ha annunciato la fine del diritto fondiario a Mayotte. Una misura che presuppone toccare la Costituzione e quindi ottenere la maggioranza dei voti dell’Assemblea nazionale e del Senato messi insieme. Il disegno di legge, che avrebbe dovuto essere presentato il 22 maggio al Consiglio dei ministri, sarà finalmente presentato in quella data agli eletti del dipartimento, che avranno un mese per esaminarlo e presentare proposte al governo. “Al termine di questo periodo il testo sarà presentato al Consiglio dei ministri”, ha affermato il Ministero degli Affari Esteri martedì 23 aprile 2024. C’è quindi ancora molta strada da fare prima che la misura venga applicata.

Attenzione selettiva

Se davvero trova la maggioranza su cui votare perché nel frattempo crea scompiglio politico. Due deputati della maggioranza si sono recati a Mayotte alla fine di marzo, Sacha Houlié (Rinascimento) e Élodie Jacquier-Laforge (Modem). Tornando, alzarono una voce dissonante, chiamando “miraggio” la fine del diritto fondiario.

La settimana scorsa è stato il capo degli ambientalisti, Marine Tondelier, a recarsi sull’isola con due parlamentari. Si disse “scioccato” dell’indigenza in cui vivono le persone espulse dal campo Cavani, mentre nell’isola si teme un’epidemia di colera.

Infine, l’ultimo viaggio politico, quello di Marine Le Pen, la presidente dei deputati del Raggruppamento Nazionale è apparsa in abiti tradizionali e ha ripetuto ai microfoni e alle telecamere le parole della strada infuriata.

Se possiamo rallegrarci della recente attenzione riservata a Mayotte da parte di chi esercita responsabilità, c’è anche motivo di stupirci del fatto che sia selettiva. Si concentra principalmente sull’immigrazione, che è diventata un indicatore politico. D’altro canto, un annuncio del ministro delegato per i territori d’oltremare, Marie Guévenoux, durante una visita nel paese all’inizio di aprile, curiosamente non ha suscitato reazioni così pronte. I tagli all’acqua subiti dai Mahorai per più di un anno dureranno fino al 2025 prima di a “una situazione di stabilità”. Miseria quotidiana che nessun leader politico accetterebbe per un dipartimento francese.

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