I senegalesi si preparano a rivivere, il prossimo novembre, un’elezione la cui importanza non è affatto inferiore a quella di qualche mese fa che portò Bassirou Diomaye Faye alla presidenza della Repubblica e, al primo ministro, il suo mentore Ousmane Sonko. Decidendo di sciogliere l’Assemblea nazionale il 12 settembre, il presidente senegalese gioca il doppio o niente, cercando di allineare le stelle dandosi la possibilità di strappare la maggioranza al partito dell’ex presidente Macky Sall e di poter avviare, con la massima tranquillità, le riforme che hanno permesso ai Pastef (Patriotti africani del Senegal per il lavoro, l’etica e la fraternità) di attrarre il 54% dei senegalesi
Queste elezioni legislative anticipate non sono in realtà che la logica continuazione della conquista del potere da parte del duo Diomaye-Sonko, segnata il 25 marzo dal riconoscimento da parte del candidato al potere, Amadou Ba, della sua sconfitta ancor prima della proclamazione ufficiale dei risultati da parte il Consiglio Costituzionale! Non appena sono stati annunciati ufficialmente i risultati delle elezioni presidenziali, abbiamo capito che le carte dovevano essere rimescolate, poiché la convivenza in Africa, come quella vissuta dalla Francia, era quasi impossibile.
Nonostante la questione se prendere o meno il controllo dell’Assemblea nazionale nel prossimo novembre, la questione che si pone nella mente di tutti è sempre la natura del rapporto (di precedenza) tra il Presidente e il suo Primo Ministro! Chi governa davvero?
La governance bipersonale in Senegal non è una copia della convivenza Putin-Medvedev o alla francese
Certo, molti ricordano le circostanze (felici?) che hanno fatto di Bassirou Diomaye Faye, il principale luogotenente di Sonko, al livello dell’architettura politica di Pastef, un “presidente per impostazione predefinita”. Perché sono state le vessazioni politico-giudiziarie, fomentate dal potere di Macky Sall, per impedire a Ousmane Sonko di candidarsi alle elezioni presidenziali del 2024, che hanno spinto il leader di Pastef a considerare il piano B che ha portato all’incoronazione di Diomaye Faye. Detto questo, non dobbiamo in alcun modo pensare, come la nuova “opposizione” senegalese, che la presidenza di Faye sia solo una pausa! Aspettando il 2029.
Il sistema di governo bipersonale che vediamo attualmente in Senegal offre più convenienza politica di quello che il presidente Putin aveva sperimentato – e in cui è riuscito – con il suo amico Medvedev, alternandosi. Non ha nemmeno nulla a che vedere con la “coabitazione”, prevista in Francia, sotto la Quinta Repubblica, a partire dagli anni ’70, ma che divenne effettiva solo dopo le elezioni legislative francesi del 1986, quando Jacques Chirac fu eletto primo ministro e completò quella di François Mitterrand primo mandato di sette anni.
In Senegal la condivisione dei ruoli è concordata, qualunque cosa si dica. Diomaye Faye si sente in debito con Sonko per averlo eletto alla presidenza della Repubblica e decide quindi di dargli carta bianca per realizzare le riforme che prevedeva nel quadro del Progetto. Lo si è visto chiaramente quando il Primo Ministro ha annunciato, il 4 settembre, davanti al Presidente della Repubblica: “Vi posso assicurare che non ci sarà alcuna mozione di censura da qui al 12 settembre e che, il 12, se piace a Dio, queste le persone avranno qualcos’altro da fare oltre a essere deputati”.
In un Paese in cui è il Primo Ministro a scegliere il suo Presidente, e non viceversa, nessuno dubitava che queste osservazioni dovessero essere prese sul serio. Quasi una settimana dopo, Bassirou Diomaye Faye ha registrato questo scioglimento, impedendo così a Ousmane Sonko di fare la sua dichiarazione di politica generale (DPG), prevista per il 13 settembre, ed esporsi ad una mozione di censura.
Ora il resto
La cosa più difficile non è stata sciogliere l’Assemblea nazionale, una decisione della ragione, ma lavorare per cambiare gli equilibri di potere di una bipolarità politica tra esecutivo e legislativo. Ancora una volta i senegalesi dovranno fare da arbitro, anche se il breve tempo che separa le due scadenze elettorali non consente loro di giudicare un record di appena sei mesi. Tuttavia, è su questa situazione (l’assenza di un vero punto di riferimento) che il duo Diomaye Faye-Ousmane Sonko punta per vedere emergere un voto della ragione che vada nella direzione dell’alternanza scelta il 25 marzo.
Dobbiamo dare ai nuovi padroni pieni poteri per poterli poi giudicare. Una Presidenza e un’Assemblea nazionale che si guardano come cani pongono i due partiti in un antagonismo politico che non consente di individuare le responsabilità. A giudicare dal prima e dal dopo Macky Sall, che se ne andò rivendicando un primato economico piuttosto “accettabile”. La vera sfida per Diomaye Faye, e ancor di più per Ousmane Sonko, è lì.
Le elezioni legislative anticipate dovrebbero quindi permettere di chiarire l’attuale situazione politica, dando a Diomaye Faye la maggioranza che gli permetterà di governare, con il suo Primo Ministro, con carta bianca, o ancora, riaffermando un bipolarismo che imponga una coabitazione entro il 2029. Anche in questo caso Sonko dovrebbe accettare che il suo “doppio” continui il suo mandato di presidente per impostazione predefinita!
Par Mohamed SneïbaCorrispondente permanente – Nouakchott