Fa sempre ridere dire che nel 2025 aprire un libro implica, per molte persone, chiuderlo qualche minuto dopo per consultare il telefono. Per riflesso? Per abitudine? In auto? Sì, è divertente dire che aprirai il tuo computer, il tuo telefono, il tuo tablet e leggerai un articolo su un libro che parla proprio di questo. Dopo il rilascio di Tre sorellesuo primo romanzo, Laura Poggioli decide di aprire account sui social network: “Sentivo che a volte poteva darmi gioia, a volte destabilizzarmi, svalutarmi, ecc. Mi dicevo che c’era davvero qualcosa che mi toccava. »» Decide che sarà il suo argomento.
Un romanzo più contemporaneo
Epoca prende la forma di un’immersione, di cui i nostri schermi sono la base: “Ho cercato se esistessero unità, servizi che si prendessero cura degli adolescenti in preda a queste dipendenze digitali. »» Molto rapidamente, Laura Poggioli trova e, attraverso una galleria di personaggi finemente descritti, inizia a scoprire tutto ciò che le nostre connessioni provocano in noi. Quotidianamente, certo, ma non solo.
In questo romanzo Laura Poggioli si afferma quindi come narratrice di un tempo che chi ha più di 20 anni non può conoscere (o quasi). Lo scopriamo, lo scopriamo davvero? – che le dipendenze digitali colpiscono tutti gli ambienti, tutte le generazioni.
Epoca è anche il romanzo di una madre che cerca di comprendere il futuro che promette di essere per i suoi figli. Per coglierne i contorni. Per questo è necessario che il personaggio di Lara affronti la sua piccola negligenza. Il collegamento genitore-figlio si trasforma, opaco, in qualcosa che risalta “Una tendenza, una svolta rispetto al nostro tempo”.
“I problemi di dipendenza e autodistruzione spesso affondano le loro radici nel semplice desiderio di sostenere il dolore fisico causato dalle emozioni. »»
Le generazioni, a poco a poco, si sono anche disincarnate, perché i social network vivono di pubblicità. Il legame “sociale” è lucrativo, non del tutto umano. Non del tutto vero.
I problemi, però, sono molto reali: fobia sociale, scuola, comportamenti suicidari… “C’è anche un libro che sta uscendo in questo momento, generazione ansiosa. »» Un libro scritto dallo psicologo sociale Jonathan Haidt, in cui si legge in particolare: “Con l’avvento del gioco infantile dello smartphone, molti bambini e adolescenti, molto felici di restare a casa a giocare online, non sono stati più esposti alla stimolazione fisica e sociale necessaria affinché tutti i giovani mammiferi acquisiscano competenze di base, vadano oltre paure innate del bambino e si preparano a dipendere meno dai genitori. Le interazioni virtuali con i compagni non compensano completamente questa mancanza di esperienze vissute. »»
La presa
Se i social network e gli schermi in generale sono un fenomeno di presa, parallelamente, l’autore mescola una cornice più personale: scopriamo anche la storia che Lara, forma di doppia carta di Laura, ha vissuto con una certa “Medico”. Un’altra forma di presa, che occupa il secondo pezzo del libro.
“Il digitale non è invisibile, immagazzina, paga, sarà pagato. »»
In questa parte regna il cyberbullismo, la presa, quindi, e tutto ciò bilancia perfettamente le parti immersive, spesso facendole eco. L’autore a spiegare: “Mentre ho trascorso del tempo in questa unità, mi ha riportato alla mente molti ricordi […] Qualche anno fa mi sono svegliato al pronto soccorso di un ospedale, in uno stato di grande dipendenza, ripetendo “dov’è il mio telefono, dov’è il mio telefono?”. Ho pensato che fosse interessante usare questa storia. »»
Una storia dove nonostante tutto prevale la finzione, poiché se l’intimità dell’autore non è frontale, il romanzo permette di spostare alcune realtà al servizio della storia. Epocao come mostrare anche quali conseguenze l’ultraconnessione può avere sulle relazioni sentimentali: “Intensificherà gli scambi, per dare una colorazione sicuramente molto diversa da quella che sarebbe stata 20 anni fa. »»
Bisogna però ricordare che il medico sa cosa sta facendo. Di cosa parlare della violenza maschile? Perfettamente. Da mesi si stabilisce uno “schema” con Lara, che a volte ci avvicina al thriller psicologico. È visibile: le nostre connessioni ci disconnettono da noi stessi, favoriscono la presa e pongono uno specchio ingranditore sui nostri piccoli difetti.
“E volevo curarlo, salvarlo. »»
Di 1984 Nei reality, la sorveglianza è stata vissuta per la prima volta come un cielo che cade sulle nostre teste. Oggi, il nostro legame ultramoderno con l’epoca viene percepito con un po’ di tenerezza, a volte anche con nostalgia. Oggi il tempo è nella solitudine ultramoderna, ed è così che siamo condannati a vivere. Epoca Questa è un’illustrazione perfetta.
Epocada Laura Poggioli, l’iconoclasta, gennaio 2025, € 20,90.