La vincitrice del premio Nobel Nadine Gordimer, nel 1992: “Quanti francesi leggono i libri di scrittori neri di lingua francese? »

La vincitrice del premio Nobel Nadine Gordimer, nel 1992: “Quanti francesi leggono i libri di scrittori neri di lingua francese? »
La vincitrice del premio Nobel Nadine Gordimer, nel 1992: “Quanti francesi leggono i libri di scrittori neri di lingua francese? »
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La scrittrice sudafricana e attivista anti-apartheid Nadine Gordimer il 3 ottobre 1991 a New York, dopo aver ricevuto il Premio Nobel per la letteratura. – / AFP

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Colloquio Premio Nobel per la letteratura nel 1991, la scrittrice sudafricana (1923-2014), attivista anti-apartheid, ha spiegato al “New Observer” come conciliare la lotta politica con il suo “egoismo” di scrittrice.

Dal 10 al 13 febbraio si è tenuta presso l’Università dello Zimbabwe, ad Harare, la capitale del Paese, una conferenza organizzata congiuntamente, e sotto l’egida dell’UNESCO, dalla Commissione nazionale dello Zimbabwe per l’UNESCO, l’Università dello Zimbabwe e l’International Pen. Una quarantina di partecipanti, in prevalenza insegnanti di lettere provenienti da tutta l’Africa, si sono confrontati sul tema: “Aspetti principali della poesia e del romanzo africanol’alba del 21secolo “. I dibattiti, spesso austeri, sono stati illuminati dagli interventi di due dei (troppo rari) scrittori presenti a questo incontro: due sudafricane, Nadine Gordimer (il cui Christian Bourgois si appresta a pubblicare “Histoire de mon fils”) e Mongane Wally Serote . Una donna bianca e un uomo nero, attivisti dell’ANC, l’African National Congress, si sono impegnati anima e corpo nella lotta contro l’apartheid e nella costruzione di un futuro finalmente umano per il loro Paese. Quando ha parlato Wally Serote, capo del dipartimento degli affari culturali dell’ANC, l’aria è cambiata di densità. Affascinati, abbiamo ascoltato quest’uomo – che ha combattuto per anni, armi alla mano, nelle boscaglie del Botswana o dell’Angola contro l’esercito sudafricano – spiegare, parlando dei suoi fratelli d’armi, che era giunto il momento “per dire a questi guerrieri che la loro lotta sta cambiando forma […] E [notre] la speranza è sviluppare una cultura della tolleranza”. È la stessa pacata determinazione espressa da Nadine Gordimer, premio Nobel per la letteratura, che abbiamo incontrato in questa occasione.

Il nuovo osservatore. Una volta hai scritto: “Non ho avuto il coraggio, e non ho ancora il coraggio, di essere completamente rivoluzionario, di affrontare la possibilità dell’ergastolo. Avevo l’egoismo dello scrittore. ” Ce l’hai ancora?

Nadine Gordimer. Oh certo. Lo avrò per tutta la vita. Soprattutto perché sono una donna. Con una famiglia – figli, mariti, amanti – trovare tempo e pace per…

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