Thomas Bernhard, Klaus Mann, Gottfried Benn

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“Darkness”, di Thomas Bernhard, tradotto dal tedesco (Austria) e presentato da Claude Porcell, ed. Maurice Nadeau, “Poche”, 132 pag., 9,90€.

“Contro la barbarie. 1925-1948”, di Klaus Mann, traduzione dal tedesco di Dominique Laure Miermont-Grente e Corinna Gepner, prefazione di Michel Crépu, Libretto, 448 p., €12.

“Double vie” (Doppia vita. Due autoritratti), di Gottfried Benn, linguaggio tradizionale di Alexandre Vialatte, postfazione di Jean-Michel Palmier, Allia, 224 p., 15 €.

Non potremo mai ammirare abbastanza il volontarismo e l’ingenuità della Repubblica Federale Tedesca, degli industriali austriaci e del comune di Brema, che, dopo aver insistito, negli anni ’60, per incoronare Thomas Bernhard (1931-1989), volle che decorasse il capannone dei suoi allori con alcune scelte parole. Il risultato fu all’altezza dell’audacia: il mondo fu ringraziato da Bernhard, ma come si licenzia un promotore, si scaccia un cane rognoso.

A Bremois, Bernhard lanciò, nel 1965: “La vita non è altro che scienza, scienza tratta dalle scienze, eccoci improvvisamente dissolti nella natura… Tutto sarà freddo, sempre più spaventosamente freddo. » L’industria austriaca non aspettò invano il 1967, ricevendo parole così incoraggianti: “Ed è ricordando che tutto, infatti, ha a che fare con la morte, che tutto è morte, tutta la vita non è altro che morte, che ti auguro una buona serata, anche memorabile. » Il Ministro della Cultura tedesco riceverà come viatico: “Popoliamo il trauma…vediamo già, sullo sfondo, i giganti dell’ansia. » Su ogni linea Bernhard blocca le uscite di emergenza, sigilla le finestre, vietando ogni fuga interna, ogni via di sollievo filosofico. Con lui, attraverso la formidabile raccolta di testi, discorsi e interviste Buio, l’uomo rimugina sulla sua morte, sia nel suo autobiografico “Tre giorni” sia in questa lunga intervista del 1979 che rende improvvisamente Samuel Beckett un paffuto ottimista. Thomas Bernhard o il“impresa di demolizioni” (Bloy)…

“Quando sento la parola “cultura”, tiro fuori la pistola! » Alla famosa replica, leggermente modificata dall’uso, del pezzo Schlageter (1933), dedicato dal drammaturgo nazista tedesco Hans Johst (1890-1978) a un eroe della causa nazionalista, lettore di Contro la barbarie potei rispondere senza tremare: “…Io, quando sento la parola “nazista”, disegno il mio Klaus Mann [1906-1949] », tanto Contro la barbarieraccolta di articoli del figlio maggiore di Thomas Mann, autore di Mefisto un tu Punto di svoltaoffre, alle domande poste dall’arrivo al potere di una cricca terroristica dittatoriale trasformata in partito di massa, tutti i temi e tutte le risposte alle emergenze del giorno.

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