“Kalmann” di Joachim B. Schmidt, arpione nell’Artico – Libération

“Kalmann” di Joachim B. Schmidt, arpione nell’Artico – Libération
“Kalmann” di Joachim B. Schmidt, arpione nell’Artico – Libération
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Dopo l’indagine su un “idiota del villaggio” e un omicidio, lo svizzero evoca la crisi della pesca in Islanda mescolando realismo, umorismo e poesia.

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Kalmann chiuso, cominciamo a sperare che un regista come Aki Kaurismäki lo adatti. Quest’ultimo è finlandese e non islandese, ma dopotutto Joachim B. Schmidt è svizzero (di lingua tedesca) e scrive dell’Islanda dove vive dal 2007. E troviamo nel suo quarto romanzo, Kalmannqualità condivise con la filmografia del regista di L’uomo senza passato : molto oscuro e luminoso allo stesso tempo, realistico e surreale, toccante e divertente, socioeconomico e ipnotico, deprimente e gioioso. Una pepita pubblicata l’anno scorso, che ci era sfuggita nel mucchio, fortunatamente riemersa grazie ad un movimento quasi tettonico delle placche.

Il titolo prende il nome del narratore e protagonista principale, Kalmann Óðinsson. Questo robusto 33enne vive a Raufarhöfn, un piccolo porto vicino al circolo polare artico. Lontano da Reykjavik dove si decide tutto, a cominciare dalle quote di pesca, attività di cui questo villaggio vive da sempre. L’aringa, sovrasfruttata, è diventata estremamente rara, Raufarhöfn è ricorso al lompo, all’eglefino, alla molva, alla spigola e allo sgombro. Fu allora che furono introdotte le quote, con implicazioni di imbrogli, come spiegò suo nonno a Kalmann paragonando il pesce alle caramelle. “Ora i magazzini erano inutilizzati e una casa su tre era vuota”. E l’edificio dove vivevano i pescatori è stato trasformato in un albergo per turisti.

fortunatamente, Kalmann è specializzato nella pesca degli squali. Poi dimostra una pazienza inesauribile. Altrimenti, è piuttosto esplosivo, fa buchi nei muri con i pugni e si autolesionista. C’è da dire che il mare è il suo elemento, che scruta con precisione – “Un mare sembra sempre come se non fosse stato toccato da nessuno tranne che dal vento.” Sulla sua barca non c’è nessuno che dica che abbia il “testa vuota come una boa”, e può chiacchierare con i gabbiani, cosa che amava fare il suo amato nonno prima di essere messo in una casa di riposo e quasi non riconosce più Kalmann, che ha il cuore spezzato. Ma Kalmann smentisce, girando per il villaggio nei panni di uno sceriffo, con cappello da cowboy, stella e mauser lasciati in eredità da un padre americano, rapidamente svanito nel nulla.

Kalmann è anche un cacciatore, per questo un giorno mentre andava a caccia di volpi scoprì una pozza di sangue – “È sorprendente, in effetti, quanto sangue c’è in una persona”. Il corpo è scomparso ma le analisi puntano allo pseudonimo di Róbert McKenzie “il re di Raufarhöfn”, l’uomo più ricco del villaggio, che aveva la quota di pesca più grande e faceva molto affidamento sul turismo. Kalmann si ritrova in prima linea nelle indagini della polizia, che confonde con le sue storie sugli orsi polari. Ma può contare sull’amore di sua madre e sulle analisi potenti di Noi, il suo migliore amico, un geek che conosce solo online e di cui ha sempre e solo visto il maglione.

Kalmann, Traduzione dal tedesco (Svizzera) di Barbara Fontaine, ed. Gallimard, coll. La Noire, 368 pagine, 22€.

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