Libri: Omaggio a Pivot, che ci ha reso “meno stupidi”

Libri: Omaggio a Pivot, che ci ha reso “meno stupidi”
Libri: Omaggio a Pivot, che ci ha reso “meno stupidi”
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Lunedì è morto il famoso giornalista letterario, dotato di un genio telegenico.

Con Apostrophes, il papa degli influencer letterari avrà siglato l’improbabile matrimonio tra l’eccellenza letteraria e la società dello spettacolo © DR

Con Apostrophes, il papa degli influencer letterari avrà siglato l’improbabile matrimonio tra l’eccellenza letteraria e la società dello spettacolo © DR

Pubblicato il 06.05.2024

Tempo di lettura stimato: 4 minuti

«Chi legge è meno stupido degli altri», lo ha dimostrato prontamente ma sempre con generosità questa mente geniale, regalando all’intero mondo francofono, accasciato ogni notte davanti all’altare catodico, il gusto di fare come lui: leggere, leggere, leggere.

Colui che nei suoi dettati assurdi ci ha fatto tirare fuori la lingua, raccontando dei marinai “sostenuto con aringhe impacchettate, vongole carnose, con fitoplancton, perfino con rodoficee”, è arrivato al punto finale. Bernard Pivot è morto questo lunedì all’età di 89 anni e si volta una pagina di storia della letteratura, quella di cui è stato, per mezzo secolo, animatore e regista.

Sacralizzazione

Inserito Figaro letterario nel 1958, questo mangiatore di dizionari aveva accettato l’incarico all’inizio degli anni ’70, producendo e presentando lo spettacolo Apri le virgolette sul primo canale ORTF. L’abito era già impeccabile come le domande, mentre in platea si fumava tranquillamente facendo finta di guardare altrove. Erudizione, rilassamento. Apostrofi Poi Brodo di coltura poi si sono alternati in onda (successo? Pivot, torna indietro!), imponendo la sua figura di indiscutibile sensale di matrimoni in un momento in cui emergeva quel “marketing letterario” denunciato da Deleuze.

“La letteratura aveva fatto la sua comparsa nella televisione francese con le trasmissioni di Pierre Dumayet negli anni Cinquanta, ma Pivot apportò un vero cambiamento preferendo il costume del giornalista ben informato a quello dell’intellettuale iperspecializzato. Questo modo di mettersi nei panni del grande pubblico e di porre domande ad esso rilevanti ha certamente contribuito all’immenso successo delle sue trasmissioni, che segnano l’inizio di questo regime di popolazione letteratura che conosciamo ancora oggi”, nota lo scrittore e sociologo Jérôme Meizoz.

Perché questo lettore comunicativo sapeva creare e distruggere reputazioni come nessun altro, anche se ciò significava sacralizzare lo scrittore piuttosto che la scrittura. “Ho avuto la fortuna, 15 giorni dopo la pubblicazione del mio primo libro, nel 1999, di essere invitato sul suo set”, ricorda Philippe Claudel. Per uno scrittore alle prime armi dell’epoca, l’impatto di questo spettacolo fu davvero lunare! Sono tornato due o tre volte dopo e sono sempre rimasto colpito dalle sue qualità di fantastico avviatore di conversazione, così come dalla sua grande discrezione fuori dal set”.

“Pivot ha davvero inventato lo scrittore multimediale”
Filippo Claudel

Il rito era sistemato: prima le note del primo Concerto per pianoforte di Rachmaninoff, poi la sua voce si aggiunse ad uno sguardo malizioso. “Vi presenterò i miei ospiti”, e l’elenco è lungo, da Duras a Solzhenitsyn e da Brassens a Gainsbourg. Ma non bastava che l’artista fosse un genio; doveva anche essere telegenico; alcuni che sono troppo disordinati non verranno mai invitati a tornare, altri diventeranno celebrità. “Spesso lo prendevo in giro dicendogli che aveva inventato lui il media writer”, nota l’autore di Anime grigie. Con il suo talento e il suo umorismo eccelleva nel rendere lo scrittore un essere incarnato, al punto da trasformarne alcuni in prestanome. Quindi Jean d’Ormesson è stato davvero inventato da Pivot, proprio come Modiano che, nonostante le sue esitazioni e balbettii, si è affermato anche come personaggio televisivo grazie a Pivot. Anche il Nobel gliene sarà grato, inserendo il giornalista tra i suoi rari ospiti alla cerimonia di premiazione a Stoccolma.

Sul set abilmente composto diApostrofi, lì si litiga spesso, si beve anche: a Nabokov viene servito un “tè leggermente forte”, Bukowski balbetta, accarezza la coscia della vicina Catherine Paysan prima di alzarsi e andarsene dal vivo, con grande sollievo del suo ospite che non sapeva più come fare per trattenere l’uccello ubriaco. Ma il sabato mattina gli spettatori, avendo visto ciò che la letteratura solitamente nasconde dietro i suoi schermi di carta, erano diventati miracolosamente lettori, attaccando le librerie che preparavano i loro banchi secondo il menù diApostrofi – tra cui l’esigente Jankélévitch o il popolare Simenon. Così, l’ottuagenario Albert Cohen, filmato nella sua casa di Ginevra, vestaglia, monocolo, sigaretta, ha riconquistato il favore del grande pubblico: “lo spettacolo ha avuto un tale successo che ha venduto Bello del Signoreche all’improvviso divenne un bestseller”, ricorda Pivot Libertà.

Appassionato di parole

Il giornalista alla fine avrebbe staccato la spina dopo 32 anni di televisione, scegliendo di smettere in tempo. “Ho preferito partire quando ero ancora nel pieno possesso delle mie forze intellettuali, per intraprendere un’altra vita. E non me ne sono mai pentito», confida l’uomo che presiederà l’Académie Goncourt dal 2014 al 2019, pubblicando saggi pieni di parole. “Siamo stati compagni di tavola per 7 anni in questa giuria, dove ho riscoperto Bernard come un uomo assolutamente cordiale, curioso degli altri e dei libri, mai negativo, preferendo sempre parlare dei testi che amava”, ricorda Philippe Claudel.

Con un rigore mai lontano dal piacere condiviso, il papa degli influencer avrà siglato l’improbabile matrimonio tra l’eccellenza letteraria e la società dello spettacolo. Bernard Pivot, che scriveva senza definirsi uno scrittore, non lascia dietro di sé un’opera, ma mille.

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