Città del Capo, i suoi investigatori privati ​​e i suoi crimini impuniti – Libération

Città del Capo, i suoi investigatori privati ​​e i suoi crimini impuniti – Libération
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In “Rabbit Hole”, il romanziere sudafricano moltiplica i personaggi e le scene di schemi, un romanzo complesso portato avanti con rara maestria.

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La stessa scena ricorre più volte nel fantastico romanzo di Mike Nicol. Un’enorme spiaggia a Città del Capo, in Sud Africa, durante la bassa marea. Il tempo è perfetto, l’alba splendida e le onde così dolci. È una mattinata alla Cat Stevens, aggiunge il romanziere che si prende una pausa. In lontananza cammina una coppia improvvisamente attaccata da uomini che tirano fuori i coltelli. Sulla maglietta bianca del vagante appare un colore rosso. Calma, poi violenza, bellezza, poi paura. Il romanziere è nato in questa città, ne ha a lungo descritto gli estremi, la corruzione, gli spargimenti di sangue, la povertà a fronte della ricchezza più appariscente e dei crimini impuniti. Quel giorno, Rick viene ucciso e sua moglie Angela, nonostante l’assunzione di un investigatore privato, gli aggressori non verranno trovati. Angela diventa amministratore delegato di Amalfi Civils dopo la morte di Rick. È un’impresa edile che guadagna un sacco di soldi. Viene aiutata dal fratello Rej, un ragazzo dubbioso che vive al di sopra delle sue possibilità e incline a scoppi di violenza e alleanze sgradite. Impossibile dire di più senza perdersi nei dettagli perché i personaggi si moltiplicano tra membri della CIA, servizi segreti sudafricani, spie di ogni schieramento, bande di strada e odi familiari.

Mike Nicol gestisce il suo grande e complesso romanzo con rara maestria, ponendo, al centro, una coppia di investigatori privati, Fish e Vicky, che abbiamo già incontrato nei romanzi precedenti. Ma a questa efficienza ritmica aggiunge un acuto senso del dettaglio, della descrizione e soprattutto un modo unico di descrivere i momenti che divampano e i molteplici schemi per vincere sempre di più. Dà il posto d’onore alle eroine, coraggiose, pronte al combattimento come il capo, Angela, che si oppone agli uomini più marci della terra. Mike Nicol ama la sua città e di tanto in tanto cattura l’onda come un surfista di prima classe. Nelle sue cinquecento pagine sovralimentate sa calmare gli animi, descrivere una strada, ascoltare una conversazione, poi scuote tutto e riprende il ritmo senza mai perdersi la carica. Dopo cinquecento pagine, ci rimane la voglia di saperne di più e questo è un bene, altre storie con Fish e Vicky sono in programma.

Rabbit Hole, Mike Nicol, traduzione dall’inglese (Sudafrica) di Jean Esch, edizioni Gallimard/Série Noire, 520 pp., €22

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