Eula Biss, Avere ed essere avuti

Eula Biss, Avere ed essere avuti
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Eel 2014 Eula Biss acquista una casa ed entra così nella “scala a chiocciola” delavere ed essere avuto, come condensato nel titolo del suo libro, un’articolazione di elementi contraddittori per esprimere sentimenti essi stessi complessi di fronte a questo acquisto quando proviamo anche “disagio di fronte a questa comodità”. Diventare proprietario sarà l’occasione per l’autore di pensare a grandi temi (capitalismo, arte) attraverso le piccole cose, di pensare a fenomeni sociali e collettivi. attraverso il suo caso particolare, fareAvere ed essere avuto un testo singolare, né propriamente un saggio né pienamente un romanzo, un diario e una raccolta di momenti e letture, secondo lo stile singolarissimo che alcuni autori americani imprimono al genere del saggio (destrutturato, e come accigliato) che diventa un “esperienza di smantellamento di sé”.

Quando Eula Biss vi si trasferì nel 2014, conosceva l’eccezionalità di aver finalmente potuto accedere alla proprietà ma era anche consapevole che la sua “nuova vita straordinaria” avrebbe finito per sembrarle ordinaria e voleva conservare un archivio e tracce di questo stato anteriore così destabilizzante. “Questo libro è il frutto di questa contraddizione”, come scrive nelle note finali diAvere ed essere avutointeramente intrecciato nel guaio di queste parole “bene, arte, lavoro, investimento, proprietà, capitalismo” il cui significato non le sembra più così ovvio, di cui metterà instancabilmente in discussione le relazioni ma anche l’etimologia e la storia di ciascuna. “È il mio presente che guardo”, sottolinea, nutrita dalle conversazioni con gli amici, scrittori come lei, dalle sue letture, dalle sue riflessioni su cosa questo nuovo stato di proprietario cambiamenti (o meno) nella rappresentazione di se stessa e della società in cui si trova. Avere ed essere avuto è quindi una forma di indagine che si fonda su “un certo modo di vivere bianco”, nel doppio senso inglese del termine biancoil suo status di donna bianca come queste bugie bianche (pie bugie) che diciamo a noi stessi per dire a noi stessi che non abbiamo rotto con i nostri ideali quando entriamo nel vita materiale.

Raccolta di momenti (e magari raccolta di poesie o saggio in più puntate, come suggerisce Eula Biss nelle note finali del libro), Avere ed essere avuto fa parte di un lignaggio, Emily Dickinson, Virginia Woolf, Gertrude Stein, Alice B. Tokias, Joan Didion, “sosia” provenienti, come l’autrice, dalla classe media o alta bianca, per rendere “queste donne che mi hanno fatto servire come modelli” di “personaggi con storie edificanti”. Si tratta infatti di tutto un rapporto tra le donne e gli spazi e le cose concreti che viene interrogato e sostenuto dal dialogo con questi grandi antichi così come con gli autori contemporanei. Tra loro, Maggie Nelson che parla di “vere astrazioni” quando si tratta, come di una stanza propria, di uno spazio allo stesso tempo letterale e astratto, reale e simbolico. Quindi cos’è a Un posto tutto tuoper tradurre Woolf con Marie Darrieussecq, rifiutando l’assimilazione sistematica delle donne alla sfera privata – poiché Woolf scrive una stanza e no una stanza da lettooppure uno spazio di lavoro come il laboratorio di un pensiero che ondulato. Così in Biss una voce si costruisce a partire dalle voci, nella “trama” e nel “tono” della “conversazione intima”, pensieri che si scontrano con la nostra vita presente, con questi spazi che ci raccontano e (de)costruiscono, un libro che trae vantaggio dall’essere letto in un rizoma di pensieri femminili anglosassoni che, come Eula Biss, si cimentano in una scrittura singolare, non fissando nulla ma giocando con i turbamenti, con domande potenti che mettono in discussione le nostre rappresentazioni e il modo stesso di mettere in discussione dando loro forma – Maggie Nelson, quindi, ma anche Rebecca Solnit, Deborah Levy, Kate Zambreno, tutte singolari ma che hanno lo stesso rapporto disinibito con i generi, con il tipo di storie che fanno derivare, che oltrepassano i confini e abbattono le aporie, non sono mai così universali come quando vengono smascherate. Con loro la casa, questo spazio privato e domestico a cui abbiamo voluto ridurre le donne, è casa nel senso ardente e incendiario del termine.

Al centro di questo libro c’è una contraddizione, legata al capitalismo di massa in cui operiamo, questo “voglio tutto e non voglio niente” in cui siamo impantanati. Quale sarebbe il confine tra beni essenziali e cose superflue? Per Eula Biss si tratta quindi di trasformare un “ritratto banale della vita agiata in una critica disillusa di questa stessa vita”. La sfida sarà smascherare tutto, dare le cifre vere, i nomi veri, da dire concretamente cosa ha cambiato nella propria vita l’acquisto di una casa in mattoni a Chicago. Ad esempio, supponiamo che il precedente proprietario abbia affittato la casa per le riprese cinematografiche. Tutto quello che devi fare è uscire di casa per tre giorni e due notti per guadagnare $ 8.000… È allettante. Walmart vorrebbe girare uno spot pubblicitario in una casa tipicamente afroamericana a Chicago e ricreare quello che il regista e decoratore bianco considera un interno di questo tipo… mentre il padiglione gemello è occupato da afroamericani! La casa sarà lo spazio per questo tipo di notazione, a volte antropologica o sociologica, spesso intima, sempre disgiuntiva, la registrazione di queste contraddizioni legate ai privilegi, bianchi o finanziari. Non si tratta di accusarsi o scagionarsi attraverso critiche che pulirebbero la coscienza. Eula Biss racconta le proprie aporie, come la passione per la cartella colori poetica di una famosa marca di vernici di lusso a 110 euro al barattolo, un prezzo indecente ma questa vernice è anche “intollerabilmente luminosa, innegabilmente più bella delle altre”. Dovremmo soccombere? Biss cita Elizabeth Chin citando Marx: il capitalismo “spinge le persone ad avere rapporti con le cose piuttosto che con gli altri”. Tutti i consumi (consumatore, impadronirsi, prendere il controllo) è possesso e distruzione? Cosa investiamo nell’acquisto di una casa e poi di tutti quegli oggetti che dovrebbero accompagnare questo acquisto, arredarla, occupare lo spazio, come la salsiera che suo marito John riteneva essenziale per un Ringraziamento di successo? Anche lui è coinvolto in ciò che ha causato l’acquisto di questa casa: “avevamo soldi”, ammette John, “ma li abbiamo spesi per questa casa. Adesso viviamo dei nostri soldi”.

È delicato cercare di rendere conto dell’immensa varietà di questo libro, che si articola anche attorno alla sua doppia questione centrale, arte e capitalismo (titolo di diversi capitoli) e al suo luogo radioso, una casa come punto di vista da cui mappare capitalismo. Sarebbe perdere i suoi modi, le sue analisi confuse di tanti “dettagli” che sono angoli per forzare le nostre rappresentanze troppo consolidate. Quindi questa storia dell’invenzione di Il gioco del padrone di casa da una donna, trasformata in Monopolio da un uomo che diventerà milionario; questi pensieri sulle collezioni di carte Pokémon di suo figlio (che non sa giocarci); osservazioni sul capitale – economico, culturale, sociale – e sul legame tra queste tre dimensioni, valutazioni sul credito, sugli investimenti, tutte queste nozioni che il capitalismo ha colonizzato; osservazioni sui musei (collezioni di opere o esperienze di denaro?), sulle nostre attività ricreative (un modo, come il lavoro altrove, di ostentare il nostro status?). Sono anche tutte queste donne che attraversano il libro, streghe ed ecofemministe, altre che hanno servito come segretarie per il loro geniale marito o compagno… Ma anche uomini come Eric, uno degli ex studenti di Eula Biss, scrivendo un saggio sull’aria condizionata e come il nostro conforto sia sempre distruzione, Eric che gli racconta che una statua di donna, sul muro di Wall Street, rappresenta “l’integrità che protegge le opere dell’uomo”, ma fu alla Borsa di New York che fu installata la prima aria condizionata installato… Questo è il sale di questo libro, catturare momenti e dettagli che sembrano discontinui, ma sempre sull’obiettivo, per mettere in discussione le nostre grandi narrazioni quadro e sfidarle. E questa maglia va da Scooby Doo a Marx, da Ikea ad Anna Tsing, da Vivian Maier a Beyoncé, e gli accoppiamenti sono infiniti.

Quale può essere lo spazio per una possibile libertà (libertà di pensiero, libertà di azione), nel sistema così inquadrato e standardizzato che è il nostro? “Data la natura del gioco” come puoi “giocare secondo le tue regole”? Eula Biss, a Avere ed essere avutofa i suoi conti, rovescia e disfa il corso cose, interroga il nostro valori e ne trae un libro di fiabe sui nostri presenti ostacolati come un modo per esercitare e sperimentare i propri pensieri come quelli dei suoi lettori – “le bugie a cui vogliamo credere ci dicono qualcosa di noi stessi”. Questa è senza dubbio la libertà che tanto cerchiamo: “l’arte è liberante perché non responsabilizza le persone”…

Eula Biss, Avere ed essere avuto (Avere ed essere avuto2020), tradotto dall’inglese (USA) da Justine Augier, Rivages Poche, marzo 2024, 352 p., € 9,50

Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta quando il libro è stato pubblicato in grande formato.

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