La sconfitta dell’Occidente, analisi del libro di E. Todd

La sconfitta dell’Occidente, analisi del libro di E. Todd
Descriptive text here
-

Il libro di Emmanuel Todd, La sconfitta dell’Occidenteha suscitato un diffuso rifiuto da parte del mondo dei media, un rifiuto che mette in discussione la nostra capacità di discutere argomenti che sono per natura aperti.

Un libro di Emmanuel Todd è sempre un evento editoriale, poiché ha occupato un posto molto specifico nel panorama intellettuale francese. Proveniente dalla sinistra liberale – si dichiara “conservatore di sinistra” – si presenta come uno spirito libero che non disdegna di giocare a Cassandra. Un tempo coccolato dagli intellettuali, li ha progressivamente alienati difendendo, in economia e sull’Europa, posizioni considerate troppo “sovraniste”, un crimine difficile da perdonare in questi ambienti. Con il suo nuovo lavoro, La sconfitta dell’Occidente, ha ottenuto il sostegno unanime delle persone benpensanti contro di lui. È impressionante notare un simile rifiuto da parte della “grande” stampa che critica Todd per la sua “Putinofilia” (Libération), per essere “in linea con la propaganda russa” (Le Monde), o addirittura per aver ripetuto “senza sfumature le argomentazioni del Cremlino”. per giustificare la sua invasione dell’Ucraina” (La Croix). Rifiuto massiccio e tuttavia poche analisi critiche veramente approfondite.
La questione della guerra in Ucraina è diventata un caso da manuale dell’impressionante peso della unilateralità e dell’incapacità di gran parte del mondo politico e mediatico di discutere temi contingenti e prudenziali, che dovrebbero quindi, per definizione, essere aperti a dibattiti contraddittori. Tuttavia, influenzata dal messianismo americano, la politica, soprattutto in termini di relazioni internazionali, tende sempre più a ridursi a una lotta manichea tra il campo del bene e quello del male, cancellando tutte le sfumature e le sottigliezze che permettono di comprendere la complessità delle situazioni. Il nemico viene demonizzato (Milosevic e Saddam Hussein ieri, Putin oggi) per giustificare questa lotta contro il male che non può lasciare altro risultato che lo schiacciamento della bestia infame, insomma una vittoria totale senza negoziazione possibile. Questo restringimento di pensiero ci porta a non percepire più la diversità del mondo, e a credere che noi siamo al centro di esso o almeno a credere che rappresentiamo “la comunità internazionale” e che tutto il mondo la pensa come noi secondo gli stessi valori, i nostri ovviamente, che tutti ci invidierebbero. Tuttavia, questa guerra ha rivelato quanto fosse isolato l’Occidente, poiché la maggior parte dei paesi del pianeta non ha condannato l’attacco russo e, per alcuni, addirittura lo ha sostenuto. Naturalmente non è il numero a dimostrare la correttezza di una posizione, ma dovremmo comunque cercare di capire una situazione del genere.
Possiamo parlare di ricerca della pace (come fa Papa Francesco), pace che presuppone necessariamente il compromesso e non solo la vittoria ad ogni costo (le migliaia di morti nel conflitto ci sembrano lontanissime), senza essere subito accusati di essere una “Munichois” o “Putinista”?

Una Russia “stabilizzata”?

Esaminiamo concretamente cosa c’era di così scioccante nell’opera di Emmanuel Todd.
Quest’ultimo non giustifica la guerra intrapresa dai russi contro l’Ucraina, cerca di capirla e di analizzare la situazione di Russia, Stati Uniti ed Europa per delinearne il possibile esito. Per capirlo, Todd non innova e usa i soliti argomenti: l’espansione della NATO verso il confine russo, l’ingerenza straniera in Ucraina durante la “Rivoluzione arancione” (2004-2005) e quella di Maidan (2014), che spodesta un presidente filo-russo democraticamente eletto, il fatto che Donbass e Crimea sono storicamente regioni russe popolate da russi, la persecuzione della lingua e della cultura russa da parte dei governi ucraini dal 2014, ecc. Todd cita anche i “neo-nazisti ucraini”, evidenziati nei discorsi di Putin per giustificare la sua aggressione. Questi certamente esistono, ma Todd ne limita fortemente la portata, anche se mette in dubbio il silenzio dell’Occidente di fronte, ad esempio, al fatto che Stephan Bandera, che combatté a fianco dei nazisti durante la guerra, è un eroe nazionale per il quale un prende il nome il viale di Kiev. Putin aveva avvertito che considerava questi elementi una minaccia esistenziale contro la Russia e che avrebbe reagito anche con la guerra. Cosa ha fatto. Questo non dovrebbe sorprenderci.
Dove Todd innova è nella sua descrizione della “stabilità russa” e dell’instabilità occidentale che porta al “nichilismo”, motivo per cui parla di “sconfitta dell’Occidente” e quindi di vittoria russa, secondo lui inevitabile. Spiega questa “stabilità russa” con un’economia restaurata da Putin che nel 1999 ha recuperato un paese dall’orlo del caos: oggi in Russia si vive meglio rispetto a vent’anni fa. Sin dalle prime sanzioni economiche del 2014, la Russia si è adattata a non dipendere troppo dall’Occidente, tanto che le nuove sanzioni decretate dall’Unione Europea dopo l’invasione del 22 febbraio 2022 hanno avuto poco effetto sulla Russia, essendo stata la principale vittima … La stessa Europa, fortemente dipendente dal petrolio e dal gas russi.
Ma, per sostenere le sue affermazioni, Todd si basa soprattutto sui numeri: il sostanziale calo dei tassi di morte per alcolismo, suicidio e omicidio, così come quello della mortalità infantile, cifre ormai inferiori a quelle degli Stati Uniti. Per il nostro autore questi dati riflettono “uno stato di pace sociale, la riscoperta da parte dei russi […] che un’esistenza stabile era possibile” (p. 39). Todd vede la prova della correttezza della sua analisi anche nel fatto che la Russia, il cui PIL rappresenta circa il 3% di quello dell’Occidente, riesce a produrre più armi dei suoi avversari della coalizione. Lo collega anche al fatto che la Russia, in proporzione alla sua popolazione, produce molti più ingegneri degli Stati Uniti o della Francia (23,4% degli studenti, rispetto al 7,2% dell’America), dove i giovani sono attratti da settori redditizi come giurisprudenza, finanza o business school.
La Russia, in questa tabella, ha tuttavia un punto debole fondamentale: la sua bassa fecondità, che condivide con tutto l’Occidente (1,5 figli per donna). Questo punto è essenziale e ci permette di capire perché la Russia, contrariamente a quanto ci viene detto, sta conducendo una guerra a bassa intensità in Ucraina. Sebbene Putin sia stato sicuramente sorpreso dalla resistenza ucraina, ha comunque impegnato solo 120.000 uomini nel suo attacco all’Ucraina, perché cerca di salvare i suoi soldati per una lunga guerra. Todd giudica quindi assurda l’ipotesi di una volontà russa di invadere parte del Nord Europa, perché non dispone delle risorse umane.
In breve, Todd non vede Putin come l’erede di Stalin, lo vede come una continuazione della storia russa a capo di una “democrazia autoritaria”, con ciò che ciò implica restrizioni alle libertà, come vediamo in modo almeno spedito in che tratta con i suoi avversari, rompendo però con il comunismo in quanto difende l’economia di mercato e la libertà di movimento, pur mantenendo uno Stato centrale onnipotente.

Un Occidente in crisi?

Di fronte, Emmanuel Todd dipinge un Occidente in crisi, le nostre democrazie liberali diventate “oligarchie liberali”: oligarchie, perché la disconnessione tra élite e popolo, quest’ultimo non sentendosi più rappresentato, è diventata un luogo comune, gli studi di David Goodhart, Christophe Guilluy e Jérôme Fourquet lo dimostrano sufficientemente; liberale, perché la tutela delle minoranze è diventata l’ossessione dell’Occidente.
Questo quadro è ulteriormente offuscato da quello che Todd chiama “stato zero” della religione che ha colpito l’Occidente a partire dagli anni 2010. Egli distingue infatti tre fasi della religione: “attiva”, quando la pratica è forte; “zombie”, quando la pratica è residua ma esistono ancora i tre riti di passaggio (battesimo, matrimonio e morte) che implicano ancora una cultura religiosa; e lo “stadio zero” dove non rimane più nulla, la cremazione diventa la maggioranza e il matrimonio omosessuale diventa legge.

Il crollo della religione

Questo crollo della religione, e del protestantesimo in particolare che era stato per Todd “la matrice del decollo dell’Occidente” (per l’importanza data all’istruzione), portò ad un circolo vizioso che colpì soprattutto gli Stati Uniti: allora quella la religione promuoveva l’istruzione, il suo sviluppo fino al livello universitario “ristratifica la popolazione, spegne l’ethos egualitario che l’alfabetizzazione di massa aveva diffuso e, oltre a ciò, ogni sentimento di appartenenza a una comunità. L’unità religiosa e ideologica è frantumata. Inizia allora un processo di atomizzazione sociale” (p. 258). Todd vede l’emergere del “nichilismo” nei termini di questa evoluzione, la cui forma più completa è la negazione della realtà che si manifesta particolarmente nel peso della lobby LGBT e nella rivoluzione “trans” (che un uomo può diventare un donna e viceversa). Adornandosi di “valori tradizionali” contro questa “decadenza occidentale”, la Russia sta sviluppando un influente soft power con il resto del mondo.
Siamo lungi dall’essere esaustivi; Questa breve panoramica, tuttavia, mostra un’analisi che è ovviamente criticabile, ma che non merita il disprezzo mostrato dai nostri media. Noteremo in particolare l’importanza che Todd attribuisce alla famiglia e alla sua struttura (su questo non abbiamo potuto concentrarci), nonché alla religione. Sono due punti essenziali che dovrebbero rassicurarci, noi cristiani, che difendiamo la centralità della famiglia e che pensiamo che le nostre società stanno perdendo la loro anima scristianizzandosi. Ciò che ci differenzia da Todd è che egli non prevede in alcun modo una possibile ripresa del cristianesimo in Occidente: certi numeri gli danno certamente ragione, ma egli ignora le motivazioni di una gioventù cristiana affamata di assoluti che tuttavia esiste in paesi come la Francia e l’America. Stati Uniti.

Christophe Geffroy

© LA NEF n° 368 aprile 2024, pubblicato online il 29 aprile 2024

-

NEXT Autore di due libri a 19 anni, Louis Lefèvre usa le parole per guarire