Secondo Amazon, il 40% degli acquirenti di libri ha ridotto gli acquisti

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In una libreria, a Parigi, il 21 ottobre 2021. SARAH MEYSSONNIER / REUTERS

Sei mesi e tempo per la prima valutazione. Spinto dall’Unione francese dei librerie, il Ministero della Cultura ha imposto, dal 7 ottobre 2023, una fatturazione di un minimo di 3 euro in spese di spedizione per tutti gli ordini di nuovi libri inferiori a 35 euro. L’obiettivo dichiarato era quello di sostenere le vendite nelle librerie indipendenti, costringendo le piattaforme e soprattutto Amazon – i cui abbonati Prime pagavano solo 1 centesimo di euro per la consegna – ad aumentare i prezzi.

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Tuttavia, Amazon pubblica, giovedì 25 aprile, uno studio commissionato dall’IFOP e realizzato su un campione di duemilaquattro persone, che analizza gli effetti di questa misura. “Questi nuovi costi di spedizione incidono sul 63% degli acquirenti di libri”, sottolinea lo studio, e colpisce particolarmente “i redditi più bassi” (tra il 74% e il 76% per i gruppi a basso reddito e i poveri). Anche i più ricchi sono colpiti da questa misura (al 41%). È solo oltre i 35 euro di ordini di libri che le piattaforme possono continuare a addebitare 1 centesimo di euro per le spese di spedizione.

Gli effetti da ottobre sono tangibili e, secondo l’indagine, allarmanti: secondo l’IFOP, quattro acquirenti di libri su dieci affermano “hanno ridotto gli acquisti e quindi leggono meno”. Amazon non fornisce tuttavia alcuna indicazione sull’entità del calo delle vendite di libri in Francia dall’ottobre 2023.

Ipermercati e supermercati

Le conclusioni dello studio appaiono tanto più preoccupanti in quanto questa modifica normativa molto controversa non sembra raggiungere realmente il suo obiettivo: aiutare i rivenditori di libri indipendenti. La stragrande maggioranza degli acquirenti di libri che rinviano gli acquisti nei punti vendita fisici a causa dell’aumento delle spese di spedizione preferiscono ipermercati e supermercati, grandi marchi e case editrici (71%). Le librerie indipendenti guadagnano solo il 26% di questi trasferimenti, concentrati soprattutto a Parigi.

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L’IFOP ricorda che per il 70% degli acquirenti online rurali questo tipo di consumo è giustificato “una distanza geografica e un isolamento che complicano l’accesso alla cultura”. Un argomento che Amazon aveva già utilizzato invano per opporsi alla riforma messa in atto.

Inoltre, l’istituto di sondaggi ha analizzato le conseguenze del calo del potere d’acquisto di gran parte dei francesi sul budget destinato alla cultura. Lo studio lo garantisce “20 milioni di francesi l’hanno già ridotto” o prevede di farlo (per il 73% degli intervistati colpiti da questo calo del potere d’acquisto). Non sorprende che questo arbitrato riguardi molto di più le categorie svantaggiate (il 39% ridurrà drasticamente questo budget, rispetto al 29% in media) rispetto alle categorie benestanti.

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