“07 ottobre. Il giorno più mortale della storia israeliana raccontato dalle vittime e dai loro cari”, di Lee Yaron, postfazione di Joshua Cohen, traduzione dall’ebraico di Colin Reingewirtz e Laurent Trèves, Grasset, 368 p., €23 , digitale €16.
All’alba del 7 ottobre 2023, Raz, 24 anni, è con gli amici al festival Tribe of Nova, dove si sono radunati migliaia di raver provenienti da Israele, ma anche dall’Europa e dal continente americano. All’improvviso suonano le sirene, segnalando un attacco missilistico. Quando la madre chiama il giovane per avvertirlo che è in corso anche un attentato, Raz gli dice che è pazza. Ma, nascosto sotto il palco del festival, vede presto uomini armati che abbattono metodicamente i ballerini che cercano di fuggire. ” Un colpo. Un grido. Una caduta. Uno scoppio di risate. » Poco dopo, assiste allo stupro di una donna da parte di cinque uomini in abiti civili, che finiscono per pugnalarla a morte. Sono trascorse dieci ore quando il miracoloso può finalmente uscire dal suo nascondiglio. Quando il poliziotto gli chiede se ha bisogno di qualcosa, Raz risponde: “Solo un bicchiere d’acqua.” E un pezzo di carta e una penna, se possibile. »
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Attenzione per non dimenticare, questa è un’emergenza che viene da lontano. Come ha mostrato in un libro classico lo storico americano Yosef Hayim Yerushalmi (1932-2009), Zakhor. Storia ebraica e memoria ebraica (La Découverte, 1984), questo imperativo memoriale struttura la tradizione biblica. “Ricorda cosa ti ha fatto Amalek”, “Ricorda i giorni antichi, trasmetti gli anni di generazione in generazione”, “Ricordate che eravate schiavi in Egitto”, martella il testo, finché l’ingiunzione del ricordo coincide con la speranza della sopravvivenza. Nel corso dei secoli, il “libri della memoria” che i sopravvissuti a questo o quel pogrom hanno scritto affinché l’archivio preservasse il futuro.
È in questa linea che cade 7 ottobreopera che appare oggi e di cui “Le Monde des livres” pubblica ampi estratti. Il suo autore, Lee Yaron, è un giornalista di Haaretz, quotidiano israeliano classificato a sinistra e bestia nera del governo Netanyahu. A 30 anni è diventata nota per le sue inchieste su casi di corruzione politica e crisi climatica, ma anche su questioni di discriminazione. I suoi numerosi articoli dedicati alla violenza subita dalle donne, dalle persone LGBTQ+ e dai richiedenti asilo gli hanno permesso di descrivere tutti i volti della società israeliana: ebrei, arabi, beduini, etiopi, sudanesi, cinesi, ecc.
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