In Austria, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, l’estrema destra è alle porte del potere

In Austria, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, l’estrema destra è alle porte del potere
In Austria, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, l’estrema destra è alle porte del potere
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Questo lunedì, in una brevissima dichiarazione alla stampa, il capo dello Stato, oppositore dell’estrema destra, ha parlato di a “non è difficile per lui” ma sicuro di voler dare al Paese la possibilità di avere un governo “in grado di lavorare” e chi avrebbe più del 50% dei voti nella Camera bassa.

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Nessuna “grande coalizione” possibile

Ci sono volute una serie di sviluppi inaspettati perché il presidente austriaco affidasse una simile missione a Herbert Kickl, noto per il suo euroscetticismo, la sua propensione filo-russa, i suoi legami con il movimento identitario e le sue posizioni radicali sull’immigrazione. A cominciare dal fallimento, la scorsa settimana, dei negoziati per una coalizione tra il classico partito di destra ÖVP dell’ex cancelliere Karl Nehammer, il partito socialdemocratico SPÖ e il partito liberale Neos. Pochi giorni dopo, anche ÖVP e SPÖ hanno notato le loro differenze e la loro incapacità di formare insieme un governo centrista. Karl Nehammer si è dimesso dalla carica di cancelliere e da quella di presidente del partito, mentre il suo successore Christian Stocker ha infranto un tabù revocando il suo veto ai negoziati di coalizione con il controverso Herbert Kickl.

Per il presidente van der Bellen restano solo due possibilità: dare all’estrema destra la possibilità di formare un governo con la destra classica oppure richiamare gli austriaci alle urne. Con un rischio: vedere crescere nuovamente i voti dell’FPÖ come suggeriscono i sondaggi. Questo fervente europeista ha quindi scelto la prima soluzione e, per ironia della sorte, potrebbe essere colui che permetterà all’estrema destra di insediarsi nella cancelleria di Vienna. Si tratterebbe della prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Eventi attesi

Potrebbe così presto guidare il Paese Herbert Kickl, lui che in campagna elettorale si vedeva dentro “cancelliere del popolo”un concetto derivato direttamente dalla terminologia nazista. Lunedì questa prospettiva ha suscitato forti reazioni nell’opposizione e nelle strade. Davanti all’Assemblea nazionale di Vienna circa 500 persone hanno manifestato contro l’ingresso dell’estrema destra nella cancelleria. Il 9 gennaio è previsto un grande raduno.

I negoziati tra l’estrema destra e la classica destra austriaca avranno più successo di quelli falliti la settimana scorsa? A priori sì, perché tra questi due partiti le posizioni su economia e immigrazione sono piuttosto vicine. Entrambi si basano su una politica liberale, con una riduzione delle tasse sulla ricchezza e sulle successioni, una riduzione del costo del lavoro, un inasprimento della politica di asilo e un indebolimento dell’assistenza sociale e medica per i richiedenti asilo. La questione del bilancio, tuttavia, potrebbe essere più complessa, anche se entrambi i partiti volessero ridurre la spesa statale. La questione è diventata centrale in un paese che si prevede vivrà il secondo anno consecutivo di recessione economica e che vive sotto la minaccia dell’apertura di una procedura per disavanzo eccessivo da parte della Commissione europea. I negoziatori austriaci devono inviare a Bruxelles, entro la metà di gennaio, un piano su come intendono risanare il bilancio statale, il cui deficit ha raggiunto lo scorso anno il 3,9%.

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Preoccupazioni tedesche

Un altro possibile sasso nella scarpa di questi due partiti: la politica estera. Se Herbert Kickl è contrario alle sanzioni economiche contro Mosca, è un convinto sostenitore dell’ungherese Viktor Orban e molto critico nei confronti dell’UE, la destra di Christian Stocker vuole essere un peso massimo nell’ancoraggio europeo dell’Austria. Proprio come ha promesso lunedì il presidente Alexander van der Bellen “assicurare principi e regole costituzionali”non “rafforzare il lavoro con l’Unione Europea” e libertà di stampa.

Oltre confine, in Germania, osserviamo questi sviluppi con stupore misto a paura. “L’Austria è un esempio di cosa non fare”– ha commentato il vicecancelliere ambientalista Robert Habeck in reazione al fallimento dei colloqui di coalizione tra ÖVP, SPÖ e Neos. I parallelismi tra i due vicini sono infatti numerosi. In Germania, il fallimento di una coalizione tripartita ha portato alle elezioni anticipate per il 23 febbraio, dalle quali l’estrema destra dell’AfD potrebbe emergere rafforzata. “Se i partiti di centro non riescono ad allearsi e considerano i compromessi come il diavolo in persona, ciò avvantaggia solo i radicali”ha stimato il leader ambientale questo lunedì.

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