Per la prima volta dall’inizio delle memorie nel processo per stupro seriale in Francia, lunedì la difesa di un imputato ha chiesto l’assoluzione del suo cliente, altri una sospensione della pena o sentenze significativamente inferiori a quelle richieste dal parquet.
Dominique Pelicot, contro il quale la settimana scorsa è stata chiesta la pena massima di 20 anni di reclusione, ha sempre ammesso di aver drogato inconsapevolmente la sua ex moglie Gisèle, per un decennio, per violentarla e farla stuprare da decine di uomini nella loro casa di Mazan, nel sud della Francia.
E tutti questi uomini erano stati informati che sarebbe stata priva di sensi, aveva sempre sostenuto.
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La testimonianza di Gisèle Pelicot, drogata a sua insaputa dal marito e poi violentata da uomini reclutati su Internet, ha scatenato un’ondata di sostegno a favore delle donne vittime di violenza sessuale. (Foto d’archivio)
Foto: Reuters/Manon Cruz
Nella loro requisitoria, i due procuratori generali avevano accreditato questa tesi chiedendo condanne da 10 a 18 anni di reclusione penale per i 49 coimputati di Dominique Pelicot, processato per stupro o tentato stupro dal 2 settembre dal tribunale penale di Vaucluse. ad Avignone (sud).
Fa eccezione il cinquantesimo coimputato, Joseph C., 69 anni: processato solo per violenza sessuale
non avendo avuto un’erezione, si è visto chiedere dal pubblico ministero una condanna a quattro anni di reclusione con mandato di rinvio a giudizio.
Da un lato c’è “l’orco di Mazan”, perverso, egocentrico, diabolico, con responsabilità colossali. E dall’altro ci sono i pollicini, i pesciolini, ingannati, ingannati, infarinati
ha dichiarato lunedì il suo avvocato Christophe Bruschi.
Giuseppe C. aveva intenzione di avere una relazione libertina, ma nega categoricamente di aver saputo che la signora Pelicot sarebbe stata drogata
ha insistito l’avvocato, chiedendo relax
.
Anch’io avrei potuto chiedere l’assoluzione, ma non era questa la richiesta del mio cliente.
ha spiegato poi Paul-Roger Gontard, avvocato di Cyrille D., un operaio edile di 54 anni contro il quale il pubblico ministero ha chiesto 12 anni di reclusione.
A differenza della maggior parte degli imputati, Cyrille D. ha ammesso di esserlo colpevole di stupro
perché non aveva aveva il consenso
di Gisèle Pelicot. Sono stato ingenuo, stupido, un cretino
ha riconosciuto in udienza quest’uomo accusato di aver inserito il suo pene nella bocca dell’incosciente Gisèle Pelicot.
Di fronte a manovre
di Dominique Pelicot, che lo aveva realizzato il burattino del suo stesso desiderio
il aveva perso la possibilità
esercitare il suo libero arbitrio, ha affermato il suo avvocato, chiedendo che il suo discernimento compromesso
al momento dei fatti.
Il signor Gontard ha chiesto una pena inferiore ai 12 anni richiesti dall’accusa, chiedendo come bonus che sia accompagnata da una sospensione della prova, per impedirgli di andare di nuovo in prigione
.
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Dominique Pelicot appare al tribunale di Avignone, l’11 settembre 2024. (Foto d’archivio)
Foto: Reuters/ZZIIGG
Nelle memorie di mercoledì e giovedì gli avvocati dei primi cinque imputati, tra cui Dominique Pelicot, si sono dichiarati colpevoli, ritenendo però molto esagerate le richieste dell’accusa.
Anche Antoine Minier, che difende i tre imputati, ha espresso la sua incomprensione
di fronte alla gravità dell’accusa, ricordando che la sentenza deve tenere conto dell’art gravità dei fatti
ma anche la personalità degli imputati e la loro capacità di reinserimento.
Per Saifeddine G., nei confronti del quale la Procura ha chiesto 10 anni di reclusione, il legale ha chiesto una condanna che gli permette di uscire libero
. Lo ha fatto solo questo camionista di 37 anni imitare
penetrazione, che costituisce violenza sessuale, per la quale deve essere punito, ma non stupro o tentato stupro aggravato, ha affermato il signor Minier.
Ce l’ha Paul G., 31 anni ha ammesso i fatti sin dalla sua prima udienza
ha proseguito l’avvocato, chiedendo alla corte di farlo non seguire
i 10 anni richiesti per un uomo processato per fatti di età superiore agli otto anni e che da allora è stato integralmente reintegrato.
Quanto ad Abdelali D., un cuoco di 47 anni venuto due volte a Mazan, per il quale sono stati richiesti 13 anni, deve essere condannato di conseguenza
ma tenendo conto anche dello stato di salute incompatibile con la detenzione
dal suo ictus nel 2019, stima il signor Minier.
Le discussioni orali riprenderanno martedì e proseguiranno fino al 13 dicembre. La sentenza è attesa entro il 20 dicembre.