A causa della mancanza di armonizzazione tra i paesi europei, esistono centinaia di sistemi di etichettatura e loghi diversi, ha sottolineato lunedì in una relazione la Corte dei conti europea, con sede a Lussemburgo. I 450 milioni di consumatori europei si ritrovano “esposti a messaggi che sono, deliberatamente o meno, fuorvianti”, ritiene, deplorando il “greenwashing” di alcune aziende. In termini di etichettatura, una serie di norme europee prevedono attualmente la menzione di informazioni essenziali sui prodotti alimentari.
Ma i controlli degli Stati membri sono “insufficienti”, secondo il rapporto, e le sanzioni “non sempre dissuasive”. La Corte sottolinea la complessità dei sistemi di controllo, ad esempio in Belgio con due autorità competenti a livello federale e tre a livello regionale. Il rapporto deplora inoltre il fatto che le norme europee consentano di elogiare sulla confezione le virtù di un prodotto come “ricco di vitamina C” o “di fibre”, anche quando contiene un alto contenuto di grassi e zuccheri.
Critica inoltre la coesistenza all’interno dell’UE di diverse etichette nutrizionali – “Nutri-score” (Germania, Belgio, Francia, Lussemburgo e Paesi Bassi), “Keyhole” (Danimarca, Lituania, Svezia), “NutrInform Battery” in Italia e una “simbolo del cuore” in Finlandia. Ciò “potrebbe portare alla frammentazione del mercato e confondere i consumatori”. La Corte si occupa anche dei cosiddetti prodotti vegetali “botanici”, deplorando che i consumatori siano “esposti ad affermazioni non basate su una valutazione scientifica”.
In assenza di un elenco europeo sugli effetti positivi o negativi di questi prodotti per la salute, gli Stati membri hanno il proprio approccio, con promesse “potenzialmente fuorvianti” sugli imballaggi. Il rapporto menziona un prodotto a base di ginseng, sostenendo di promuovere “il tono muscolare e il recupero”. La Corte rileva infine “l’assenza di una normativa europea in materia di etichette vegetariane e vegane”, non definita nella normativa comunitaria.
L’audit ha coperto un periodo dal 2011 al 2023, con la Commissione Europea e le autorità di tre paesi, Belgio, Italia e Lituania, per analizzare diversi tipi di etichettatura rispettando un “equilibrio geografico” all’interno dell’UE.
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