Una petizione firmata da 250 avvocati e professori di diritto esorta Berna ad agire contro Israele – rts.ch

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Dopo quasi nove mesi di guerra, a Gaza continuano i bombardamenti e i raid. Dallo scorso novembre non è stato raggiunto alcun nuovo accordo di tregua tra Hamas e Israele.

Nell’enclave palestinese la situazione umanitaria peggiora di giorno in giorno e i residenti hanno perso la speranza di un ritorno alla normalità, come testimonia Nahed, insegnante di francese. La vita quotidiana di questa madre di quattro figli è fatta principalmente di viaggi, come quella di più di un milione di abitanti di Gaza. La sua famiglia si trova oggi a Khan Younes, in una casa dove vivono 25 di loro.

“Ci siamo trasferiti nove volte: tre volte a Gaza e sei volte tra Rafah e Khan Younes. Ve lo immaginate con quattro bambini? Non ci sono mezzi di trasporto, siamo per strada e non sappiamo dove andremo a lasciare “, si lamenta al microfono de La Matinale.

Mancanza di acqua e gas

A ciò si aggiunge la mancanza di acqua e gas. “Non c’è il gas per cucinare, si cucina sul fuoco. Ai miei figli dico sempre che cucino con le lacrime, perché quando preparo il pasto piango”.

Gli aiuti umanitari entrano a Gaza. Ma secondo l’ONU si tratta di una cifra minima, a causa della chiusura del valico di Rafah e della carenza di carburante. Questa settimana, Philippe Lazarini, capo dell’UNRWA, ha parlato anche del crollo dell’ordine civile che provoca saccheggi e contrabbando. Ciò che Nahel conferma sul posto.

Dico sempre ai miei figli che cucino i pasti con le lacrime, perché quando preparo il pasto piango

Nahel

“Ci troviamo in un quartiere in cui vive una famiglia numerosa che monopolizza tutti gli aiuti. Non facendo parte del loro clan, la nostra famiglia non riceve nulla. Siamo costretti ad acquistare beni molto costosi”, spiega Nahed che afferma di non aver ricevuto aiuti umanitari aiuto per due mesi.

Nonostante tutto, descrive una certa normalità. Durante il giorno la gente va al mercato, i bambini giocano per strada, sua figlia, che prima della guerra era studentessa di farmacia, ogni giorno si reca in uno di essi per continuare ad imparare. Ma di notte è una storia diversa. “Nonostante il caldo, dobbiamo dormire vestiti nel caso ci siano bombardamenti notturni”, dice la madre.

Nessuna speranza di tregua

Il 10 giugno il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha accettato di sostenere un progetto di tregua americano, ma da allora non ha più avuto seguito. Né Israele né Hamas hanno risposto positivamente. Questa serie di fallimenti nel raggiungere un cessate il fuoco pesa sul morale degli abitanti di Gaza.

“Non ho più speranza per i negoziati, non ascolto nemmeno più le notizie”, spiega Nahed.

>> Ascolta il resoconto de La Matinale:

La vita quotidiana devastata delle famiglie di Gaza dopo più di sette mesi di bombardamenti / La Matinale / 4 min. / ieri alle 07:26

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