carcere duro richiesto dal tribunale di Colmar

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carcere duro richiesto dal tribunale di Colmar
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Il rappresentante della Procura della Repubblica Eric Haeffele ha chiesto una pena detentiva a cinque anni, compresi tre anni di libertà vigilata con sospensione della pena, e un mandato di rinvio a giudizio contro Josiane S., 68 anni, accusata di abuso di debolezza. Ha inoltre chiesto la confisca di tutti i suoi beni sequestrati nell’ambito delle indagini.

Il magistrato ha denunciato un “metodo conosciuto in ambito settario”, quello che consiste nell'”isolare la vittima”, le cui due perizie ne hanno evidenziato la “particolare vulnerabilità”, dopo il lutto della madre, morta nel 2001 quando non era Aveva solo undici anni, allora quello della nonna, morta nel 2008.

È stata proprio questa nonna, Arlette, a fare di Cléophée l’unica erede del patrimonio Schlumpf: più di 11 milioni di euro di un impero industriale fondato dai fratelli Fritz – suo nonno – e Hans, crollato nel 1976. Arlette era la vedova di Fritz.

“È in questo contesto che” Josiane S. approfitterà del “vuoto emotivo” di Cléophée, che ha sperimentato l’anoressia e la depressione, “per affermarsi come madre surrogata” e condurre uno “stile di vita sontuoso” con il desiderio di “catturare l’eredità” della giovane donna, ha sottolineato Eric Haeffele.

“Non credibile”

Per quanto riguarda le sue due figlie, Mathilde H., 33 anni, e Julia H., 40 anni, processate per occultamento di abuso di debolezza, ha chiesto la stessa pena: 18 mesi di carcere, di cui 12 di sospensione probatoria e sei mesi modificabili.

Ritiene “non credibile” la loro posizione, presentata in mattinata, secondo la quale non si erano accorti di nulla, in particolare dello stato di debolezza e vulnerabilità di Cléophée. “È difficile credere che non si preoccupino di nulla”, ha detto il pubblico ministero. Dovranno anche risarcire la vittima.

I legali delle due sorelle, che contestano i fatti, hanno chiesto l’assoluzione, sottolineando la responsabilità della madre.

Si tratta di un’eredità di 11 milioni di euro ma secondo l’inchiesta mancano solo 5 milioni, ha interrogato Hervé Bégeot, consigliere di Mathilde. “Questo non riguarda nessuno” nel corso dell’inchiesta, ha lamentato, avanzando l’ipotesi che anche il padre di Cléophée, morto nel 2021, potesse “spendere” soldi, “magari con altre persone.

In precedenza, Cléophée, che ora fa la cameriera e guadagna “tra 1200 e 1300 euro” al mese, ha parlato al bar. “Giustizia sarà fatta (…) il cattivo è dietro di me”, ha insistito la giovane donna.

Essere lì, “per me è una vendetta. Mi sono ricostruita, ho avuto alti e bassi, ho capito la vita vera”, ha continuato con voce sicura la madre di un bambino per il quale “(lotta)”.

Debolezza psicologica

Dal canto loro i tre imputati contestavano i fatti contestati. Josiane, presentata durante le indagini come la sua “madre surrogata”, afferma quindi di non essersi accorta di nulla della debolezza psicologica di Cléophée.

Ampio abito nero, maschera chirurgica sul viso, sorretta da stampelle, cerca di minimizzare il suo rapporto con Cléophée, sostenendo di essere “non tanto” vicina a lei, quanto piuttosto “amichevole”, con suo padre, Patrick Herrmann, che manteneva legami lontani con la figlia.

Di fronte alla presidente Morgane Robitaillie, che rivede le sue spese e il suo stile di vita opulento, Josiane risponde con sicurezza ma fatica a convincere.

Mathilde e Julia, che hanno beneficiato in particolare di un prestito senza interessi di 150.000 euro ciascuna per un appartamento e di numerosi regali di lusso, assicurano anche di non aver mai percepito la fragilità di Cléophée. Non più Julia che Mathilde, molto vicina a Cléophée alle medie, ma che dice di averla persa di vista alle superiori.

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