questi altri leader presi di mira da mandati di arresto

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Da giovedì il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è oggetto di un mandato d'arresto internazionale per crimini di guerra e crimini contro l'umanità. Ma altri leader internazionali, e perfino alcuni capi di Stato, sono ricercati dalla Corte Penale Internazionale.

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Pubblicato il 22/11/2024 10:12

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type="image/avif">>Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu, 12 settembre 2019 a Sochi (Russia). (SHAMIL ZHUMATOV / PISCINA)>>
Vladimir Putin e Benjamin Netanyahu, 12 settembre 2019 a Sochi (Russia). (SHAMIL ZHUMATOV / PISCINA)

Giovedì 21 novembre la Corte penale internazionale (CPI) ha emesso mandati di arresto contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il suo ex ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, e il capo del braccio armato di Hamas, Mohammed Deif. La Corte Penale parla di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Ci sono anche accuse contro Hamas: presa di ostaggi e stupro.

Dei 56 mandati emessi dalla creazione della CPI nel 2002, solo 21 sono stati eseguiti. Benjamin Netanyahu sa che eludere i mandati di arresto della CPI non è impossibile. Prima di lui si cercavano altri capi di Stato. Tra i governanti, è stato il sudanese Omar al-Bashir il primo a sfidare apertamente la Corte, recandosi in particolare in Egitto, paese firmatario del Trattato di Roma, mentre era ricercato. Da quando è stato deposto, si trova in Sudan, dove le attuali autorità, nonostante le loro promesse, non lo hanno ancora consegnato alla Corte penale internazionale.

Ma il caso più emblematico è probabilmente quello di Vladimir Putin. Sotto mandato d'arresto dal marzo 2023 per crimini di guerra in Ucraina, il presidente russo ha sicuramente dovuto rivedere i suoi viaggi. Ha rinunciato ad andare al vertice dei Brics a Johannesburg o, più recentemente, al G20 a Rio. Ma a settembre ha dato l'arma d'onore alla giustizia internazionale venendo accolto con lode in Mongolia, stretta tra Cina e Russia, due paesi che non riconoscono la Corte penale internazionale. La Mongolia, ancora sotto l’influenza sovietica, preferì infrangere il suo impegno legale nei confronti della Corte penale internazionale piuttosto che deludere il suo potente vicino.

Benjamin Netanyahu può contare, ad esempio, anche sull’accoglienza degli Stati Uniti, che non hanno ratificato il Trattato di Roma. Sa anche che questo mandato d'arresto non gli impedirà di essere ricevuto da alti funzionari delle Nazioni Unite se questi contatti sono essenziali per questioni di sicurezza o di guerra.

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