Le audizioni dei commissari designati sono state prese in ostaggio da riflessi di parte e strategie elettorali. Hanno messo in luce le differenze tra le forze democratiche europee.
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Vice Capo della Divisione Internazionale
Di Véronique LamquinPubblicato il 21/11/2024 alle 00:01
Tempo di lettura: 3 minuti
lL’Unione Europea ha salvato la faccia ma non l’onore. Salvo grandi sorprese, la nuova Commissione sarà nominata dal Parlamento mercoledì prossimo, a Strasburgo, e entrerà in carica il 1°È Dicembre. Quasi sei mesi dopo le elezioni, poco prima dell’insediamento di Donald Trump. Ma questo calendario è stato rispettato solo a costo di deplorevoli giochi politici.
Sulla carta l’audizione da parte dei parlamentari dei commissari designati è un buon governo. Si tratta, secondo le regole dell’assemblea, di verificare, da parte dei rappresentanti eletti dal popolo europeo, che il potente esecutivo comunitario sia composto da donne e uomini che dimostrino impegno e competenze europee per il portafoglio loro affidato. Un esercizio lodevole che, tra l’altro, permette al Parlamento di dimostrare, ogni cinque anni, in un momento molto pubblicizzato, di pesare nell’equilibrio istituzionale dell’Unione.
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