Sulla scia di questi eventi, l’organizzazione “Università Popolare di Bruxelles” ha pubblicato messaggi su Instagram come “Solidarietà ai nostri compagni olandesi” o “Nessun sionista nei nostri quartieri, nessun quartiere per i sionisti!”.
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All’ULB non saranno tollerate parole o atti antisemiti, ha reagito domenica sera sui social network il rettore dell’università. Per Annemie Schaus, commenti di questo tipo rappresentano “un intollerabile appello alla violenza contro gli ebrei”. “Al di là del semplice gioco di parole, ‘nessun quartiere’ non significa altro che ‘ucciderli’. E le parole possono uccidere quando condonano il crimine e armano gli assassini”, ha aggiunto.
Il movimento “Università Popolare di Bruxelles” ha voluto reagire a questa posizione, denunciando una “strumentalizzazione” della lotta contro l’antisemitismo “al servizio della propaganda israeliana”, nonché la “repressione di un movimento di solidarietà verso la Palestina”. “La vera questione qui non riguarda l’antisemitismo, ma piuttosto la censura e la repressione”, aggiunge l’organizzazione.