Europa alle urne, l’Olanda apre la palla

Europa alle urne, l’Olanda apre la palla
Europa alle urne, l’Olanda apre la palla
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Bandiere europee all’Aia.

AFP

Quattro giorni di elezioni in 27 Paesi: da giovedì circa 370 milioni di europei saranno chiamati alle urne per eleggere 720 eurodeputati, con l’attesa ondata della destra nazionalista che, anche se molto divisa, dovrebbe pesare sui dibattiti.

Quasi due anni e mezzo dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, e in un momento in cui gli europei cercano – con dolore – di liberare fondi per rafforzare la loro industria della difesa, il clima è pesante. I principali paesi dell’Unione hanno affermato di essere stati oggetto di attacchi di disinformazione russa.

I Paesi Bassi, dove i seggi elettorali aprono giovedì alle 7.30, lanciano questa maratona elettorale che si concluderà domenica, giorno delle votazioni in particolare in Germania e Francia, le due maggiori potenze economiche del blocco.

“Normalizzazione” dell’estrema destra

Il Partito della Libertà (PVV) del leader di estrema destra Geert Wilders, vincitore a sorpresa delle elezioni di novembre, è in testa nei sondaggi. Sebbene abbia rinunciato all’impegno di organizzare un referendum vincolante sul “Nexit” – un’uscita dei Paesi Bassi dall’UE – il suo manifesto rimane ferocemente euroscettico.

I Paesi Bassi rientrano nella lista dei paesi il cui maggior contingente di eurodeputati dovrebbe provenire da forze nazionaliste, come la Francia, dove Jordan Bardella, capolista del Rassemblement National, è in testa alle urne, o l’Italia, dove Giorgia Meloni e i suoi Fratelli d A vincere è il partito Italia.

Per Nathalie Brack, professoressa di scienze politiche alla Libera Università di Bruxelles, la singolarità di queste elezioni non è tanto l’ascesa al potere della destra radicale quanto piuttosto “una sorta di normalizzazione” di quest’ultima. “Le loro idee stanno diventando sempre più all’ordine del giorno e l’idea di una cooperazione con alcune forze della destra radicale sta diventando quasi normale poiché a livello nazionale si stanno formando coalizioni con l’estrema destra”, spiega all’AFP.

“I migliori lavori”

Uno dei primi compiti del nuovo Parlamento, le cui linee emergeranno domenica sera, sarà quello di confermare – o smentire – le scelte dei “top jobs”, quei vertici delle istituzioni Ue su cui siedono i 27 leader del L’UE cercherà di raggiungere un accordo in un vertice previsto per la fine di giugno a Bruxelles.

Per la presidenza della Commissione, la tedesca Ursula von der Leyen, in lizza per un secondo mandato, e del Ppe (a destra), il principale gruppo parlamentare, appare in una buona posizione. Ma non è da escludere una sorpresa dell’ultimo minuto al termine dei tradizionali negoziati notturni di Bruxelles.

Se sarà scelto dai 27, il “VDL” dovrà comunque passare per il Parlamento, a priori durante una sessione plenaria a Strasburgo a metà luglio. Un rifiuto – e la ricerca di un nuovo candidato – ritarderebbe l’intero processo.

«La capacità di navigare con il maltempo richiede di andare veloci», sottolinea Sébastien Maillard, dell’Istituto Jacques Delors, sottolineando l’impatto, in termini di immagine nel resto del mondo, di un’oscillazione nella designazione dei prossimi «volti di Europa”. “Ciò che è in gioco è la capacità europea di incarnare la democrazia, di trovare sempre dei compromessi, di mantenere un minimo di coesione (…) di fronte a Putin, di fronte alla Cina, di fronte al futuro presidente americano, ” spiega all’AFP alludendo alle elezioni presidenziali del 5 novembre che potrebbero portare al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca.

“Paradiso di stabilità”

Se la “grande coalizione” dei tre principali gruppi attuali (destra, socialisti, centristi) dovesse mantenere la maggioranza, il suo margine di manovra potrebbe essere molto ridotto e potrebbe aver bisogno di forze aggiuntive, suggerendo intensi negoziati.

Secondo i sondaggi il PPE dovrebbe restare la forza politica trainante, seguito dai socialdemocratici. La sfida è sapere chi arriverà al terzo posto attualmente occupato da Renew Europe (compreso il partito Rinascimento di Emmanuel Macron), in declino e minacciato dall’impennata dei due gruppi della destra radicale: i Conservatori e Riformisti europei (ECR). e Identità e democrazia (ID, tra cui in particolare la RN francese).

Il tasso di partecipazione sarà attentamente esaminato, in particolare per vedere se l’impennata del 2019 – la soglia del 50% era stata superata – sarà confermata. Secondo l’Eurobarometro, circa sette europei su dieci vedono l’Ue come un “porto di stabilità in un mondo in difficoltà” e il 71% indica l’intenzione di andare alle urne, dieci punti in più rispetto al 2019.

(AFP)

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