Perché l’Albania ha rimandato in Italia 12 migranti nonostante l’accordo raggiunto con Giorgia Meloni?

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Dodici migranti che si trovavano in un centro italiano per richiedenti asilo in Albania dal 16 ottobre sono stati riportati in Italia via mare questo sabato. Questa decisione presa dai giudici italiani rappresenta un duro colpo per Giorgia Meloni.

Un duro colpo per Giorgia Meloni. Sono sedici i migranti provenienti dal Bangladesh e dall’Egitto arrivati ​​in Albania per integrare uno dei centri per richiedenti asilo italiani installati sul territorio albanese. Dopo il rapido rimpatrio di quattro di loro, la giustizia italiana ha deciso il ritorno in Italia degli altri dodici.

Infatti, poco dopo il loro arrivo nel centro, quattro migranti sono stati identificati come vulnerabili. Due hanno affermato di essere minorenni, anche se il centro è riservato a uomini adulti e altri due bisognosi di cure mediche. Questa vulnerabilità ha portato al loro ritorno in Italia.

Profili incompatibili con l’accordo italo-albanese

I giudici italiani hanno tuttavia stabilito che anche gli altri dodici migranti dovessero essere rimpatriati nel territorio nazionale. Ritengono che la detenzione dei richiedenti asilo debba essere revocata a causa di una recente sentenza della Corte di giustizia europea sui paesi di origine considerati “sicuri” dai paesi ospitanti.

Pertanto, la giustizia ha riconosciuto invalida la detenzione dei dodici uomini ai sensi di questa sentenza e ne ha ordinato il ritorno in Italia. Questo sabato, 19 ottobre, si sono quindi imbarcati su una nave della guardia costiera italiana, la “Guardia Costiera CP 422”, che, secondo le autorità portuali albanesi, li trasporterà a Brindisi, nel sud dell’Italia.

Firmato a novembre da Giorgia Meloni e dal suo omologo albanese, Edi Rama, l’accordo tra Roma e Tirana ha una durata di cinque anni e riguarda gli uomini adulti intercettati dalla marina militare o dalla guardia costiera italiana nella loro zona di ricerca e salvataggio in acque internazionali.

La procedura prevede un primo controllo su una nave militare, prima di un trasferimento in un centro nel nord dell’Albania, nel porto di Shengjin, per l’identificazione, poi in un secondo centro, su un’ex base militare a Gjader.

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