In Italia un tribunale invalida la detenzione dei migranti inviati in Albania

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Migranti sbarcano dalla nave della Marina Militare italiana “Libra”, dopo essere stati intercettati in acque internazionali, nel porto di Shëngjin, Albania, il 16 ottobre 2024. VLASOV SULAJ/AP

Sono bastati solo tre giorni perché il grande progetto albanese della presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, subisse una imbarazzante battuta d’arresto. Venerdì 18 ottobre, mentre la leader di estrema destra era attesa a Beirut per rispondere agli attacchi israeliani contro la Forza ad interim delle Nazioni Unite in Libano (UNIFIL), un tribunale di Roma le ha inflitto un grave affronto.

I giudici della capitale italiana hanno infatti ordinato il trasferimento in Italia dei primi dodici migranti detenuti nei centri legali italiani appena aperti sul territorio albanese per trattare le richieste di asilo e le possibili espulsioni degli esuli soccorsi in mare, arrivati ​​mercoledì 16 ottobre sul posto. sabato 19 ottobre si sono imbarcati su una nave della guardia costiera per lasciare l’Albania.

La diciottesima sezione del tribunale di Roma, competente per le procedure relative ai centri di detenzione italiani in Albania, ha deciso che i migranti, di nazionalità bengalese ed egiziana, avevano diritto ad essere trasportati in Italia a causa dell’impossibilità di riconoscere il loro Stato di provenienza. origine come paesi “sicuri”, dove le garanzie democratiche non sono assicurate.

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Nelle strutture allestite in Albania avrebbero dovuto essere detenuti solo i cittadini degli Stati inseriti da Roma in questa categoria. La decisione si basa su una sentenza emessa il 4 ottobre dalla Corte di giustizia europea che si oppone a uno Stato membro che designa un paese terzo come “sicuro” se è sicuro solo per una parte del suo territorio o per una parte della sua popolazione.

Frenesia restrittiva

Messo in discussione pochi giorni dopo queste prime applicazioni pratiche, l’accordo tra Italia e Albania ha richiesto quasi un anno di preparazione. MMe Meloni lo ha firmato con il suo omologo albanese, Edi Rama, nel novembre 2023. Prevede la costruzione di due enclavi di diritto italiano in territorio albanese, ha validità di cinque anni. Il quadro del patto prevede la detenzione simultanea di un massimo di mille uomini adulti sani provenienti da paesi terzi ritenuti “sicuri” e salvati in acque internazionali dalle autorità italiane.

I migranti in questione ufficialmente non dovrebbero toccare il suolo albanese. Le loro richieste di asilo devono essere trattate secondo le procedure della legge italiana, esattamente come se fossero sbarcati nella Penisola. Anche l’espulsione delle persone respinte dovrebbe essere decisa durante la loro permanenza in questi centri. Roma ritiene che un tale sistema, pur essendo disciplinato dalla legge italiana, sarebbe dissuasivo per i candidati all’esilio.

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