Dodici migranti ospitati in un centro per asilo in Albania dalla scorsa settimana si sono imbarcati sabato su una nave per l’Italia, a seguito di una sentenza del tribunale italiano contro la loro detenzione.
Si tratta di un duro colpo per il governo ultraconservatore di Giorgia Meloni, che ha fatto della lotta all’immigrazione clandestina uno dei suoi principali cavalli di battaglia politici. Sedici uomini provenienti dal Bangladesh e dall’Egitto sono arrivati mercoledì al porto albanese di Shengjin, quasi un anno dopo che Roma e Tirana hanno raggiunto un accordo per istituire due centri in Albania da cui i migranti salvati nel Mediterraneo possono chiedere asilo.
Tuttavia, poco dopo il loro arrivo, quattro di loro sono stati identificati come “vulnerabili” – due dichiaravano di essere minorenni e altri due bisognosi di cure mediche – e sono stati rimandati in Italia. Sabato mattina i restanti 12 richiedenti asilo sono saliti a bordo di una nave della guardia costiera italiana, la “Guardia Costiera CP 422”, che secondo le autorità portuali albanesi li trasporterà a Brindisi, nel sud dell’Italia.
Firmato a novembre dalla Meloni e dal suo omologo albanese, Edi Rama, l’accordo tra Roma e Tirana ha una durata di cinque anni e riguarda gli uomini adulti intercettati dalla marina militare o dalla guardia costiera italiana nella loro zona di ricerca e salvataggio in acque internazionali.
La procedura prevede un primo controllo su una nave militare, prima di un trasferimento in un centro nel nord dell’Albania, nel porto di Shengjin, per l’identificazione, poi in un secondo centro, su un’ex base militare a Gjader.
Il tribunale italiano che ha invalidato la detenzione dei 12 richiedenti asilo ha citato una recente sentenza della Corte di giustizia europea sui paesi di origine considerati “sicuri” dai paesi ospitanti. Il tribunale ha stabilito che, in base a tale sentenza, i 12 migranti non soddisfacevano i criteri per la detenzione in Albania e che dovevano essere rimpatriati in Italia.
