Algeri minaccia di non rinunciare mai alla lotta contro il Marocco

Algeri minaccia di non rinunciare mai alla lotta contro il Marocco
Algeri minaccia di non rinunciare mai alla lotta contro il Marocco
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Durante un recente discorso ad Algeri, le figure chiave dell’Algeria, senza menzionare esplicitamente il loro vicino, hanno chiaramente alluso alle tensioni regionali. Il presidente Abdelmadjid Tebboune e il generale Said Chengriha hanno entrambi minacciato uno scontro, sottolineando ciascuno la preparazione militare e la difesa della sovranità nazionale.

Mentre avrebbe dovuto parlare solo dell’Algeria nel discorso dedicato alla “Giornata della Memoria”, il presidente algerino Abdelmadjid Tebboune ha invece parlato della questione del Sahara. Per due volte ha fatto riferimento al Marocco minacciando di “mai” abbandonare il sostegno del suo Paese alla milizia separatista del Polisario, chiaramente contrariamente all’integrità territoriale del Regno.

Il sistema algerino non ha finito di impegnarsi e di riproporre in tutti i modi la questione del Sahara marocchino. In occasione di un discorso commemorativo dei massacri dell’esercito francese, di Sétif, Guelma e Kherrata, 70 anni fa, il presidente algerino, Abdelmadjid Tebboune, ha parlato di una vicenda che tuttavia non riguarda in nulla l’Algeria se ci si attiene le argomentazioni avanzate dalla diplomazia algerina per evitare il ritorno ai tavoli organizzati dall’ONU.
Ma in realtà tutto indica che l’Algeria è un attore principale in questa disputa poiché ogni evento è un’occasione per parlare del Sahara e per lanciare discorsi dilettantistici che politicizzano questa vicenda e riflettono una manipolazione del gergo e dei fatti storici.

Mercoledì Abdelmadjid Tebboune ha pronunciato il suo discorso espresso ai generali algerini, commettendo un grave passo falso. Invece di concentrarsi sulla commemorazione e sui fatti storici che riguardano solo l’Algeria e la sua storia coloniale, il presidente ha parlato fuori luogo del territorio marocchino.

Così, il capo dello Stato confinante si è lasciato trasportare dall’odio rivolto al Marocco per riaffermare il suo sostegno al Polisario, la milizia separatista finanziata dall’Algeria, parlando di un cosiddetto “popolo saharawi” mentre This is a Regione marocchina come tutte le altre, e riferendosi al referendum, anche se l’ONU non ne parla da 20 anni.

“Il popolo Saharawi deve organizzare un referendum, sia per ottenere l’indipendenza, sia per scegliere altre decisioni. È il popolo Saharawi che decide e nessuno deciderà per lui. Ci sono giovani che sono nati nei campi (di Tindouf in Algeria) e hanno raggiunto i 45 anni. L’ONU deve svolgere il suo ruolo. C’è un popolo il cui destino è ancora in sospeso “, Egli ha detto.

E rimanere invischiato nel suo discorso mentre ne parla “decolonizzazione”mentre tutto ciò si è concluso con il ritiro dell’ex potenza occupante, la Spagna, nel 1975. Tebboune ha inoltre affermato che l’Algeria “non” si arrenderà mai, chiamando ancora una volta la comunità internazionale a testimoniare la sua ingerenza. “La decolonizzazione deve essere accelerata, non abbandoneremo mai il popolo sahrawi”ha aggiunto in questo senso.

Il discorso del generale Chengriha è stato particolarmente diretto, affermando che le sue truppe lo erano “pronto ad affrontare ogni evenienza”, affermazione che, pur non nominando alcun avversario specifico, appare chiaramente volta a scoraggiare qualsiasi conflitto imminente. Il presidente Tebboune, da parte sua, ha sottolineato la necessità di rafforzare l’esercito per ridurre l’avidità esterna, retorica spesso utilizzata per giustificare l’aumento delle spese militari.

Tebboune ha anche parlato della Guerra delle Sabbie del 1963, un conflitto di confine con il Marocco, per illustrare il suo punto di vista secondo cui l’Algeria ha storicamente agito in difesa della sua sovranità senza mai deviare dalla legalità internazionale. Questo riferimento storico sembra non solo giustificare le azioni passate, ma anche porre le basi per una retorica simile nelle tensioni attuali.

È importante notare che, nonostante queste affermazioni di non aggressione, la storia delle relazioni algerino-marocchine è complessa e segnata da momenti di tensione militare, come dimostra l’episodio della prima battaglia di Amgala nel 1976, dove si verificarono scontri diretti avvenuto nel Sahara occidentale, provocando vittime da entrambe le parti e uno scambio di prigionieri facilitato dalla Croce Rossa.

Questi recenti discorsi potrebbero essere interpretati come una strategia di deterrenza o di rafforzamento nazionalista, in cui l’evocazione di nemici esterni serve a unificare il Paese e giustificare il rafforzamento delle misure di sicurezza. Tuttavia, questo approccio può anche essere visto come un contributo a un clima di sfiducia e competizione militare in una regione già fragile.

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