Jean-Arnault Dérens
Tirana
Pubblicato il 9 maggio 2024 alle 20:00 / Modificato il 9 maggio 2024 alle 20:02
È un’onda di marea, uno tsunami. La sconfitta dell’Alleanza Socialdemocratica della Macedonia (SDSM) era prevista, ma ha assunto l’aspetto di una debacle. Mercoledì si sono svolte due votazioni: al secondo turno delle elezioni presidenziali, la candidata nazionalista Gordana Siljanovska-Davkova ha schiacciato il capo dello Stato uscente, il socialdemocratico Stevo Pendarovski, con quasi il 65% dei voti, mentre la VMRO -DPMNE ha ampiamente dominato le elezioni legislative, con un voto di lista a turno unico.
Con il 43% dei voti, il partito nazionalista otterrà 59 dei 120 seggi a Sobranié, il parlamento macedone, mentre l’Unione socialdemocratica di Macedonia (SDSM) registra il suo peggior risultato dall’adesione del paese all’indipendenza, nel 1991, con 14,5 % dei voti e solo 18 mandati, uno in meno dell’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI), la principale formazione della comunità albanese, partner junior del governo socialdemocratico. La DUI è seguita da vicino dalla coalizione VLEN (11,6% e 13 seggi), che intende rappresentare anche questa comunità, un quarto della popolazione totale del paese.
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