In Botswana, ippopotami intrappolati nel fango, simbolo di una drammatica siccità

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AMBIENTE – Intrappolati nel fango degli stagni secchi, i grandi mammiferi rischiano di morire: in Botswana interi branchi di ippopotami sono vittime di una grave siccità, come potete vedere nel video in cima all’articolo. Le autorità di conservazione stanno ancora cercando di identificare le perdite.

“I sistemi fluviali si stanno prosciugando e gli animali sono in pericolo”ha spiegato Lesego Moseki, portavoce del Dipartimento della fauna selvatica e dei parchi nazionali (DWNP) di Gaborone. “L’ippopotamo del Namiland dipende dall’acqua del delta dell’Okavango”ha continuato, dicendo all’AFP venerdì 26 aprile che il numero di animali morti a causa della siccità non è stato ancora stabilito.

L’Africa meridionale è colpita da una grave siccità, che colpisce duramente i raccolti e fa precipitare milioni di persone nella fame. Diversi paesi della regione hanno recentemente dichiarato lo stato di calamità nazionale. Secondo gli esperti il ​​fenomeno è dovuto principalmente al El Niño, che provoca un aumento della temperatura globale.

In mancanza d’acqua, gli ippopotami diventano aggressivi

Nel nord del Botswana, vicino alla vasta zona umida del delta dell’Okavango, il prosciugamento del fiume Thamalakane ha costretto branchi di ippopotami a rifugiarsi in riserve d’acqua naturali vicino alla città turistica di Maun, dove la maggior parte dei turisti parte per i safari nei grandi parchi naturali del paese.

Gli ippopotami con la pelle spessa ma sensibile necessitano di bagni regolari per evitare scottature e di solito vivono in regioni umide. In mancanza di acqua possono diventare aggressivi e avvicinarsi ai villaggi. Le autorità locali chiedono che gli ippopotami vengano trasferiti nelle riserve, soprattutto per evitare conflitti con gli esseri umani.

Il Botswana ospita una delle popolazioni di ippopotami allo stato selvatico più grandi al mondo, stimata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) tra i 2.000 e i 4.000 esemplari. Viene considerata la specie “ad alto rischio di estinzione”.

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