Il movimento palestinese “studia” una controproposta per la tregua israeliana

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Riflessione in corso. Il movimento islamico palestinese Hamas ha annunciato sabato che sta “studiando” una controproposta israeliana per una tregua nei combattimenti a .

Hamas ha indicato in una dichiarazione del 13 aprile di aver presentato la sua risposta ai mediatori egiziani e del Qatar su una proposta di tregua con nella Striscia di Gaza, insistendo su un permanente. Sabato ha dichiarato di aver ricevuto la risposta ufficiale e ha promesso di “studiarla”: “Il movimento studierà questa proposta e presenterà la sua risposta una volta completato lo studio”, ha dichiarato il numero 2 del ramo politico di Hamas per Gaza, Khalil. al-Hayya, in una dichiarazione.

Pausa contro cessate il fuoco permanente

Il movimento palestinese pone come condizione per la tregua “un cessate il fuoco permanente”, il ritiro dell’esercito israeliano “dall’intera Striscia di Gaza”, “il ritorno degli sfollati alle loro zone e luoghi di residenza”, e “l’intensificazione della lotta ingresso di aiuti umanitari”.

Tuttavia Israele si oppone ad un cessate il fuoco permanente, insistendo invece per una pausa di diverse settimane nei combattimenti per poi effettuare, ad esempio, un’operazione di terra a Rafah, e rifiuta di ritirarsi dall’intero territorio.

Delegazione egiziana

I dettagli di questa controproposta non sono trapelati, ma la stampa israeliana all’inizio di questa settimana ha menzionato la possibile liberazione, inizialmente, di 20 ostaggi considerati “casi umanitari”.

Questa controproposta arriva mentre una delegazione egiziana è arrivata in Israele venerdì per discutere un “quadro globale per un cessate il fuoco” a Gaza, secondo i media egiziani vicini all’intelligence Al-Qahera News, che cita un alto funzionario egiziano. Secondo i media israeliani, la delegazione deve cercare di rilanciare i negoziati, fermi da diverse settimane, e invocare un accordo di tregua che preveda il rilascio di “dozzine” di ostaggi detenuti a Gaza.

Temuto massacro a Rafah

Sul posto, nella notte tra venerdì e sabato, i palestinesi hanno riferito di attacchi israeliani vicino a Rafah, dove Israele si prepara a lanciare un’offensiva di terra nonostante i timori della comunità internazionale. Molte capitali e organizzazioni umanitarie temono un bagno di sangue in questa città, dove un milione e mezzo di palestinesi sono ammassati, molti in tendopoli, senza acqua né elettricità.

La guerra a Gaza è stata scatenata il 7 ottobre da un attacco senza precedenti sferrato contro Israele dai commando di Hamas, che ha provocato la morte di 1.170 persone, principalmente civili, secondo un rapporto dell’AFP basato su dati ufficiali israeliani. Più di 250 persone sono state rapite e 129 rimangono prigioniere a Gaza, 34 delle quali sono morte secondo funzionari israeliani.

Per ritorsione, Israele ha promesso di distruggere Hamas, al potere a Gaza dal 2007 e che considera un’organizzazione terroristica, così come gli Stati Uniti e l’Unione Europea. Il suo esercito ha lanciato un’offensiva che finora ha causato la morte di 34.356 persone, in maggioranza civili, secondo il Ministero della Sanità del movimento islamico.

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