Azioni, azioni! Ma non nel senso degli atti di un’opera teatrale, di un teatro d’ombre come è diventata da troppi anni la vita politica nazionale. Falsi drammi esagerati e problemi reali sottovalutati, posture marziali per imposture nell’esecuzione, com “sequenze” e demagogia emotiva quando sono richieste costanza di lavoro e valutazioni razionali.
Azioni sì, finalmente! Perché da anni questi atti non si verificano, o in modo troppo sporadico e sconnesso, e spesso anche contraddittorio. Il “allo stesso tempo”…
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Recupero. Questi atti dovrebbero tradursi in un potente piano di ripresa nazionale, di cui ho elaborato in queste colonne secondo i miei articoli precedenti molti assi e punti di metodo, a cominciare dalla riorganizzazione totale dei poteri pubblici attorno al principio di sussidiarietà per liberare il Paese da centralismo, fonte di paralisi per il sovraccarico di procedure amministrative, autorizzazioni preventive, trattenute obbligatorie.
Non giudicheremo in questa fase il governo Barnier, in primo luogo perché, mentre scrivo queste righe, il contenuto della sua politica futura non è ancora noto con precisione e le voci sulle misure di bilancio si contraddicono a vicenda, in secondo luogo perché in alcuni ministeri ci sono persone di alta qualità a cui deve essere consentito di lavorare.
Estremamente rispettabile ed esperto, il nostro Primo Ministro opera in un campo minato politico la cui abbondanza è il frutto tossico dell’incoerente (ma non privo di conseguenze) scioglimento dell’Assemblea nazionale in seguito alle elezioni europee
Estremamente rispettabile ed esperto, il nostro Primo Ministro opera in un campo politico minato la cui profusione è il frutto tossico dell’incoerente (ma non senza conseguenze) scioglimento dell’Assemblea nazionale in seguito alle elezioni europee.
Manovra politica. Di fronte a questa realtà, l’unico modo per superarla ed essere utili al Paese non può essere, mi sembra, attraverso manovre politiche. Non più che nelle solite misure socialiste e stataliste, quelle del tecno-conformismo vestite della demagogia del termine reclamizzato anti “super-ricchi”, anti “super-profitti” (e tutti quanti), misure che sanno solo aggiungere peso delle tasse rispetto al peso che grava sui creatori.
Si tratta quindi di uscire sia dal regime dei partiti che da quello dei tecnocrati.
Come ? Facendo affidamento sull’opinione pubblica, responsabilizzando i parlamentari se vanno contro gli interessi del Paese e contro la volontà popolare, proponendo referendum quando necessario, legiferando di meno e attuando di più.
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Azioni, azioni allora! Ma veri e buoni, vale a dire che rompono con più di quarant’anni di social-statalismo.
Ingegnosità fiscale. Atti per liberare tutte le forze creative del Paese che chiedono solo questo, atti che generino creazione di ricchezza, unico modo per vincere le battaglie per il reddito attraverso la rivalorizzazione del lavoro, e quelle di bilancio, senza cedere alla facilità dell’ingegno fiscale a cui sono abituati i nostri leader e che consiste nello svuotare le tasche dei francesi per riempire quelle che perdono dello Stato.
Questa esortazione è resa più che mai necessaria dalla situazione del Paese, sia interna che nei confronti del “resto del mondo”, che richiede di essere forti per affrontare sia la competizione scientifica ed economica sia le realtà geopolitiche belliche.
Sprofondare nel deficit commerciale, annaspare nel deficit pubblico finanziato principalmente da creditori esteri, non essere più in grado di produrre abbastanza per generare un reddito dignitoso per tutti i lavoratori, tutto ciò non è inevitabile e può essere ribaltato
Lo sprofondamento nel deficit commerciale, indicatore oggettivo – perché sfugge alla propaganda dei governi precedenti – del declino della competitività francese, anche all’interno della zona euro, insidiandosi nel deficit pubblico finanziato principalmente da creditori esteri, non riesce più a produrre abbastanza da generare un reddito dignitoso per tutti i lavoratori e abbastanza alto da finanziare gli imperativi sovrani, a causa di una negligenza civica e politica consistente nel compensare la mancanza di lavoro e di investimenti con la spesa sociale, che alimenta la spirale infernale del declassamento, tutto questo non è inevitabile e può essere invertito.
Lucidità. A condizione di conciliare lucidità, indipendenza di mente e carattere. Lucidità sulla realtà francese, indipendenza di spirito di fronte al conformismo tanto pretenzioso quanto dannoso dei tecnocrati che hanno preso il potere come nobiltà consanguinea, gergale e fuori dalla realtà dello Stato (negli alti funzionari ma anche in larga misura nello staff politico nazionale), carattere tale da scuotere tutto questo, resistere alle pressioni degli interessi e alle sentenze della moralità, e riuscire a ricreare fiducia e senso collettivo, tra i cittadini, i dipendenti pubblici, gli attori economici.
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Dov’è la nostra nazione? Archipellazione in gruppi indifferenti in senso collettivo o antagonisti, declassamento educativo e relativo impoverimento, aumento della violenza, sia verbale che fisica, preoccupazioni sull’identità, servizi pubblici essenziali costosi e con risorse insufficienti.
La Francia ha quindi bisogno di azioni metodiche, costanti ed efficaci per riconquistare una buona istruzione pubblica, un’elevata ricerca e sviluppo, competitività in termini di prezzi e qualità nell’industria e nei servizi, un’agricoltura innovativa e nutriente, un’autorità per la sicurezza e l’immigrazione, un sistema sanitario ovunque e per tutti, credibilità diplomatica. , ambizione digitale, speranza ambientale attraverso la scienza, gli investimenti e il diritto, necessariamente internazionale.
La Francia si trova ancora una volta in un momento critico, potrebbe essere doloroso o addirittura tragico se il nostro Paese precipitasse nella violenza, nell’autoritarismo o nella sottomissione alle forze straniere, o in tutte e tre le cose contemporaneamente.
Più di ogni altro paese, la Francia ha vissuto grandi disfatte ma anche grandiosi sconvolgimenti: Santa Genoveffa resistette agli Unni di Attila e permise l’ascesa al trono di Clodoveo; Carlo Martello trionfa sugli eserciti di Al-Andalus a Poitiers; Philippe Auguste vittorioso a Bouvines della Lega Europea; Giovanna d’Arco, semplice contadina, fece incoronare Carlo VII; Il Gran Condé trionfa a Rocroi sugli eserciti spagnoli che minacciavano Parigi; l’esercito di Luigi XIV vittorioso contro ogni previsione a Denain; la lezione di coraggio impartita a Valmy dai soldati della giovane Rivoluzione agli eserciti di Prussia e Austria; e infine la battaglia della Marna, dove, nel 1914, la Germania apprese a proprie spese che i francesi sconfitti sapevano dare prova di un coraggio incredibile; l’appello del 18 giugno ovviamente, con il quale, nell’oscurità di una Francia sconfitta dall’invasore nazista con il quale lo Stato collaborerà, il generale de Gaulle farà brillare la fiamma della resistenza e alimenterà il fuoco di una Francia libera ed eterna nell’onore .
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La Francia si trova ancora una volta in un momento critico, potrebbe essere doloroso o addirittura tragico se il nostro Paese precipitasse nella violenza, nell’autoritarismo o nella sottomissione alle forze straniere, o in tutte e tre le cose allo stesso tempo. Se riscopriamo lo spirito francese di brio, anticonformismo, buon senso, lavoro e coraggio, troveremo performance e speranza.
Ciò di cui il Paese ha bisogno è la rivoluzione liberale che non ha mai avuto luogo in Francia per riconquistare la capacità di scegliere il proprio destino nell’indipendenza, nella prosperità e nell’equità per i francesi.
Così va la Francia.
David Lisnard, presidente di New Energy, sindaco di Cannes.