Michel Barnier vuole coinvolgere aziende grandi e grandissime

Michel Barnier vuole coinvolgere aziende grandi e grandissime
Michel Barnier vuole coinvolgere aziende grandi e grandissime
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Nel suo discorso di politica generale, il primo ministro ha confermato l’intenzione di “chiedere la partecipazione alla ripresa collettiva” delle imprese che “realizzano profitti significativi”, senza ulteriori precisazioni.

Le grandi aziende pagheranno bene. Nel suo discorso di politica generale, pronunciato martedì 1° ottobre ai deputati, il primo ministro Michel Barnier ha stimato che la situazione di bilancio del paese richiede “uno sforzo mirato, limitato nel tempo” di alcuni grandi gruppi. “Questa condivisione degli sforzi ci porterà a chiedere la partecipazione alla ripresa collettiva, da parte di aziende grandi e grandissime che realizzano profitti importanti”ha aggiunto, senza fornire ulteriori dettagli sulle società interessate.

Gli ambienti economici erano preparati a questo. In un articolo pubblicato il 29 settembre, Il mondo ha rivelato che a “contributo eccezionale agli utili delle grandi imprese” era previsto dal nuovo governo. Secondo il documento consultato dal quotidiano, le società in questione sarebbero soggette, oltre all’imposta sulle società, ridotta negli ultimi anni al 25% degli utili imponibili, ad una sovrattassa di 8,5 punti percentuali. Ma ad essere presi di mira sarebbero solo i gruppi con un fatturato pari o superiore a 1 miliardo di euro e soggetti all’imposta sulle società “contributo” limitato nel tempo.

Un precedente nel 2017

Se Bercy dovesse optare per una cosa del genere “supplemento”le grandi e grandissime imprese si ritroverebbero così tassate al 33,5%, ossia un’aliquota equivalente a quella prevalente tra il 1993 e il 2017, prima dei tagli fiscali decisi da Emmanuel Macron. Questa non è la prima volta che i pezzi grossi dell’economia francese si trovano ad affrontare una sovrattassa temporanea sull’imposta sulle società. Negli ultimi quindici anni diversi governi sono stati costretti a fare lo stesso per risanare i conti pubblici. Nel 2011, François Fillon, allora primo ministro sotto Nicolas Sarkozy, ha introdotto un’imposta temporanea di due anni, prorogata infine nel 2013 da Jean-Marc Ayrault. Nel 2017, il governo di Édouard Philippe ha deciso, a sua volta, di imporre una sovrattassa ai grandi gruppi. Il governo macronista aveva optato per una scala differenziata in base al fatturato: le aziende con un fatturato superiore a 1 miliardo di euro erano soggette a una sovrattassa del 15% sugli utili, del 30% per le strutture superiori ai 3 miliardi di fatturato. Vale a dire che i tassi IS raggiungono rispettivamente il 38,3% o il 43,3%.

In mancanza di ulteriori informazioni, è impossibile stabilire con certezza l’elenco delle società che potrebbero essere interessate dalla sovrattassa prevista dal governo Barnier. Nel 2017 la revisione fiscale decisa da Emmanuel Macron ha interessato circa 300 grandi aziende. Le società francesi la cui capitalizzazione di mercato supera il miliardo di euro, individuate dal ministro dell’Economia, dovrebbero senza dubbio rientrare nel campo di applicazione di questa misura fiscale. Sono questi i colossi dell’economia francese, che hanno ampiamente superato il miliardo di euro di fatturato nel 2023, sia che appartengano al settore dell’energia (TotalEnergies, 237 miliardi di dollari), del lusso (LVMH, 86 miliardi di euro, L’Oréal 41,18 miliardi di euro) , finanza (BNP, 45,87 miliardi di euro), industria (Air Liquide, 27 miliardi di euro, Alstom, 17 miliardi di euro) o anche grande distribuzione (Carrefour, 94 miliardi di euro).

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