“Il lupo rivela il nostro posizionamento rispetto alla natura e il nostro modo di stare al mondo”

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Jean-Michel Bertrand durante le riprese del suo terzo film sul lupo, 17 ottobre 2022. FLAVIEN OSANNA/PHOTOPQR/LE DAUPHINE/MAXPPP

Il documentarista Jean-Michel Bertrand osserva da circa dieci anni i lupi sul campo, in particolare nella valle del Champsaur, nelle Hautes-Alpes. Vivere con i lupi, il suo terzo film sull’argomento è uscito a gennaio.

Come reagite all’abbassamento del livello di protezione dei lupi da parte degli Stati membri della Convenzione di Berna?

Siamo in un gioco un po’ stupido. In Francia siamo molto lontani dalla protezione rigorosa dei lupi poiché, grazie alle esenzioni, viene ucciso tra il 19% e il 20% dei lupi. [chaque année]. Possiamo uccidere i cuccioli, possiamo uccidere i lupi in ogni stagione, le femmine incinte. Posso capire che la gente voglia difendersi a colpi quando la pressione è troppo forte, non chiudo la porta a questo, dobbiamo essere pragmatici. Ma le esenzioni sono già eccessive, gli errori non sono pochi e tutto è tollerato. Quindi quando vediamo che stiamo per passare alla fase successiva, ci diciamo che sarà “open bar”.

Con questa decisione ci troviamo nell’ideologia e in una forma di populismo che consiste nel fornire una risposta semplice a un problema molto complesso.

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Nel tuo ultimo film vedrai coloro che cercano di convivere con il lupo. Cosa ti hanno insegnato?

Sono persone che rappresentano solo se stesse e che raccontano tutta la complessità della convivenza, le contraddizioni. Gli allevatori Olivier e Joseph, ad esempio, sono biologici nelle Baronnies [Drôme provençale]ma portano in elicottero pacchi di crocchette per i loro cani, per proteggersi dal lupo. Niente è in bianco e nero, rimaniamo interrogativi. D’altra parte, si tratta di persone che hanno subito attacchi ma che sono certe di doverci convivere, che non ci sia scelta. Questo film ci permette anche di dire che è possibile, anche se non è semplice.

Quindi questa convivenza è già in atto?

A Champsaur, dove vivo, viviamo tra persone molto ostili ai lupi. Qualche anno fa si rifiutavano di avere cani da protezione, oggi li hanno tutti. Quando ero ragazzino c’erano quattro pastori da queste parti, oggi sono decine. Quindi la gente si protegge, ma nonostante tutto c’è questa voglia di eliminare i lupi, di essere più pacifici, queste lobby – sindacati agricoli e federazioni di cacciatori – che si oppongono alla convivenza. E le politiche si basano su questo.

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