L’autrice di “Chanson Douce” Leïla Slimani chiude una trilogia che abbraccia il destino di una famiglia franco-marocchina per diverse generazioni. In questa saga molto romantica, che riunisce una manciata di personaggi incarnati e molto accattivanti, quest’ultimo volume è più politico di quanto sembri.
Nel 2020, Leïla Slimani ha iniziato la sua trilogia “La terra degli altri” con “Guerra, guerra, guerra”. Questo romanzo racconta la sorte di Matilde che, dopo la seconda guerra mondiale, lasciò la Francia per il Marocco sposando Amine, una grande proprietaria terriera. Nel 2022, “Watch Us Dance” descriveva la generazione molto politicizzata di Aïcha, figlia di Amine e Mathilde, negli anni ’70. Aïcha divenne medico e sposò Mehdi, un giovane e brillante economista.
Uscito nel gennaio 2025, “I’ll Take the Fire” parla della nuova generazione, che è anche quella dell’autore. Seguiamo Mia e Inès, le figlie di Aïcha e Mehdi, dagli anni ’80 agli anni 2000, dalla loro infanzia protetta nell’alta borghesia marocchina fino alla partenza per Parigi, quando erano studentesse. Sullo sfondo, le turbolenze di Marocco e Francia oggi.
Quando Mia e Inès, studentesse, arrivano in Francia, parlano francese, conoscono questo paese, ma non è vero il contrario. Le persone non sanno nulla di loro, della loro cultura, della loro lingua. La gente ha l’impressione di conoscere il Marocco, di poterlo commentare, anche se non ne sa nulla.
Questa saga familiare potrebbe essere solo un grande classico del romanzo popolare, ma questo libro è molto più di questo. Leïla Slimani, pur lavorando su un testo molto romantico, esce dal genere rompendo la narrazione. Passa da un’epoca all’altra e soprattutto cambia continuamente focus. Gli eventi sono visti dal punto di vista di ciascun personaggio a turno. L’autore è attento a ciascuno di essi, e ogni personaggio è incarnato e accattivante, osservato nella sua complessità. E anche se la storia della sua famiglia è vicina a quella dei suoi romanzi, Leïla Slimani guarda alle situazioni che descrive con una certa distanza, che evita ogni manicheismo.
Un romanzo politico
Quest’ultimo romanzo è senza dubbio più politico dei precedenti, e mette in luce diverse questioni molto attuali. Leïla Slimani scava nella disillusione di un Marocco che si avvicina e, attraverso gli occhi degli studenti di Mia e Inès, svela il neocolonialismo ancora presente in Francia.
Sapete, siamo noi, i figli degli ex paesi coloniali, i veri cosmopoliti. In fondo, sappiamo molto di più di queste bionde. Potremmo vivere ovunque.
Ma Leïla Slimani descrive anche la vita quotidiana sotto una dittatura. Siamo sotto Hassan II e il padre di Mia e Inès, che gestisce una banca statale e non vuole cedere a certe pressioni, si ritrova in prigione. L’autore descrive con grande finezza l’atmosfera dell’epoca, l’ansia diffusa che attanaglia chi vive sotto un regime autoritario.
E questa atmosfera pesante rimanda a un altro libro di Leïla Slimani, a priori molto diverso, “Chanson Douce”, una sorta di sessione familiare chiusa con una giovane coppia sotto l’influenza di una tata malvagia, che aveva fruttato al suo autore il Goncourt nel 2016.
Sylvie Tanette/mh
Leïla Slimani, “Io toglierò il fuoco”, ed. Gallimard, gennaio 2025.
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