Per onorare la sua 23a edizione, il Festival del cinema e Forum internazionale sui diritti umani (FIFDH) presenta un trittico del fotografo messicano Luvia Lazzo sui manifesti realizzati con Studio BAD. Attraverso la sua serie fotografica Kanitlow – “i volti svaniscono” in zapoteco – l’artista documenta la metamorfosi della sua comunità con poesia e dolcezza.
Attraverso questi ritratti nascosti dietro elementi vegetali, Luvia mette in discussione le nozioni di identità, radici, lutto e memoria collettiva. Parteciperà al Festival come membro della giuria, insieme al regista palestinese Mohamed Jabaly e all’artista multidisciplinare Baloji.
Un’edizione tra rabbia e tenerezza
Di fronte all’aumento della forza dell’estrema destra, al mancato rispetto del diritto internazionale, all’impotenza di fronte al genocidio in corso a Gaza e ad altri conflitti attuali dimenticati, la rabbia e l’indignazione costituiscono una forza trainante che può diventare una leva per mobilitazione. Tuttavia, per combattere lo stupore, non cedere alla paralisi e cercare, insieme, le risorse per pensare, resistere e agire, la 23a edizione della FIFDH è anche un invito a rimodellare le nostre società attraverso la cura, la solidarietà e l’empatia.
Laura Longobardi e Laila Alonso Huarte, co-direttrici della FIFDH: “In un mondo fratturato dalle crisi, la programmazione di questa edizione espone e denuncia le violazioni dei diritti umani, a volte con rabbia, in sintonia con le personalità impegnate che sono invitate alla QUINTO. Ma anche lei si fa un passo da parte, alza lo sguardo e si interroga: come possiamo proteggere ciò che ci rende umani, ciò che ci unisce? Facendo eco alla programmazione, la prospettiva di Luvia Lazo ci invita a prenderci cura delle nostre relazioni, ma anche a celebrare e dare significato a ciò che ci unisce.