Cerimonia di premiazione del “Premio Francia-Libano”, all’Institut du Monde Arabe Venite ad assistere alla prestigiosa cerimonia di premiazione del “Premio Francia-Libano 2024”, che si terrà all’Institut du Monde Arabe, epicentro della diffusione e l’influenza delle culture arabe nel cuore di Parigi. L’invito a questo evento fa parte di tre grandi sequenze, che celebrano la scena artistica e intellettuale libanese, evidenziando al tempo stesso le dinamiche creative e le riflessioni contemporanee del Libano. Articolate attorno ai temi della ricostruzione della memoria, dell’identità nazionale e delle prospettive future del Libano, queste sequenze sono presentate in tavole rotonde sviluppate in stretta collaborazione con Arthur Sarradin e il quotidiano “L’Orient-Le Jour”, sessioni di ascolto, proiezioni cinematografiche, nonché come incontri letterari. Spettacoli e concerti arricchiranno anche queste giornate, evidenziando così la vivacità e l’originalità del pensiero e della creazione libanesi attuali. Premio letterario, assegnato dall’Associazione degli scrittori di lingua francese (ADELF) dal 1980, questo premio premia ogni anno uno scrittore libanese in francese o uno scrittore francese la cui opera tratta del Libano. Questo prestigioso riconoscimento evidenzia l’eccellenza letteraria e il significativo contributo dei vincitori all’influenza della cultura libanese nel mondo francofono. F. Guemiah CON: • Arielle Meyer MacLeod, Vedute di interni dopo la distruzione (Arléa, 2024) Dopo essersi formata come attrice all’École de la Rue Blanche di Parigi, Arielle Meyer MacLeod ha proseguito gli studi di letteratura all’Università di Ginevra dove ha conseguito un dottorato nel 1999. Ha insegnato alle università di Ginevra e Losanna prima di ritornare al teatro attraverso la drammaturgia, diventando, in particolare, collaboratrice artistica e responsabile della programmazione della Commedia di Ginevra. Oltre a numerosi articoli, ha pubblicato Le Spectacle du secret (Droz, 2003) e Tourner la page (con Balzac) con Zoé nel 2014. Arielle Meyer MacLeod vive e lavora a Ginevra. Viste interiori dopo la distruzione è il suo secondo romanzo. • Yves Michaud, Etel Adnan, Gli angeli, la nebbia, il palazzo della notte (Gallimard, 2023) Etel Adnan (1925-2021) ha goduto di un riconoscimento tardivo che continuerà a crescere. Vivendo alternativamente in diversi paesi (Libano, Francia, Stati Uniti, Grecia, ecc.), scrivendo in francese e americano, poetessa, pittrice e filosofa, non ha mai cercato la fama, ma ha semplicemente voluto “vivere nel poeta”. Figura affascinante, narratrice orientale, irradiava intelligenza, cultura e sensibilità. Questa personalità, che l’autrice ha avuto il piacere di incontrare, non deve far dimenticare l’opera: un’opera dipinta e disegnata eccezionale e un’opera scritta che la colloca tra i grandissimi poeti della seconda metà del XX e dell’inizio del XX secolo. il 21° secolo. Etel Adnan: The Angels, the Fog, the Palace of the Night segue la sinfonia dei temi dell’opera: movimento, impegno, filosofia degli elementi e dello spazio, sogni interstellari, ritmi del mondo, angeli che chiamano alla fuga, apertura completa al presente. Yves Michaud è un filosofo. Di Etel Adnan, presenta anche l’edizione dell’antologia poetica 1947 – 1997 che appare congiuntamente nella raccolta “Poésie/Gallimard”. È anche autore presso Gallimard di Violence et politique coll. I Saggi, 1978, canna. NRF Essays, 2005, Affronta la classe. Su alcuni modi di insegnare (con Sébastien Clerc), Current Folio 2010, Cos’è il merito?, Folio essays 2011 (1a ed. François Bourin, 2009). Emmanuel Villin, Kim Philby e io, (Stock, 2024) Emmanuel Villin è nato nel 1976. Ex giornalista in Medio Oriente, ora vive a Parigi. È autore di Sporting club (Asphalte, 2016), Microfilm (Asphalte, 2018) e La fugue theremin (Asphalte, 2022), nonché di libri per giovani presso L’École des Loisirs. In Kim Philby and I, un romanzo divertente e inquietante, una spia scontenta sogna mappe e foto di un paese, di un’epoca. Nel disperato tentativo di intraprendere una grande avventura, il narratore si stabilisce nella capitale libanese per seguire le orme di Kim Philby. Dal 1956 al 1963, l’ex agente dell’MI6 trascorse lì anni di cui si sa poco, tranne che culminarono con la sua fuga in URSS, il culmine del più grande scandalo di spionaggio del secolo. trasportato da un linguaggio sobrio e sensibile, di grande accuratezza, Emmanuel Villin ci invita al viaggio, in Medio Oriente, ma anche alla ricerca interiore. Mette in discussione i miti su cui si basano i nostri romanzi familiari e la storia delle nostre origini. Maroun Eddé, La distruzione dello Stato (Bouquins, 2023) A partire dagli anni Novanta, in Francia si è verificato un massiccio e attentamente calcolato disimpegno dello Stato in nome del recupero di efficienza e della riduzione della spesa pubblica. Trent’anni dopo, la Francia sta pagando un prezzo elevato per queste cosiddette politiche di modernizzazione. La scuola pubblica e l’ospedale sono allo stremo. I tribunali e le forze dell’ordine si stanno sgretolando sotto il peso di una nuova burocrazia. Importanti fiori all’occhiello industriali sono stati venduti a interessi stranieri. La funzione pubblica ha perso la sua attrattiva, mentre il potere politico è ormai concentrato nelle mani di una minoranza che fatica sempre più a governare. Saranno bastati pochi anni per indebolire le istituzioni che abbiamo impiegato secoli a costruire. Tuttavia, lo smantellamento continua ad accelerare. La spesa pubblica continua ad aumentare, costringendo i francesi a pagare sempre di più per servizi di scarsa qualità. Come siamo arrivati qui? Dove vanno adesso i soldi pubblici? Cosa può portare un Paese a sacrificare i propri beni e a vantaggio di chi? In questo saggio accattivante e rigoroso, frutto di oltre due anni di indagini nel cuore degli apparati statali e di testimonianze raccolte in prima linea, il giovane saggista Maroun Eddé svela il lato nascosto delle decisioni politiche che hanno portato all’indebolimento del nostro servizi pubblici, accelerano l’impotenza amministrativa e mettono in pericolo la nostra sovranità economica. Dietro gli obiettivi dichiarati, la stessa ideologia, che si è infiltrata ai massimi livelli dello Stato e dalla quale è urgente liberarsi. Vincitore – Marwan Chahine, Beirut, 13 aprile 1975, autopsia di una scintilla (Belfond, 2024) A Beirut, il 13 aprile 1975, un autobus che trasportava palestinesi fu preso di mira da uomini armati, segnando così l’inizio della guerra del Libano… Sebbene l’evento sia noto a tutti, nessuno sa cosa sia realmente accaduto quel giorno. Era un’operazione pianificata? Un atto di ritorsione? Un incidente casuale? Le voci sono numerose, le leggende tenaci. Tornato nel paese di suo padre, il giornalista Marwan Chahine inizia a indagare su questa vicenda, tanto tabù quanto solforosa. Nonostante la cultura del silenzio e dell’amnesia generale, ritroverà, uno per uno, i protagonisti del dramma e riuscirà a mettere insieme gli innumerevoli pezzi di questo tragico puzzle dove la realtà spesso supera la finzione. A cavallo tra un racconto giornalistico, un saggio storico e un thriller, Beirut, 13 aprile 1975 è anche una ricerca personale e il ritratto toccante di un paese infestato dai fantasmi. Con questa domanda sullo sfondo, più attuale che mai: come raccontare le nostre storie? Moderazione: • Georgia Makhlouf, giornalista, critica letteraria e scrittrice, vive tra Parigi e Beirut. È membro del comitato di redazione e corrispondente da Parigi per L’Orient Littéraire. Responsabile dal 2016 del Premio Francia-Libano dell’ADELF (Associazione degli scrittori di lingua francese), è anche presidente di Kitabat, l’associazione libanese per lo sviluppo di laboratori di scrittura. Membro attivo di Assabil, associazione libanese responsabile di una rete di biblioteche pubbliche, ha istituito un Premio di letteratura giovanile in arabo in collaborazione con questa associazione e la Fondazione Boghossian e ha lanciato nel 2021 una pubblicazione giovanile destinata a promuovere un rapporto di apprendimento divertente della lingua araba. Nel 2022 è entrata a far parte del Parlamento degli scrittori francofoni. Ha vinto numerosi premi letterari tra cui il Premio Senghor e il Premio Ulysse per il suo primo romanzo “Les Absents” (Rivages, 2014). I suoi lavori più recenti pubblicati sono “Il gusto del Libano” (Mercure de France, 2021) e “Port-au-Prince: aller, retour” (La Cheminante, 2019), finalista all’IMA Premio di Letteratura Araba. Il suo nuovo romanzo “Pays amer” sarà pubblicato da Presses de la Cité nel gennaio 2025. • Albert Dichy Nato a Beirut nel 1952, Albert Dichy vive a Parigi dal 1975. Direttore letterario dell’Institut Mémoires of Contemporary Edition, è un specialista dell’opera di Jean Genet, co-curatore della “Bibliotheque de la Pléiade” dell’opera completa del poeta. Ha inoltre partecipato all’importante biografia di riferimento di Jean Genet, che dobbiamo a Edmund White, ed è autore di numerose opere e articoli, tra cui: Jean Genet, saggio cronologico (blfc dell’Università di Parigi VII, 1998), The Battle of the Screens (IMEC, 1991) e The Declared Enemy (Gallimard, 1991), un’edizione critica dei testi politici di Genet. È anche coautore, nel 1991 e nel 1992, di un film documentario in due parti: Jean Genet, il vagabondo (1991) e Jean Genet, lo scrittore (INA e il Sept).
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