“Act Up o caos” offre una documentazione senza precedenti della storia della lotta contro l’AIDS

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Il primo documentario su Act Up, realizzato nel 1989 da omosessuali per mettere in guardia dalle devastazioni dell’epidemia, “Act Up o il caos”, trasmesso su Histoire tv, svela archivi e testimonianze inedite.

Parigi, 1 dicembre 1993. Gli attivisti hanno posizionato un gigantesco preservativo rosa sulla cima dell’obelisco in Place de la Concorde insieme al produttore di abbigliamento Benetton per celebrare la Giornata mondiale contro l’AIDS. Foto Gérard Julien/AFP

Di Isabelle Poitte

Pubblicato il 1 dicembre 2024 alle 18:50

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«UNct Up, è un pugno che si alza per dire “Non permetterò che ciò accada”. » La frase di Loïc Prigent, attivista fin dagli esordi, risuona nel preambolo diAgire o caos trasmesso su Histoire TV. È il giugno del 1989. L’epidemia di AIDS sta seminando il caos in un’apatia diffusa. L’associazione, fondata da un trio di amici e attivisti omosessuali, scende in battaglia, armata dei suoi metodi radicali e provocatori, della sua rabbia per sopravvivere.

Nessun documentario finora ha raccontato tutta questa storia, galvanizzante e tragica. È questa lacuna che i registi Pierre Chassagnieux e Matthieu Lère vengono a colmare. “Ci sono alcuni film, girati in quel periodo, tipo Ritratto di un presidente, di Brigitte Tijou, Zap (Act Up-Parigi estate 1995), di Vincenzo Martorana, o Non ci limitiamo a ammazzare il tempo, di Christian Poveda, precisa Pierre Chassagnieux. Ma questa è la prima volta che un documentario ripercorre la lotta di Act Up con questa prospettiva e questa preoccupazione per la completezza.»

La storia poteva essere raccontata solo da coloro che l’hanno vissuta, il più vicino possibile al collettivo, al suo funzionamento risolutamente egualitario, ai suoi incessanti urli e umorismo, e al suo lutto. Il film intreccia così la sua storia cronologica attorno alle testimonianze dei combattenti di Act Up-Paris.

Ascoltiamo le parole sempre di forte impatto di Didier Lestrade, il suo co-fondatore e primo presidente. Ma anche Pascal Loubet, anch’egli cofondatore (con Luc Coulavin, morto di AIDS nel 1994), che parla per la prima volta; Philippe Mangeot, ex presidente dell’associazione; le attiviste Lalla Kowska-Régnier e Anne Rousseau, organizzatrice di azioni pubbliche…

Se di questi atti la memoria collettiva ha conservato soprattutto le immagini spettacolari (sacche di sangue gettate in faccia ai dirigenti dell’industria farmaceutica, preservativi srotolati sull’obelisco del Concorde nel 1993, ecc.), il film è pieno di archivi inediti fornire una visione dall’interno.

“Brigitte Tijou, che all’epoca era un’attivista e studentessa di cinema, ci ha regalato una quindicina di cassette. » Un momento sospeso quando si partecipa a uno dei movimentati incontri settimanali (ricostruiti nella finzione dal regista Robin Campillo 120 battiti al minuto). La bibliotecaria Hélène Zinck, dal canto suo, ha ritrovato frammenti dimenticati di servizi televisivi.

“C’è questa sequenza senza suono in cui vediamo la prima il-in di Act Up place de la Bastille, nel 1990″, continua il regista. Mostrando questa intelligenza politica in movimento, fatta di radicalità e competenza, urgenza e tensioni, Agire o caos non funziona solo a memoria. Tende un filo prezioso verso le lotte del presente e delle generazioni più giovani.

Agisci o caos, Domenica alle 20:50 su Histoire TV

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