Al Palais de Tokyo, gli attori culturali danno voce al trambusto

Al Palais de Tokyo, gli attori culturali danno voce al trambusto
Al Palais de Tokyo, gli attori culturali danno voce al trambusto
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Il centro d’arte contemporanea parigino ha ospitato venerdì sera una serie di discorsi per “non abbandonare il potere dell’arte al tribunale dell’attualità”. Un’iniziativa lodevole, senza però essere del tutto convincente.

L'attrice Hortense Belhôte, venerdì sera al Palais de Tokyo.

L’attrice Hortense Belhôte, venerdì sera al Palais de Tokyo. Foto Antoine Aphesbero

Di Charlotte Fauve

Pubblicato il 29 giugno 2024 alle 14:10

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UNAll’ultimo piano del Palais de Tokyo, tutte le sedie a sdraio erano occupate e tra il pubblico abbiamo intravisto sia la regista Alice Diop che l’ex ministro della Cultura Rima Abdul-Malak. Venerdì 28 giugno, in serata, il centro d’arte parigino ha fatto il tutto esaurito con “D-2 and after”, un “raduno” organizzato per far sentire la voce del mondo della cultura – troppo timida, poco prolissa, affinché si avvicina il primo turno delle elezioni legislative e che l’arrivo dell’estrema destra alla testa delle elezioni europee è ancora nella mente della gente? “Abbiamo paura di esporci troppo anche se siamo professionisti dell’esposizione. Abbiamo tentazioni del silenzio anche se siamo spazi di espressione”ha osservato Guillaume Désanges, direttore del Palais de Tokyo, in apertura dell’evento. “Per non abbandonare il potere dell’arte al tribunale dell’attualità”, una quindicina di relatori si sono succeduti durante brevi interventi, come l’attrice Hortense Belhôte o l’artista Thomas Hirschhorn. L’artista visivo svizzero, tra i primi a parlare, ha alzato silenziosamente, tra gli applausi, un cartello su cui era scritto a lettere nere “Prendi lo strumento artistico e usalo!” Arte = verità ».

Il tono era stato fissato e sono seguiti una serie di interventi disomogenei. Tra i più notevoli, quello di Agnès Tricoire, avvocatessa e presidente dell’Osservatorio per la Libertà della Creazione, che ha messo in guardia dall’aumento dei casi di censura e di attacchi alla libertà di creazione, una minaccia considerevole per chi si occupa di Cultura: “Se dovesse verificarsi il disastro previsto, che vedo accadere da anni, avremo bisogno di aiuto umano e sostegno finanziario. Non abbiamo i mezzi per svolgere il compito che ci attende. Dovremo restare uniti e uniti, e convincere chi ti circonda, lo zio o la zia, ad andare a votare. » Oppure il grido d’allarme dell’autrice Mame-Fatou Niang che si mise a leggere il programma del Raduno Nazionale e scoprì una cultura ridotta a “ patrimonio, cito, della nostra storia “pietrificata”, nel primo senso di questo aggettivo, e che occupa un posto di rilievo nel programma di recupero morale del Paese: ciò che verrà sarà duro, sporco e non sarà nuovo. »

In questo luogo di “gioioso dissenso”. », ognuno poi è andato con la propria metafora, citazione o commento, più o meno preparato, più o meno divertente. La formula del “continuare”, ispirata a una battuta del film Thelma e Louise, ha ispirato l’attrice Hortense Belhôte che, dopo aver perso il passaporto in Senegal, se lo è fatto tatuare in wolof. Il coreografo Jérôme Bel prosegue commentando un pezzo di danza del collega di origini italiane Simone Forti: “ Questa crescita è possibile solo con il sostegno di tutti. ».

Il pubblico, accolto anche al bar – gratuito – si è progressivamente diradato con il passare della serata e i discorsi sono stati talvolta sommersi dal frastuono. “ Mi è sembrato di assistere ad una presa di coscienza della gravità della situazione, ma soprattutto ho visto un mondo dell’arte contemporanea che si guarda l’ombelico mentre gli atti LGBT-fobici, razzisti e antisemiti salgono alle stelle.” infastidisce uno spettatore, un po’ deluso di fronte a questo necessario ritrovo, senza dubbio un po’ troppo allegramente rannicchiato sulle sue sdraio…

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