la RN pronta a fare qualsiasi cosa per riarmare la cultura del patrimonio

la RN pronta a fare qualsiasi cosa per riarmare la cultura del patrimonio
la RN pronta a fare qualsiasi cosa per riarmare la cultura del patrimonio
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Triplicare il budget destinato al patrimonio, ridurre un po’ di più le tasse per i proprietari dei castelli… Il programma culturale della RN esalta il passato e combatte il multiculturalismo.

Sébastien Chenu (portavoce della RN), Eric Ciotti e Marine Le Pen.

Sébastien Chenu (portavoce della RN), Eric Ciotti e Marine Le Pen. Foto Alain Guilhot/Divergenza

Di Olivier Milot

Pubblicato il 26 giugno 2024 alle 12:15

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lLa cultura attraversa come un fantasma questa fulminea campagna elettorale. Nessun partito, ad eccezione del Nuovo Fronte Popolare, si è preso la briga di aggiornare il proprio programma presidenziale. Il Rally Nazionale (RN) non più degli altri. I suoi leader si accontentano di infestare i televisori con l’unica antifona della privatizzazione della radiodiffusione pubblica. Per il resto fate riferimento al programma 2022 Lì, se vi piacciono le pietre vecchie, c’è costanza e costanza.

Marine Le Pen ha sempre fatto del patrimonio la chiave di volta della sua politica culturale. Nelle elezioni presidenziali del 2022, ha addirittura seguito la sua logica fino alla sua logica conclusione: servire come un unico programma. Come estensione naturale della preferenza nazionale per la cultura. La presunta esigenza di un’ideologia in cui la salvaguardia dei monumenti storici, l’esaltazione delle tradizioni popolari e la sacralizzazione del passato fungessero da baluardo contro il disprezzato multiculturalismo e wokismo. “Il patrimonio è l’espressione perfetta della civiltà francese”, ha poi spiegato il candidato. “Gli darò un posto importante nel programma di recupero morale del Paese. » Per RN le pietre antiche, come la terra, non mentono.

Un discorso incredibile

La valorizzazione del patrimonio non risponde solo a criteri ideologici, ma ha anche finalità economiche. Se i monumenti storici lo sono “il crogiuolo di una grande nazione millenaria”, sono anche “la ragione principale del turismo” In Francia. La RN ha quindi concluso che fosse urgente immaginare un unico Ministero della Cultura e del Turismo. Una novità di cui è difficile vedere cosa porterà ad entrambi.

Questo riarmo del patrimonio comporterebbe anche l’arruolamento di giovani, incoraggiati a impegnarsi in un servizio del patrimonio nazionale della durata di sei mesi, rinnovabile una volta, aperto a volontari di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Il denaro, nerbo della guerra, non viene dimenticato. Marine Le Pen ha proposto nel 2022 di triplicare il budget stanziato per il restauro del patrimonio storico (1 miliardo di euro). Da parte loro, i proprietari di castelli e manieri potrebbero beneficiare di una tassazione ancora più favorevole e il Loto del Patrimonio potrebbe essere esente da tasse.

Questa dissolutezza finanziaria avrà un impatto sulla creazione artistica portata avanti dai palcoscenici pubblici? Il partito vuole essere rassicurante, promettendo che non lo toccherà più di quanto lo toccherà il regime dei lavoratori intermittenti nel settore dello spettacolo. Un discorso che rompe con il passato ma risulta poco credibile. Che peso hanno queste dichiarazioni alla luce di un’ideologia populista da sempre morbosamente ostile a certe forme di novità e diversità culturale? Quale protezione possiamo aspettarci da un Ministero della Cultura in mano alla RN quando continuano ad aumentare gli attacchi alla libertà creativa perpetrati da piccoli gruppi di estrema destra o da fondamentalisti cattolici?

Se c’è quindi una promessa che i leader di RN vogliono mantenere, è la privatizzazione della radiodiffusione pubblica – senza che noi sappiamo quali canali o stazioni radio verrebbero o meno privatizzati, a causa della cacofonia sull’argomento all’interno del partito . I massimalisti lo vogliono completo, ad eccezione di France 24 e RFI per incarnare la voce della Francia all’estero. Altri vorrebbero mantenere France Info e/o le filiali locali di France 3 e France Bleu nel pubblico dominio. Niente di più assurdo. Quando affermiamo di lottare contro l’egemonia dei colossi dell’intrattenimento americano, non ci priviamo di uno strumento così creativo. La RN, a cui non piace altro che ergersi a difensore delle classi lavoratrici, dimentica presto che il servizio pubblico è proprio patrimonio di coloro che non ce l’hanno.

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