Dopo Parigi e prima di Lione, è andata in scena a Marsiglia “La Haine – Finora non è cambiato nulla”, la commedia musicale ispirata al film cult di Mathieu Kassovitz. L’abbiamo visto per voi: è un successo strepitoso da non perdere all’Arena Sud de France di Montpellier l’11 e il 12 aprile 2025.
“È la storia di un uomo che cade da un edificio di 50 piani. Il ragazzo, mentre cade, si ripete continuamente per rassicurarsi: “Finora tutto bene… Fin qui tutto bene… Fin qui tutto bene”. Ma l’importante non è la caduta. È l’atterraggio.” Indimenticabile introduzione quella del film La Haine che nel 1995 riservava l’allegoria della caduta ascoltata trentacinque anni prima nel western I sette mercenari, ma meglio, ma in bianco e nero di rabbia, sullo sfondo di un’immagine del pianeta Terra sul quale stava esplodendo una bomba Molotov proprio nel momento della sua conclusione. Massimo impatto. Grande successo.
A metà degli anni ’90, Mathieu Kassovitz firma il suo secondo lungometraggio, forse il più grande film francese del decennio; colui del resto che meglio di ogni altro riuscì a dire nella sostanza oltre che nella forma, l’epoca. Più che un film cult, un “rif”!
Un musical politico
Cinque anni fa, constatando che nulla era cambiato, o molto poco, Mathieu Kazzovitz ha voluto rivisitare la sua opera magnum sotto forma di musical. Un’idea folle ma non così assurda se ricordiamo quanto politici siano tre degli standard del genere: West Side Story, Hair e Starmania. Prodotto da Farid Benlagha Le Hazif, La Haine – Finora non è cambiato nulla, ci sono voluti tre anni di lavoro per raggiungere il livello di requisiti desiderato dal suo creatore che è direttore artistico e co-regista con Serge Denoncourt, una star del Quebec a suo agio in tutto forme di performance dal vivo.
Il loro libretto segue abbastanza fedelmente la storia del film, che è suddivisa in una quindicina di scene, senza omettere nessuna delle sue scene leggendarie (inclusa, ovviamente, “Stai parlando con me?”ora in modalità selfie) ma offrendo nuove prospettive sui suoi personaggi e soprattutto prolungando la riflessione che lo attraversa e funziona.
Tuttavia, in seguito a un errore della polizia che ha lasciato il giovane Abdel tra la vita e la morte, dei disordini hanno scosso (e bruciato un po’) la Cité des Muguets, nella periferia di Parigi. Quella mattina, tre amici si incontrano ai piedi delle sbarre dell’edificio: c’è Hubert, il famoso pugile dal discorso pacifista, Saïd, il ribelle divertente e loquace, e Vinz, il venerato feuj che non smette mai di dire che se Abdel muore, lui lo vendicherà.
Una truppa molto impegnata
Alivor, Samy Belkessa e Alexander Ferrario riprendono rispettivamente i ruoli immortalati da Hubert Koundé, Saïd Taghmaoui e Vincent Cassel, e sono formidabili per freschezza, talento e impegno. Come nel film, seguiamo le loro peregrinazioni per ventiquattr’ore, accompagnati dal ticchettio dell’orologio che induce ansia. E come nel film, in loro compagnia, episodio dopo episodio, l’atmosfera scivolerà dall’immersione pittoresca e sconcertante verso l’alienazione terribile e agghiacciante.
Pulita e stilizzata, la scenografia è estremamente efficace: in scena gli attori si muovono per la maggior parte del tempo su una piattaforma circolare che nasconde un tapis roulant regolabile, mentre le scenografie digitali progettate da Silent Partner sono proiettate in realtà aumentata (lo studio di Montreal che gestisce , tra le altre pecche, l’animazione della Sfera di Las Vegas!). Una combinazione che, associata alle luci, permette a Mathieu Kassovitz di osare sul set una serie di effetti caratteristici del suo stile incisivo e groovy: piani sequenza, zoom, sovrapposizioni, dissolvenze, avanti, laterali e persino carrellate compensate! È un piacere, visivamente sbalorditivo, certamente ispirato al cinema ma senza essere una bestia di replica.
La Haine – So Far Nothing Has Changed è una vera commedia musicale che non trascura nessuno dei suoi ingredienti. Dal lato teatrale, assaporiamo in ogni scena, i dialoghi concretizzati in vernacolo e girati in chiacchierata. Aggiornate o nuove, le (innumerevoli) valvole colpiscono nel segno, come: “Se passa Bardella esco di lì… Ce l’hai? Ce l’hai? C’è un gioco di parole!” Sul versante della danza hip-hop, ci servono bene anche le coreografie firmate Emilie Capel e Yaman Okur che qui ricreano alla perfezione la spontaneità esplosiva delle vibrazioni circolari e organizzano balletti riottosi di grande bellezza. Dobbiamo sottolineare anche l’investimento di tutta la troupe: è strepitoso!
Canzoni notevoli
Dal lato musicale, infine, si tratta, come si dice oggi, di una “masterclass” sotto la direzione di Proof. Dopo l’allegro pezzo introduttivo, Vivre ensemble che riunisce -M-, Angelique Kidjo, Djam, TiMoh, Chico & José (che si vedono nelle finestre dell’edificio proiettate sullo sfondo), l’élite degli artisti urbani ma non solo ha offerto canzoni eseguite perfettamente sul palco dal cast: Benjamin Epps, The Blaze, Oxmo Puccino, Clara Luciani, Jyeuhair…
Tra i pezzi migliori: The Hatred of a Filc di Youssoupha che, nuovo, permette il controcampo dell’abbandono della polizia e The Dilemma, di Doria e Sofiane Pamart, che si riconnette con la sensibilità rabbiosa – questo rimpianto ossimoro – di Diam’s, aggiunge con precisione la punto di vista femminile che mancava nel film ed è oggetto di un tableau clippesco di grazia vertiginosa.
E che dire del pezzo di Medina nell’epilogo, questo capolavoro nel capolavoro, perché sì, La Haine è anche in questa versione completamente rielaborata, che colpisce come pochi altri i versi, che dicevano che “ONon aprire la porta della convivenza con una chiave soffocante.” e chi non ha paura di dare la sua soluzione, non ride, non ce n’è un’altra: l’Amore.