Cannes 2024, giorno 5: “Caught by the Tides” e i malinconici tesori del tempo

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Si tratta di un caso senza precedenti nell’intera storia del cinema.
Catturato dalle maree riesce a mobilitare in modo inedito e particolarmente fruttuoso le potenzialità del cinema per raccontare il mondo nelle sue molteplici dimensioni, comprese ovviamente quelle del tempo.

Dalla fine del XX secolo c’è questo regista cinese che, senza separare finzione e documentario, filma ciò che accade nel suo paese. E questo paese, la Cina, un impero grande quanto un continente, stava entrando in quel momento nel cambiamento più immenso, più violento, più spettacolare, più decisivo per il suo miliardo e mezzo di abitanti e per il pianeta pieno.

E così Jia Zhang-ke, film dopo film, con storie di amicizia, storie d’amore, storie di tradimenti e storie di fedeltà, storie di infanzia e di morte, avrà raccontato anche questo terremoto unico.

Ma soprattutto, da 2000 e dal suo secondo film, piattaforma, lo avrà fatto avendo al centro delle sue imprese la stessa attrice, eccezionale per presenza e finezza, Zhao Tao. E ora questa serie di lungometraggi in cui appare registra anche l’evoluzione di una donna e di un’attrice, archiviando i cambiamenti fisici e i diversi ruoli da lei interpretati.

Durante i primi vent’anni del 21 ° secolo, oltre agli attuali progetti cinematografici, anche Jia Zhang-ke accompagnata dal direttore della fotografia Yu Lik-wai e Zhao Tao ha girato ampiamente.

Non ha mai smesso di filmare, il più delle volte con piccole fotocamere digitali, a volte in 16 o 35 millimetri o con fotocamere digitali più sofisticate, in momenti più o meno fortuiti, durante molteplici riprese più o meno improvvisate.

Qiao e Bin (Lin Zhu-bin) nel 2001, al momento delle riprese Piaceri sconosciuti. | Ad Vitam

Si sono recati molto nella regione centrale della Cina, lo Shanxi, da cui proviene il regista, una regione rurale e mineraria, e in tanti altri luoghi, spesso lontani dai grandi centri urbani. Spesso, senza una sceneggiatura o un progetto particolare, il regista chiedeva all’attrice di camminare nei luoghi che voleva filmare – ed era come se sotto i suoi passi si cristallizzassero frammenti di finzione, premesse di una storia ancora da definire.

Quando il 2020 si è diffuso, con la violenza che conosciamo, la pandemia di Covid e le reazioni di controllo del potere cinese, Jia confinato in casa si è immerso in questo immenso accumulo di immagini.

A poco a poco si sono scoperti i fili narrativi attorno a Zhao Tao, e con la possibilità di creare una storia d’amore e di abbandono con un personaggio maschile, grazie alla presenza in diversi film dello stesso attore, Lin Zhubin.

Catturato dalla mareacomposto per due terzi da immagini scattate nei primi vent’anni del secolo senza che nessuno sapesse che un giorno sarebbero diventate parte di un lungometraggio di finzione, è la grande storia di ciò che accadde ad una donna cinese interpretata da Zhao Tao e cosa è successo a tutta la Cina.

Una storia crudele e di una dolcezza inquietante, dove i silenzi del personaggio femminile si aprono su un’espressività allo stesso tempo malinconica e potente, che taglia con affascinante energia interiore la violenza del tempo e la mediocrità degli uomini.

Una donna, un’attrice, un paese, dei volti

Questa storia a lungo termine ruota attorno a tre luoghi principali, la città mineraria di Datong nello Shanxi, dove si trovava Unknown Pleasures di Jia Zhang-ke, più a sud di Fengjie dove è stata costruita la Diga delle Tre Gole, un gigantesco disastro ecologico, dove si trova Still Life, e Zhuhuai, epicentro della versione più globalizzata della Cina odierna, nell’estremo Sud, dove si trovano alcuni dei vengono girate le scene attuali, prima di tornare a Datong.

La differenza nella qualità e nei formati delle immagini suggerisce la dimensione di archivi eterogenei di un gran numero di sequenze, e c’è una verità nell’invecchiamento degli interpreti che nessun inganno consente.

Ma non è essenziale sapere come è stato realizzato il film per seguirne la storia, ed essere emozionati e colpiti dalla molteplicità di echi che suscita.

A bordo della nave diretta a Fengjie, che verrà inghiottita dalla costruzione della diga delle Tre Gole, durante le riprese di Natura morta nel 2006. | Ad Vitam

Jia Zhang-ke è sempre stata attenta alle voci, ai canti e alle danze popolari, che non sono folklore ma forme molto vive praticate da tutte le generazioni, e in ambienti molto diversi. Queste canzoni e danze scandiscono questo film, la cui ambizione è proclamata fin dall’inizio da una canzone di un famoso rocker cinese: “Nemmeno il fuoco più violento può far sparire tutto.”

Anche la più selvaggia accelerazione capitalista non ha fatto scomparire tutto, anche se tutto ha riconfigurato. Il film moltiplica gli esempi di ciò che è cambiato, spesso ma non sempre catastrofico.

Di ciò che resta, e che è in gran parte intangibile, il nuovo film testimonia un gesto come regista che Jia Zhan-ke ha portato da tempo a un livello senza precedenti: filmare i volti.

Al centro del suo cinema c’è questa affermazione, che le sue immagini dimostrano: i volti umani sono, se sappiamo guardarli, già storie, già drammi, già avventure.

Da Borseggiatore artigianale Xiao-wuil suo primo film, e più precisamente da una lunga panoramica sui volti dei passanti che osservano il protagonista immobilizzato, ha continuato a farne una risorsa narrativa che è allo stesso tempo un atto di affetto e di rispetto, e una testimonianza politica atto, profondamente democratico, di riconoscimento di ciascuno come forma di vita a sé stante.

Allora Catturato dalle maree infatti racconta la storia a lungo termine del personaggio femminile di nome Qiao e del personaggio maschile di nome Bin. E infatti il ​​film racconta da vent’anni la storia della Cina. Ma anche, ma forse soprattutto, il film racconta la storia precisa e attenta di un’umanità che non sfugge mai né alla sua dimensione collettiva né all’irriducibile singolarità di coloro che la compongono.

Allora il cinema, come ha sempre fatto ma questa volta nella piena consapevolezza della sua forza emotiva e di intelligenza, avrà mostrato come anche i film di finzione possano essere archivi di ineguagliabile ricchezza.

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