quando Oliver Stone prende ad esempio la Francia

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Oliver Stone nel documentario “Nuclear Now”. MEDIAWAN

PRIMA PARIGI – DOMENICA 5 MAGGIO ALLE 21 – DOCUMENTARIO

L’energia nucleare aiuterà a salvare il mondo? Il regista Oliver Stone non ne dubita più, da quando ha letto Un futuro brillante (“A Bright Future”), di Joshua S. Goldstein e Staffan A. Qvist (PublicAffairs, 2019, non tradotto). Il libro prende spunto dalle scelte energetiche dei paesi europei, tra cui la Francia, per dimostrare che l’energia nucleare è un elemento essenziale nella lotta al riscaldamento globale. “Non abbiamo più tempo per avere paura”stima il cineasta con tre Oscar: miglior sceneggiatura adattata per Espresso di mezzanottedi Alan Parker (1978), miglior regia per Plotone (1986) e per Nato il 4 luglio (1990). La sua notorietà gli ha anche aperto le porte, soprattutto in Russia, durante i due anni di indagini necessarie per portare avanti questa lunga difesa dell’energia nucleare.

L’imperietà giustifica tutto agli occhi di Oliver Stone: musica opprimente, inquadrature scioccanti. Sempre con lo stesso filo rosso. Che si tratti di denunciare gli orrori della guerra, di un complotto (JFK1992) o per esprimere la sua quasi fascinazione per Fidel Castro (Comandante2003) o Vladimir Putin (Conversazioni con il signor Putin2017), continua a regolare i conti con il suo Paese.

Il lobbying delle “7 sorelle”

Anche questo film è rivolto al grande pubblico americano. Il che paradossalmente fa parte del suo fascino, soprattutto nella prima parte, storica. Prendendo spunto dai grandi personaggi della scienza, da Pierre e Marie Curie a Stephen Hawking, questo riassunto, talvolta poco conosciuto, racconta lo sviluppo globale dell’energia nucleare civile attraverso il prisma degli Stati Uniti: prima centrale sovietica nel 1954, americana nel 1958, Francese nel 1964 (a Chinon nell’Indre-et-Loire)…

La Francia viene citata più volte come esempio, ma anche Svezia, Germania, Giappone, URSS e poi Russia. Pur essendo soggettivo, il commento afferma che l’uranio U92 lo è “una fonte naturale di energia” e usa il termine “energia pulita”. Questo flashback permette inoltre al regista di ricordare la sua convergenza di opinioni con i presidenti Eisenhower e Kennedy, che espressero pubblicamente il loro sostegno all’energia nucleare.

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Dopo che le bombe su Hiroshima e Nagasaki – qui definite “peccato originale” – rivelarono al mondo l’orrore di queste armi e generarono paura e repulsione tra le popolazioni – eccessive, secondo Oliver Stone –, i disastri di Three Mile Island (1979) ), Chernobyl (1986) e Fukushima (2011) manterranno viva l’avversione del grande pubblico nei confronti dell’energia nucleare. Oliver Stone denuncia poi aspramente la manipolazione dell’opinione pubblica, attraverso il lobbying delle “7 sorelle”, le major petrolifere (Exxon, Shell, Gulf, BP, Chevron, Mobil e Texaco); lo spettatore si rammarica che il costo umano e ambientale degli incidenti di Chernobyl e Fukushima sia ridotto al minimo. In ogni caso, “il pessimismo dell’opinione pubblica è quindi arrivato a un punto critico”. Il Giappone chiude le sue centrali elettriche.

Soggettività deplorevole

La seconda metà del film lavorerà per correggere la situazione. In primo luogo, facendo un inventario interessante, perché globalizzato, dei combustibili fossili e delle politiche energetiche di India, Russia e Cina. Oliver Stone punta all’offshoring: “La California è orgogliosa di avere uno Stato pulito, ma è la Cina che brucia il suo carbone”. Insiste: “Dato che Cina e Stati Uniti rappresentano la metà delle emissioni globali di carbonio, la chiave per la decarbonizzazione dipende da questi due paesi. »

L’ultima parte, sui progressi scientifici nel nucleare civile, invece, delude. Il cineasta ammette di non saperne nulla, il suo successivo entusiasmo per i microreattori o per la fusione nucleare (in fase di ricerca) è stancante. Invece, mentre la decarbonizzazione dell’economia globale impone di ridurre i nostri consumi e sviluppare l’energia eolica, idraulica e solare, la sobrietà non viene menzionata nemmeno una volta. E le energie rinnovabili vengono trattate solo sottolineandone i limiti.

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Una soggettività deplorevole vista la questione. Infatti, tra gli effetti sempre più visibili del cambiamento climatico e il taglio dei gasdotti russi dopo l’invasione dell’Ucraina, “Il nucleare sta riconquistando terreno nel mondo, tra i leader politici e l’opinione pubblica”leggiamo Il mondo. Non dice il contrario il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici, che classifica l’atomo tra le possibili soluzioni per decarbonizzare il pianeta. Non abbiamo più tempo per discutere.

Nucleare adessodi Oliver Stone (UE, 2022, 100 min).

Caterina Pacari

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