Maddly Bamy battezza la barca a vela restaurata di Jacques Brel che li portò alle Marchesi

Maddly Bamy battezza la barca a vela restaurata di Jacques Brel che li portò alle Marchesi
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L’ultimo compagno del cantante-poeta di Paese piatto sarà nel porto di Zeebrugge in Belgio sabato 4 maggio per celebrare la rinascita della barca a vela di 60 piedi, l’Askoy II, che navigò verso l’Oceano Pacifico mezzo secolo fa.

Avrà navigato su due oceani, l’Atlantico e poi il Pacifico, al fianco di Jacques Brel e sua figlia Francia all’inizio di questo viaggio, mezzo secolo fa, per raggiungere finalmente le Isole Marchesi, immortalate nella canzone del poeta belga. Maddly Bamy, ultimo compagno del cantore di Paese piattosi rituffa in questa odissea per il battesimo della barca a vela di 60 piedi, l’Askoy II, oggi perfettamente restaurata.

Sabato 4 maggio Maddly Bamy è atteso al porto di Zeebrugge, in Belgio, insieme a Piet e Gustaaf Wittevrongel, i due fratelli fiamminghi artefici di questo rilancio. “Un sogno straordinario che hanno finito per realizzare”dichiara con ammirazione.

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L’ex ballerina e attrice guadalupana, che ora vive a Morbihan in Bretagna, sarà l’ospite d’onore della cerimonia. Anche se assicura che gli omaggi vanno innanzitutto destinati al duo Wittevrongel, che è riuscito a restaurare questo pezzo di patrimonio marino al termine di un caotico viaggio durato 17 anni, quasi senza alcun aiuto pubblico.
“Quando pensi allo stato in cui si trovava questa barca quando l’hanno trovata. È enorme quello che hanno fatto. Abbiamo dovuto lottare per arrivare alla fine”.insiste Maddly Bamy.

Per Jacques Brel (1929-1978), l’avventura dell’Askoy II inizia nel 1974, quando salpa dal porto di Anversa, portando con sé Maddly e sua figlia France, che lasciano la nave dopo sei mesi, nell’ovest francese Indie. La traversata si rivelò movimentata, Brel scoprì di avere un cancro e dovette fare diversi viaggi avanti e indietro dall’Europa per curarsi.

L’autore di Non Lasciarmi però non si arrende e getta finalmente l’ancora alle Marchesi, in Polinesia, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita con Maddly Bamy, lontano dalla famiglia. Oggi, quasi 46 anni dopo la scomparsa di Brel (nell’ottobre del 1978), Maddly Bamy si definisce ancora “collegato a lui 24 ore su 24, tutti i giorni”. Anche lei confida “Mi siedo al pianoforte e mi canta.”

Il viaggio alle Marchesi con l’Askoy II, una barca a vela di 19 metri, pesante e impegnativa, per la quale lei stessa aveva imparato i rudimenti della navigazione, è stata la prova della“immensità di sogni” del poeta belga. “È un uomo che non voleva restare fermo, voleva andare altrove e vedere come vivono gli altri. Se ne andò dicendo a se stesso “Lascerò andare tutto, attraverserò il mondo se necessario””continua Maddly Bamy, oggi ottantenne.

La vita della barca non finì quando Brel decise di venderla in Polinesia, per riqualificarsi come pilota d’aereo amatoriale. Con almeno tre armatori ai comandi, l’Askoy II ha poi navigato verso la California e le Isole Fiji, prima di incagliarsi su una spiaggia della Nuova Zelanda.

È qui che arrivano i fratelli Wittevrongel, da sempre strettamente legati all’avventura marittima di Brel poiché è nella veleria di famiglia, a Blankenberge, che quest’ultimo venne ad attrezzarsi prima di partire. Quando Piet e Gustaaf seppero negli anni 2000, durante una conversazione su Brel, che erano state trovate tracce della barca agli antipodi, decisero di rimpatriarla sulla costa belga. Descritta negli anni ’60 dagli specialisti come uno degli yacht più belli del mondo, la barca a vela allora non era altro che uno scafo vuoto, corroso dalla ruggine.
Il 4 maggio a Zeebrugge, l’Askoy II non lascerà necessariamente il porto per salpare, ma Piet Wittevrongel assicura che oltre allo scafo e alla falegnameria interna nuovi di zecca, ora gli alberi sono alzati per issare le vele, “una ristrutturazione completa”.

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