La difficile vittoria delle parole

La difficile vittoria delle parole
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Abituato ai giochi mediatici, ieri leader comunista, oggi editorialista politico, Olivier Dartigolles ha fegato e cuore quando si tratta di difendere le sue idee. “Mi piace essere contraddetto!” potrebbe essere il suo motto.


La minaccia era vecchia. Il 12 agosto 2022, a Chautauqua (Stato di New York), quando il coltello trafisse Salman Rushdie, la condanna a morte pronunciata dall’Ayatollah Khomeini aveva più di trentatré anni. “Quindi sei tu, eccoti qui”allora pensa l’autore di Versetti satanici. Durante la lettura dell’ultimo libro di Rushdie (Il coltelloGallimard), avrete la descrizione clinica dei ventisette secondi di questo attacco, di questo “intimità tra estranei” fra “l’aspirante assassino” e quello di cui una parte di sé continua a mormorare: ” Vivere. Vivere. »

Troppi coltelli nelle notizie

Quando il mio libraio di rue Mathurin-Moreau ha tirato fuori il libro dalla scatola, un giorno prima della pubblicazione ufficiale, non ho sentito davvero l’esultanza che di solito accompagna questo momento così speciale. Sono un lettore di Rushdie da molto tempo. Non ho finito I versima l’ho divorato I figli della mezzanotte e, più recentemente, La Città della Vittoria. Allora perché questa improvvisa mancanza di piacere nel contatto fisico con il libro?

Non sapevo rispondere a questa domanda nei primi minuti della mia passeggiata sui sentieri di Buttes-Chaumont. Tutto però favoriva la riflessione, per prendersi una pausa incantata e assaporare il ritorno di Rushdie alla letteratura. Capii allora l’origine del mio problema. Troppi coltelli nelle cronache degli ultimi anni e ancor di più nelle ultime settimane. “Le parole sono le uniche vincitrici”, come proclama lo scrittore? Comincio seriamente a dubitarne. Soprattutto perché cominciamo a perderli quando penne caste non riescono a scrivere “islamismo” per non stigmatizzare l’Islam, e quando altri rispondono al terrore con l’ignoranza di cui si nutre l’odio. Se la distinzione tra i due continuasse a diminuire, sarebbe una vittoria ideologica per gli islamisti.

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Quindi che si fa?

Rushdie scrive della felicità del suo amore per Rachel Eliza Griffiths. Il primo sorriso nella stanza verde. “Ho sempre desiderato scrivere sulla felicità, soprattutto perché è estremamente difficile. “Felicità scritta con inchiostro bianco su pagine bianche.” (Henry de Montherlant) » È infinitamente bello, proprio come l’omaggio dello scrittore alle badanti che lo hanno salvato, ma niente aiuta. Per tutte le pagine e fino all’ultimo paragrafo, la mia immaginazione è rimasta infranta, appesantita dai corpi pesanti e dolorosi delle ultime vittime del fanatismo.

Di fronte al coltello, “Le parole sono le uniche vincitrici” ? Quando i più piccoli hanno pochissime parole, si esprimono con altri mezzi e in particolare con atti violenti. Sempre più violento. Questa è un’osservazione. È un fallimento. Non serve una nuova “consultazione” per una “diagnosi condivisa”, ma un’azione decisa: agire a monte (educazione/prevenzione/sostegno) e con fermezza, fin dai primi reati, con risposte giuridiche tanto rapide quanto efficaci.

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